Frutta a terra vietata per smog a Pomigliano. Ma basta lavarla bene, secondo gli studiosi di Berlino
Si può parlare di alimenti in cattivo stato di conservazione perché esposti “in bellavista sul marciapiede all'esterno del negozio”? Sì, per la Cassazione, che ha condannato definitivamente a pagare un’ammenda un commerciante di Pomigliano. Eppure, come nel caso degli orti urbani studiati a Berlino, le polveri depositate sulla frutta si eliminano in gran parte con un lavaggio accurato
13 February, 2014
Si può parlare di alimenti in cattivo stato di conservazione perché esposti “in bellavista sul marciapiede all'esterno del negozio”? Sì, per l’intera trafila giudiziaria: giudice di merito, Corte Suprema, e Cassazione hanno ritenuto colpevole il commerciante di Pomigliano d’Arco denunciato da un concittadino. Caso più unico che raro, soprattutto per le motivazioni: nella fattispecie, non è stata l’occupazione di suolo pubblico a risultare decisiva per la condanna, ma l’esposizione della merce all’inquinamento atmosferico.
Il fatto che le cassette fossero poggiate a terra – per quanto la pratica sia ampiamente diffusa, a Pomigliano come in tutta Italia - non ha sicuramente deposto a favore del commerciante, ma dal punto di vista ambientale e sanitario, ci chiediamo: mezzo metro di differenza, o un piccolo banchetto, come nei mercati, avrebbe fatto la differenza?
Dal punto di vista della “contaminazione” delle polveri depositate sopra la frutta, è chiaro che più sono lontane dal suolo più saranno protette, ma in base agli studi effettuati sugli orti urbani, più che la distanza dal suolo influisce la distanza in linea d’aria dalle strade più trafficate, dove la concentrazione degli inquinanti è più alta. In ogni caso, per poter “scampare” alle polveri in linea verticale, sarebbe necessario ben più di un banchetto da mercato: gli inquinanti infatti, sono presenti prevalentemente fra il piano terra e il secondo piano degli edifici.
Ma quanto è pericoloso davvero lo smog depositato sulla frutta esposta all’aria di città? Come avevamo già avuto modo di chiarire con la ricercatrice dell’Università Tecnica di Berlino Ina Säumel (intervista qui) un lavaggio accurato è in grado di eliminare la gran parte degli inquinanti venuti a contatto con la frutta attraverso l’aria.
“Una pulizia accurata riduce notevolmente la presenza degli inquinanti atmosferici. Noi l’abbiamo fatto scrupolosamente durante le nostre ricerche, e ha funzionato” Per quanto una parte di inquinanti rimanga comunque presente, nonostante il lavaggio, non sono queste le contaminazioni più preoccupanti per la salute. Un ruolo molto più importante è giocato semmai dal terreno su cui questa frutta è stata coltivata: l’utilizzo di terreni già contaminati, l’uso di acque reflue per l’irrigazione degli orti portano le piante ad assorbire le sostanze pericolose direttamente dalle radici, rendendo inutile la pulizia successiva. (Su questo argomento, vi riproponiamo l'intervista al Presidente di Legambiente Piemonte, Fabio Dovana).
In conclusione, va ricordato anche che le concentrazioni di smog variano molto anche all'interno della stessa città. I livelli di inquinanti più pericolosi per la salute non riguardano di norma i centri cittadini, ma piuttosto le vie ad alto scorrimento e le grandi arterie urbane. Resta comunque aperta la questione: è stato sfortunato il commerciante in questione, o la sentenza di Pomigliano farà scuola?
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