Area Expo, il Milan prenota il nuovo stadio
Chiusa la manifestazione di interesse lanciata da Arexpo, proprietà delle aree. All’appello risponde solo la società rossonera. E’ un primo passo del complesso puzzle del dopo Esposizione universale, che molti vorrebbero “fast”, per evitare quanto successo in altre città. Ecco un anticipazione del contenuti del masterplan che ridisegna più di un milione di metriquadrati
17 March, 2014
di Pietro Mezzi
Ora è ufficiale: il Milan calcio si prenota per la realizzazione del nuovo stadio sull’area del dopo Expo. La società milanese ha infatti firmato la manifestazione di interesse contenuta nel bando pubblicato a febbraio da Arexpo, la società proprietaria della aree su cui si realizzerà l’Esposizione universale del 2015. Siamo ai preliminari, ma un pezzo importante del puzzle del dopo 2015 sembra andare al posto desiderato dai titolari del sito espositivo, dalla Regione Lombardia e sotto sotto anche dal comune di Milano.
Obiettivo della manifestazione di interesse era capire se vi erano soggetti privati disponibili a costruire un complesso sportivo, completo di spazi commerciali, di ristoro e ritrovo e con la possibilità di realizzare altri impianti per lo sport. Il Milano batte il primo colpo e si porta avanti nella corsa a realizzare anche a Milano, dopo l’Allianz Arena di Monaco di Baviera e lo Juventus Stadium di Torino, un impianto sportivo innovativo per il calcio agonistico. Un impianto con una capienza massima di 60 mila spettatori su un’area di 120 mila metri quadrati. Nell’offerta, il Milan calcio ritiene necessaria una capacità edificatoria di circa 20 mila mq., di cui 2.500 di superficie di vendita per medie strutture. La società si è dichiarata disponibile a valutare la possibilità di realizzare ulteriori impianti e strutture sportive in altre zone del sito espositivo o a rifunzionalizzare e gestire, anche temporaneamente, opere e manufatti presenti al termine dell’esposizione universale.
Al di là degli aspetti sportivi, lo stadio, per la sua forte attrattività, rappresenta una delle funzioni importanti per il riutilizzo dell’area espositiva, così come determinante è il parco multitematico, vero e proprio cuore del masterplan che Arexpo ha da poco ultimato. La firma apposta da Barbara Berlusconi, amministratore delegato della società, non è ancora il sì definitivo, ma getta un’ipoteca forte rispetto al futuro di una parte dell’area espositiva che vale 1,1 milioni di metri quadrati. Su quell’area, alla fine del semestre di esposizione universale e dopo lo smontaggio della maggior parte dei padiglioni che dovrà avvenire entro il 30 giugno del 2016, in virtù dell’accordo di programma del 4 agosto del 2011, si potranno realizzare nuove funzioni per 489 mila mq., ai quali se ne aggiungeranno 30 mila di housing sociale. Sulla metà circa della superficie (44 ettari) sarà invece possibile realizzare il grande parco multitematico, che da sempre rappresenta l’idea base del dopo Expo.
Il masterplan
Le linee guida del masterplan, che dai suoi estensori viene definito in più modi (aperto, flessibile, resiliente), tiene conto del carattere chiuso e separato (anche se ben servito dalle infrastrutture di trasporto pubbliche e private) del sito espositivo e dei suoi elementi che lo compongono e che rimarranno in eredità: la piastra, le passerelle a ovest tra Fiera ed Expo e a sud verso cascina Merlata, la cascina Triulza, il Cardo e Decumano, il Teatro all’Aperto, Palazzo Italia, LakeArena e, infine, il giardino a ovest di Palazzo Italia. Un lascito non indifferente, con cui fare i conti. Due le funzioni forti del masterplan: il Parco multitematico, spinto dalla giunta Pisapia, collocato nelle zone centrale e orientale dell’area, che costituisce l’elemento decisivo del piano e che intende sviluppare un solido legame con i temi dell’Esposizione universale; le superfici destinate alle trasformazioni private dell’area. Accanto a queste due funzioni, spazi e attrezzature dedicate al tempo libero delle famiglie e dei giovani e, infine, le attrezzature sportive.
Di aiuto al decollo dell’operazione, definita da Arexpo “fast post” (per evitare che l’esito dell’esposizione milanese rischi il disastro come avvenuto per altre esposizioni universali, in cui l’abbandono e lo speco di risorse l’hanno fatta da padrone), sono due altre iniziative, di cui il masterplan rende conto. La prima riguarda la possibilità di realizzare una stazione ferroviaria intermedia tra la fermata della linea suburbana di Certosa e quella della Fiera; l’altra di creare un collegamento sul fronte nord del sito, verso il comune di Rho, che sulle aree private consenta la localizzazione di una funzione di forte richiamo, tale da bilanciare, lungo il Decumano, il peso dell’eventuale stadio di calcio. “L’eredità di Expo - afferma Luciano Pilotti, presidente di Arexpo - ha duplici contenuti: materiali e immateriali. E quest’ultimi stanno nell’idea base dell’Esposizione universale. Da qui nasce un post Expo capace di cogliere parte di queste grandi sfide globali a partire dalle eccellenze italiane, guardando ai rapporti tra food e sport, tra benessere e sostenibilità, tra smart city e nuove tecnologie, con servizi che facciano da grandi attrattori dell'area nel prossimo futuro. L'area del post Esposizione dovrà attrarre famiglie e imprese dinamiche per due decine di migliaia di utenti al giorno e, dunque, con un’offerta di attrattività di altissima qualità e fruibilità per la sua sostenibilità economica e sociale di medio-lungo termine”.
Un’ultima questione potrebbe riguardare il possibile riutilizzo temporaneo di alcuni padiglioni di Expo. “Per padiglioni di particolare pregio e qualità - conclude Pilotti - valuteremo la possibilità di riutilizzo per funzioni temporanee di breve o medio termine, compatibili o complementari con il disegno generale di valorizzazione quale leva di riduzione delle discontinuità tra un prima e un dopo, rinegoziando funzioni e costi al termine dell’Esposizione. Una soluzione che consentirebbe di rimettere in moto subito l’area dal punto di vista economico e della fruibilità, evitando fratture e tempi di inattività che sono assolutamente da evitare e mantenere alto il potenziale attrattivo”.
(foto milanlive.it)