“Tassa rifiuti, Comune troppo esoso”
“Nessun aumento,rispettiamo il contratto con il Municipio”: Amiat respinge l’accusa di non saper fare risparmi per ridurre la Tasi e spuntano i costi di Palazzo Civico: 23 milioni, mentrela grande Milano ne addebita solo 4 - da La Stampa del 12.04.2014
11 April, 2014
Beppe Minello
Le premesse sono da conflitto termonucleare. Sulla Tari, la tassa raccolta rifiuti ex-Tares, sta crescendo una polemica che sembra andare oltre il pur importante calcolo di una tassa che drenerà oltre 200 milioni dalle tasche dei torinesi. Perché attorno ad essa potrebbe cristallizzarsi un conflitto ormai costante in Municipio e che vede protagonista l’assessore al Bilancio, Gianguido Passoni, inviso ai colleghi di giunta perché, per far quadrare i difficilissimi conti, ha messo la mordacchia alla spesa di tutti e viene quasi accusato di aggravare la crisi, novello Merkel in salsa subalpina. Un malumore ormai quotidiano che, l’altro giorno, è venuto a galla attorno al tavolo dov’erano seduti tutti i protagonisti chiamati a studiare un modo per affrontare l’alto costo della Tari, ex-Tares, per quelle categorie, dagli ambulanti ai ristoratori, che più pagano perché producono tanto «umido», il rifiuto più caro da raccogliere e smaltire. In quella sede è emerso che l’Amiat, anche quest’anno, pretenderà «circa 5 milioni in più di quanto chiesto alla città nel 2013».
«Amiat non fa risparmi»
Quindi, un ulteriore aumento della già carissima tassa. Una richiesta che, dalle cronache filtrate dall’incontro, avrebbe fatto infuriare Passoni, seccato con l’azienda per non aver saputo contenere i conti. Ma è proprio così? A sentire l’Amiat, manco per niente. Mentre manine più o meno anonime - e certamente non «amiche» dell’assessore al Bilancio - fanno pervenire ai giornali cifre e dati per dimostrare che non Amiat, ma il Comune di Torino e in particolare gli uffici preposti al controllo e riscossione del pagamento della tassa, dipendenti da Passoni, hanno costi esagerati o comunque imparagonabili con altre città come Milano. Per capirci: la Tari è formata dal contratto di servizio pagato ad Amiat (158,8 più Iva nel 2013) da aggiungere ai costi di riscossione e del relativo personale (111 dipendenti, 11 dell’assessorato all’Ambiente e 100 dei Tributi) per una spesa complessiva di 23 milioni a carico del Comune che la scarica sulla tassa rifiuti la quale l’anno passato è complessivamente costata ai torinesi 205 milioni. E dove sta la stranezza? Sta nel fatto che, confrontando i costi, si scopre che Milano, sempre per la riscossione, spende appena 4 milioni e utilizza «solo» una trentina di dipendenti. Questo vuol dire che il costo di riscossione per ogni torinese è pari a 26,25 euro, mentre per il milanese è di 3,21 euro. «Ecco - è la critica, anonima. che arriva da qualche assessore - Passoni chiede a tutti noi di fare sacrifici e porta i suoi successi come esempio: in particolare la ridotta spesa per il personale. Ma intanto, 100 stipendi li scarica sui torinesi attraverso la tassa raccolta rifiuti!».
Anche dal fronte Amiat arrivano repliche che assomigliano tanto a critiche. Ad esempio, sull’accusa di voler aumentare di altri 5 milioni il già caro conto che ha presentato alla Città per il 2014.«Intanto sono 3,7 milioni e sono frutto della somma del servizio extra richiesto dal Comune, cioè la raccolta porta a porta alla Crocetta, più il recupero dell’inflazione» dice l’amministratore delegato, Roberto Paterlini, espressione di Iren proprietaria del 49% dell’azienda di via Giordano Bruno. Paterlini sostiene di non voler fare polemiche e spiega che «l’azienda è fatta da persone serie che cercano di fare al meglio solo ciò che prevede il contratto firmato con il Comune». Contratto sottoscritto al momento della cessione del 49%, che ha durata ventennale, ed è destinato a crescere, appunto, a fronte di servizi extra richiesti dal Comune e del recupero dell’inflazione: «Tutto ciò, come già detto, spiega l’aumento di 3,7 milioni rispetto ai 158,8 chiesti nel 2013 esclusa l’Iva». Anche sulla presunta incapacità di Amiat di contenere i costi, Paterlini ricorda che la nuova gestione ha continuato «il processo di efficientamento iniziato 4-5 anni fa e che, ad esempio, ha portato i dipendenti dai 2250 che erano ai meno di 1800 di oggi». Ma la cosa più importante, Paterlini, pacatamente, la dice là quando gli si chiede se mai Amiat riuscirà a ridurre i costi, unica strada per ridurre la tassa dei torinesi: «L’acquisto del 49% di Amiat e il contratto con il Comune di Torino è stato fatto alla luce di determinati servizi, con determinati costi e da fare con un determinato personale». Cioè, non è che il Comune può cambiare le carte in tavola, eliminare cioè un po’ di servizi previsti dal contratto per pagare meno e lasciare che l’azienda se la cavi con sempre gli stessi 1800 dipendenti. «Messaggi di questo genere - dice un manager di una controllata da Palazzo Civico - non fanno bene, in particolare quando ti poni l’obiettivo di mettere sul mercato tue aziende come Gtt. Diffondi il dubbio che non mantieni i patti. E così, chi investirà mai?».