L’orto al posto dei Parchi
Boom di domande per avere la terra. La crisi si combatte anche coltivando insalata - da La Stampa del 22.11.2013
22 November, 2013
di Emanuela Minucci
«Ma allora siamo la capitale italiana degli orti urbani! E i torinesi sono tutti hobby farmer!». No, ragazzi, c’è la crisi di mezzo e c’è poco da rallegrarsi. Ma un fatto è certo. Se i torinesi chiedono che ben 100 mila metri quadri di verde, pari a un terzo del Valentino, vengano trasformati in terra da pomodori, carote e insalatina, s’impone una riflessione.
Ed è un ragionamento che il presidente della VI commissione (verde pubblico), Marco Grimaldi, ha già avviato da tempo. Almeno dalla primavera scorsa, facendo corrispondere ad una maxi-richiesta di «ritorno alla terra in chiave metropolitana» un «regolamento per l’assegnazione e la gestione degli orti urbani». Ma ieri, le richieste delle circoscrizioni hanno davvero superato le attese anche dei più fervidi attivisti di Legambiente.
«Il massimo»
Ed eccola la risposta dei rappresentanti dei quartieri: la circoscrizione 5 chiede, «in piazza Manno» 2 mila metri quadri di terreno da trasformare in orto, la numero 8 altrettanta superficie per Parco Leopardi (più Cascina Bosio e un terzo sito da individuare), la 6, per Parco Villaretto. avanza una richiesta di 5 mila metri quadri e ben 19 mila per la zona di Laghetti Falchera. Il tutto si andrebbe ad aggiungere ad altri 400 orti (rigorosamente non abusivi) che già da tempo danno bio e social-frutti di tutto rispetto. Già, perché dietro questa sempre maggiore richiesta di appezzamenti da coltivare non c’è solo il fatto che è sempre più difficile arrivare al 27, ma che coltivare un orto è considerato terapeutico e formativo oltre che economico.
Il kit del Comune
Ed ecco che la richiesta di dedicarsi a un piccolo-grande orto (il Comune ha organizzato più volte la distribuzione di mini- casse dotate di terra, zappetta e semi) per provare l’ebbrezza di una vita da agricoltore urbano fai-da-te, anche per chi ha a disposizione solo un balcone o un cortile. E in quest’ultimo caso le scuole hanno aderito in massa alla metamorfosi di angoli dei loro piazzali interni in appezzamenti agricoli.
Duemila orti entro il 2020
Il presidente della commissione Grimaldi ieri ha fatto una previsione: «Entro il 2020 gli orti potranno diventare 2 mila coinvolgendo altrettante famiglie: le richieste potenziali ci sono». Ogni volta che la città decide di assegnare un tot di orti ai quartieri la domanda che arriva corrisponde al doppio. L’orto che nascerà in un’area pubblica (ma anche nei cortili delle case e delle scuole) dovrà essere ordinato e accudito: con tutta la richiesta che c’è di verdura buona, pulita e giusta lasciarlo invadere dalle erbacce sarebbe un sacrilegio.
«I nostri corsi sono presi d’assalto»
5 domande a Francesca Galante, Legambiente
Lei è la responsabile della divisione «Campagna» per Legambiente in Piemonte e Valle d’Aosta. E organizza insieme con un agronomo i corsi per tenere l’orto.
È vero che sono presi d’assalto?
«Sì verissimo. I nostri corsi prevedono venti iscritti e ogni anno cresce il numero di chi non riesce a partecipare: li teniamo nel nostro orto di via Pergolesi».
La crisi ha inciso secondo lei sul numero di richieste?
«Certo. E anche i discorsi che sentiamo durante le lezioni ci fanno capire che più che un hobby sta diventando una necessità».
L’identikit di chi si iscrive?
«Non c’è. Si va dalla ragazza che ha appena compiuto diciott’anni all’ultrasettantenne. L’unica cosa che li accomuna è un grande amore per la terra».
Quando tenete i corsi?
«All’inizio della primavera, ma quest’anno raddoppieremo il ciclo di lezioni per soddisfare tutti».
La novità di quest’anno?
«Nuovi corsi organizzati grazie all’8 per mille stanziato dalla Tavola Valdese che ci permette di organizzare corsi di agricoltura biologica anche al Ferrante Aporti».