Calano i consumi di luce e gas ma non è merito dell’efficienza
Per effetto della crisi sono stati raggiunti i risultati attesi nel 2020 ma già quest'anno si tornerà a crescere senza che si sia risolto il nodo del caro bolletta - da Repubblica.it del 24.02.2014
24 February, 2014
di Luigi Dell'Olio
Gli obiettivi di consumo relativi all’elettricità e al gas fissati per il 2020 sono già stati raggiunti nel 2013. Ma il risultato non è arrivato, come indicato dalla Sen (Strategia Energetica Nazionale), come risultato di politiche di efficienza energetica, bensì a causa della lunga fase di recessione che ha soffocato la domanda. Nel corso dei primi undici mesi del 2013, i consumi elettrici sono scesi del 3,5%, un dato quasi doppio rispetto al calo del Prodotto interno lordo, risultato nell’ordine dell’1,9%. «La discesa pronunciata dei consumi dei comparti energy intensive è tipica della fasi di recessione, che sono sempre state caratterizzate da un alleggerimento di quei segmenti di attività produttiva meno efficienti e a minore competitività », sottolinea nell’ultima newsletter del Gme (Gestore dei mercati energetici) Roberto Bianchini, del Ref-E. «Ma la natura straordinaria della crisi sia in termini di lunghezza, che di impatto sulla ricchezza complessiva pone il quesito su quanto la caduta di intensità energetica sia un fattore determinato dal cambiamento nella struttura produttiva nel corso di questa fase congiunturale o piuttosto anche il risultato di politiche di efficienza attuate come risposta alla difficile situazione economica». L’analisi dei dati disaggregati porta l’analista a rilevare un calo dell’intensità energetica rispetto al Pil, ma il ridimensionamento non può essere associato ai guadagni
di efficienza nell’uso dell’energia. Dunque il “merito” è principalmente della crisi, che ha compresso la domanda. Ancora più difficile risulta la situazione sul fronte del gas, che nei primi undici mesi dello scorso anno ha visto calare la domanda del 7%, contro stime dell’1-2% in meno elaborate in primavera. A determinare questo risultato è stato in primo luogo il cambiamento nel mix di fonti per la generazione elettrica: i consumi del comparto termoelettrico hanno registrato un crollo del 18,5%, mentre il calo di consumi industriali (nell’ordine dell’1,5%) è stato inferiore a quello della produzione industriale (3,1%), con un conseguente rimbalzo dell’intensità energetica per il settore. Per l’anno in corso, le previsioni elaborate dal Ref-E vedono una ripresa della domanda di entrambi i settori. Per quanto riguarda i consumi elettrici, il progresso atteso è frutto sostanzialmente dell’andamento economico. A fronte di una previsione di crescita del Pil pari allo 0,7% e di una moderata crescita dell’intensità elettrica grazie alla fine della fase recessiva, «i consumi sono attesi in ripresa a un tasso di poco superiore all’1%». Una stima che risulta in linea con lo scenario di sviluppo presentato da Terna nell’ultimo rapporto di previsione (2013-2023). Mentre per quanto riguarda il gas si attendono “tassi di crescita più sostenuti rispetto al comparto elettrico e compresi fra l’1% e il 2,5%”. Queste previsioni si basano su una situazione di stabilità in termini di efficienza nei consumi di energia. Infatti, i processi di efficientamento attuati negli ultimi anni come riposta alla crescente pressione competitiva e al tentativo di recuperare marginalità da parte delle imprese non hanno portato a conseguenze significative nell’uso dell’energia. D’altra parte, la debolezza del quadro macro italiano e le difficoltà di accesso al credito continuano a costituire freni importanti agli investimenti necessari per un significativo cambiamento nel modello di sviluppo. La situazione resta difficile soprattutto sul fronte del termoelettrico, tanto che Assoelettrica ha fatto appello al Governo affinché si intervenga per abbassare i costi dell’energia elettrica, un fatto che — come visto nel caso Electrolux — finisce con il disincentivare gli investimenti delle aziende internazionali nella Penisola. Il benchmark di medio periodo resta ancora la Germania, che negli ultimi anni (in progresso per l’economia tedesca) è riuscita a ridurre gradualmente il consumo pro-capite — grazie agli incentivi all’efficienza energetica — sia a livello residenziale, che industriale. Riuscendo così a trovare un nuovo motore a sostegno dell’economia nazionale. Una lezione da studiare con attenzione nel momento in cui si cercano strade per ridurre il gap di competitività tra i due Paesi. Il grafico dà un’idea immediata degli effetti della crisi economica: non si sono più toccati i picchi del 2008 Il costo dell’energia elettrica continua a essere uno dei nodi irrisolti in Italia: qui mediamente costa il 30 per cento in più che nel resto dell’Europa