Expo 2015, vince la protesta: niente Vie d'acqua, il piano B è un canale scolmatore
I lavori erano in ritardo dopo la lunga trattativa: i blocchi alle ruspe hanno inferto il ko definitivo. Il tracciato bis sarà indicato fra tre settimane. Non si faranno i percorsi verdi che erano stati previsti per sportivi e ciclisti - da La Repubblica del 26.02.2014
26 February, 2014
di Alessia Gallione
Ormai dovranno puntare all’obiettivo minimo, quello più concreto e necessario. Perché quelle di Expo non saranno più Vie d’acqua in mezzo ai parchi di Milano, accompagnate da 20 nuovi chilometri di piste ciclabili. Ma nel tratto Sud, quello contestato da comitati e gruppi di cittadini, sono destinate a diventare poco più di un grande tubo che permetta all’acqua che disegnerà il canale attorno al milione di metri quadrati di scorrere via dal sito, «garantendo comunque il flusso verso la Darsena e svolgendo una funzione irrigua per il sistema agricolo». Un nuovo disegno che, dice lo stesso commissario unico del 2015, Giuseppe Sala, «dovrebbe limitarsi a una pura opera idraulica». Con un tracciato originario da rivedere che, a questo punto, non passerà più dai quattro parchi della discordia (Trenno, Cave, Bosco in città e Pertini), dove le ruspe erano state bloccate dai presidi.
Alla fine ha vinto la protesta. E il tempo che se ne è andato. Con quasi un mese di ritardo rispetto anche all’ultima scadenza fissata (lo scorso 31 gennaio) per terminare in orario i lavori e con le barricate dei “No canal” ancora in piedi, è toccato a Sala certificare il piano B per l’opera che, da sempre ha accompagnato Expo. E, nel farlo, il commissario non solo rivendica come il progetto sia «prioritario per il 2015 e strategico per la città», ma anche il «tavolo di dialogo avviato con i comitati». Un’apertura alle richieste — «sull’interramento del canale in alcuni tratti, bonifiche, opere di mitigazione e riqualificazione» — che, ha comunque portato «parte dei comitati» a rifiutare l’accordo.
Ed è qui che la voce di Sala diventa accusa: «Duole aggiungere che, purtroppo, nei cantieri si sono registrati persino atti di illegalità, come azioni vandaliche e sabotaggi». La nuova soluzione è stata ipotizzata durante una riunione con i due commissari delegati, il “tecnico” Antonio Acerbo e il “politico”, nonché plenipotenziario per il 2015 in Comune, Gianni Confalonieri. E, ora, andrà costruita concretamente, capendo, ad esempio, se il nuovo canale così ridimensionato sarà interrato o meno e dove passerà. La società di gestione si è presa 20 giorni per «verificare la messa a punto della nuova proposta e la sua condivisione con le istituzioni».
Dalla maggioranza a Palazzo Marino quelle che vengono pronunciate pubblicamente, però, non sono parole di sconfitta. Anzi. «In questa vicenda — dice il presidente del consiglio comunale, Basilio Rizzo — l’elemento positivo fondamentale è stata la capacità dei cittadini di far valere le loro ragioni. Arriva la lezione: non si può costruire opere importanti senza il consenso. Il problema di portar via l’acqua dal sito di Expo è reale, ma anche la nuova versione andrà condivisa». Anche la compagna di partito Anita Sonego fa festa: «Il progetto era sbagliato e dannoso».
Il radicale Marco Cappato dice: «Così si riducono i danni, ma adesso vanno accertate le responsabilità politiche. C’era un piano alternativo pronto da due anni e che non è mai stato preso in considerazione. E adesso chi paga le ruspe ferme da settimane?». Un responsabile secondo Cappato c’è: «Confalonieri dovrebbe trarne le conseguenze. Dimettendosi». E dal Pd è il presidente della commissione Ambiente a commentare: «Era l’unica decisione possibile: un progetto Expo nato male, impraticabile inutile e costoso con problemi di impatto sull’ambiente. Ora si riapra coi cittadini la discussione sulla valorizzazione dei parchi senza gli errori del passato».