Addio a Claudio Abbado, che per tornare a Milano chiedeva più alberi
La scomparsa del grande Maestro milanese ci ricorda anche le sue battaglie ambientaliste. Come quella volta che per tornare a suonare alla Scala chiese una cosa speciale. Un cachet di 90.000 alberi da piantare in città, per renderla più bella. Era una proposta seria e Renzo Piano si offrì per il progetto. Alla fine la Giunta Moratti lo ritenne troppo costoso, ma il Maestro nel 2012 a dirigere la Filarmonica ci venne lo stesso
22 January, 2014
Si era nel 2009 e tanti milanesi lo ricordano bene.
Si favoleggiava del ritorno a Milano di un grande direttore d'orchestra che se n'era andato da tempo, Claudio Abbado. Un direttore d'orchestra molto vicino alle cause ambientali, forse anche perché formatosi e cresciuto in parte nelle lande germaniche, ben più esigenti delle nostre in tema di ambiente.
E così Claudio Abbado aveva lanciato una sfida alla sua Milano, quella che allora era amministrata da Letizia Moratti. "Torno a suonare alla Scala per una cosa sola, un "cachet" speciale non per me ma per la mia città: fatto di alberi". Chiedeva se ne promettessero nero su bianco 90.000, da piantare in città, alcuni addirittura in piazza Duomo.
In fondo la richiesta non era nemmeno così esosa, visto che due anni prima, in campagna elettorale, la Giunta Moratti ne aveva promessi molti di più: addirittura 500.000 alberi, come testimonia la campagna pubblicitaria della Giunta di allora, di cui alleghiamo un'affissione pubblicitaria del 2007.
Alla richiesta di Claudio Abbado, si affiancò anche Renzo Piano, che diede la sua disponibilità a progettare la piantumazione di alberi a Milano. Piano non esitò ad appoggiare la richiesta di Abbado, anche perché conosceva molto bene la bellezza e l'importanza delle grandi città alberate e una delle ragioni più immediate ed attuali per cui città cementificate come Milano avevano e hanno bisogno di più alberi: l'effetto termico delle nostre città per cui la pietra, i mattoni e l’asfalto si infuocano d’estate, elevando la temperatura media di 4/5 gradi.
Quindi il bisogno di alberi di città come Milano non era solo quello della bellezza visiva o dell'ombra che il fogliame può regalare agli spazi urbani e sociali, ma anche dovuto al fatto che il verde in città può abbassare la temperatura in modo considerevole e collaborare, come è noto, all’assorbimento del CO2 emesso dal traffico. Inoltre "100mila alberi compensano lo smog prodotto da 5.000 automobili", ricordava Renzo Piano. "Quando Claudio Abbado, con la sua ormai famosa richiesta di remunerare in natura il suo ritorno alla Scala, mi chiese di aiutarlo a piantare alberi a Milano risposi con entusiasmo. Non solo perché c’e un nesso tra gli alberi e la musica (ambedue nel segno della leggerezza, del momentaneo e del passeggero) ma anche perché sono metafora di una visione diversa del futuro nostro e delle nostre città bellissime. Certi progetti hanno bisogno di un grande disegno e non sempre le amministrazioni ne sono capaci".
Purtroppo, nell'aprile del 2010, quella idea così suggestiva, controcorrente e rivoluzionaria, venne abortita. Per il Comune non c'erano i soldi sufficienti per realizzarla.
Ecco la lettera di rammarico per l'abbandono del progetto desiderato da Claudio Abbado, che Renzo Piano scrisse al Corriere nel 2010.
Tuttavia Claudio Abbado alla Scala ci tornò lo stesso. Il 30 ottobre 2012 fu sul podio della Filarmonica della Scala, a dirigere quell'orchestra che lui stesso aveva creato, a 26 anni dall'ultima volta.
di Stefano D'Adda