Croci: "Via d'Acqua non navigabile, solo un costoso canale? Si sapeva da tempo", intervista all'ex assessore al Traffico
Vie d’Acqua Expo: fine di un sogno? Abbiamo intervistato Edoardo Croci, presidente di MilanoSiMuove, che ha seguito la vicenda dall’inizio, prima come assessore (2006-2009) con la Giunta Moratti, poi come promotore dei referendum 2011 e presidente della relativa Consulta, infine tra i principali oppositori della brutta piega presa dalla vicenda del canale
28 February, 2014
Edoardo Croci, ora che il Commissario Sala ha annunciato la rinuncia al progetto Via d’Acqua, perlomeno al tratto sud tanto contestato, ci si chiede se si avranno ripercussioni su Expo 2015. Le Vie d’Acqua, navigabili o meno, non erano uno dei punti grazie a cui Milano ha vinto nel 2008?
No. Milano si è aggiudicata Expo faticosamente contro Smirne, grazie ad un dossier credibile di candidatura, su un tema forte, convincendo un BIE (Bureau of International Expositions) rappresentato da oltre 100 paesi. Grazie alla compattezza politica che ha sostenuto la candidatura, che fosse sotto Prodi o Berlusconi, e per la forte credibilità che Milano aveva all'estero, che io stesso verificai in quegli anni. Certo, c'erano anche le Vie d'Acqua nel progetto, insieme alle Vie di Terra, come percorsi per raggiungere il sito Expo a piedi, in bicicletta e addirittura navigando. Ma questo tema è sempre stato più "venduto" all’interno, a noi milanesi, piuttosto che al BIE.
Ma erano davvero fattibili o solo una bella invenzione?
Va ricordato che il dossier di candidatura ad Expo (oltre 1000 pagine) fu fatto da un Comitato specifico che non era il Comune, anche se la Moratti fu l’artefice, ma un Comitato nazionale. A mio parere non approfondirono l’aspetto tecnico delle Vie d’Acqua che, come idea molto suggestiva, furono un po’ copiate dalla candidatura Expo di Saragozza (2008) Tracciare delle vie navigabili, oltre che di terra, per raggiungere il sito Expo. Ma Saragozza è diversa da Milano, sorge su uno dei principali fiumi spagnoli, l’Ebro...
E quando ci si accorse della bufala?
Già nel 2009, io ero ancora assessore con la Moratti. Si capì che le Vie d’Acqua navigabili non erano tecnicamente realizzabili, ma si è rimasti ancora nell’ambiguità, ingenerando anche molta confusione con la riapertura dei Navigli: due cose ben diverse, ma spesso mischiate colpevolmente.
E perché tecnicamente non si potevano fare?
Perché si capì non c'era nel territorio la pendenza necessaria, andavano realizzati dei bacini con delle chiuse per superare i dislivelli, la portata d'acqua ottenibile era troppo limitata per dei canali davvero navigabili.
Ma se già nel 2009 c’era questa consapevolezza, come mai viene fuori solo nel 2013 ufficialmente?
Questa è la domanda che i milanesi dovrebbero fare alle Istituzioni. Sicuramente ha contato il periodo di mancanza di vertice in Expo, così come le diatribe Moratti-Formigoni, ma si è anche giocato volutamente sull’ambiguità del termine "Via d’Acqua", perchè si voleva fare comunque l’opera, anche se era già evidente che sarebbe stato solo un canale. Il budget si era infatti ridotto da 300 milioni a 80 milioni di euro. La Società Expo continuava a lavorare per una "Via d'acqua" che nella parte sud era solo un canale di cemento, per metà interrato, con una portata assai ridotta.
Con che finalità?
Essenzialmente una funzione decorativa, quella del canale d'acqua intorno al sito Expo. Ma spendere 80 milioni di euro per fare un canale decorativo intorno al sito era una scelta irresponsabile.
E le altre finalità dichiarate da Expo: il bisogno d’acqua del sito, la necessità di un canale di fuoriuscita per evitare il rischio di allagamenti, la funzione irrigua dei campi?
Sono stati motivi strumentali per giustificare un progetto che non aveva più senso. Una volta capito che un vero nuovo Naviglio non era fattibile, si sono inventati delle ragioni per fare comunque il canale. Quella dell’allagamento poi è arrivata solo nell’ultimo anno. E per la funzione decorativa, si poteva prendere l’acqua dalla falda di Milano (che da noi è molto alta) ed iniettarla nel fossato intorno al sito. Un progetto da pochi milioni di euro verificato da MilanoSiMuove, con geologi di chiara fama. Già 2 anni fa incontrammo Confalonieri come interlocutore, ma questa ipotesi non fu nemmeno considerata.
Quindi Expo non porterà nulla ai milanesi come lascito paesaggistico. Ma la colpa è solo di Expo?
La colpa è di Expo, ma anche della Regione e soprattutto del Comune, della Giunta Pisapia che ha consentito che il progetto andasse avanti comunque, anche se era stato snaturato. Perché non si è detto subito al BIE che la cosa non si poteva fare e non si sono destinati i soldi ad altri progetti, come i Navigli? Questa è la vera domanda che i milanesi dovrebbero farsi. Ricordo che già nel 2012 MilanoSiMuove aveva scritto ad Expo su queste problematiche e la Consulta Referendum nel 2013 aveva dato un parere tecnico negativo, prima dell'aggiudicazione della gara per il canale, esprimendosi all’unanimità. Noi dicevamo: usiamo i soldi per le vere Vie d’Acqua, i Navigli milanesi, quello dal Lago Maggiore a Milano, e i tratti milanesi da scoprire. Quello sarebbe un lascito paesaggistico perenne per Milano. Alla fine Expo lascerà ai milanesi solo la nuova Darsena, con i 20 milioni di euro destinati al progetto, sulla possibile riqualificazione paesaggistica di Milano con Expo, abbiamo sicuramente perso un’occasione.
di Stefano D'Adda