Roma allagata, Legambiente: basta aspettare sui rischi idrogeologici
"Richi idrogeologici, a Roma e nel Lazio bisogna agire e in fretta". Questo l'appello di Legambiente Lazio di fronte agli ennesimi disastri causati dal maltempo
31 January, 2014
"Le immagini ormai tristemente familiari delle strade allagate nella Capitale sono tornate in primo piano dopo una ennesima 'bomba d'acqua' caduta su Roma; siamo troppo abituati a preoccuparci in questi casi perché ormai la pioggia fa paura e non si può più aspettare un minuto ad affrontare con interventi decisi i rischi idrogeologici". Così Legambiente Lazio commenta i disastri causati dal maltempo sulla Capitale e nel resto del Lazio. L'associazione chiede ai comuni di rendere operativi i piani di bacino approvati, una grande utile opera pubblica da realizzare per evitare drammi e sciagure che aumentano con i cambiamenti climatici e le stagioni dove si inaspriscono aridità e piovosità, fermando invece opere dannose come nuove colate di cemento. Sul fronte poi della prevenzione, gestione e informazione nell'emergenza il disastro - afferma Legambiente - è lampante: non è possibile che i piani di allertamento preventivo studiati spariscono sott'acqua, che si dissolva qualsiasi protocollo e che su mezzi pubblici in tilt, dove si rischia di rimanere per ore, salti ogni tipo di informazione.
Le motivazioni di quanto accade sono chiare, secondo Legambiente: un incessante consumo di suolo che ha impermeabilizzato il terreno, lo stato in cui versano i sistemi idrici di raccordo delle acque, la condizione dei fiumi e dei fossi stretti dal cemento e senza zone di espansione naturale, in una città come Roma dove ci sono 552,66 ettari considerati R4 (rischio idrogeologico molto elevato) dal PAI – Piano di Assetto Idrogeologico, in una regione dove sono il 98,4% i comuni con aree a rischio frane e alluvioni.
Considerando poi il piano degli investimenti - conclude Legambiente - siamo di fronte ad una sproporzionata mancanza di fondi per sostenere le spese previste dallo stesso PAI, ne sono stati reperiti solo il 4% del totale e cioè 60 milioni su 1,7 miliardi di Euro per la messa in sicurezza di aree a rischio frana e alluvioni, a fronte di una contemporanea crescita delle spese straordinarie per i danni che invece si moltiplicano per gravità e per frequenza.