Expo 2015, ore drammatiche dopo gli arresti: si rischia di non fare in tempo
"Le manette a manager e faccendieri e le le perquisizioni in via Rovello svelano che il malaffare è entrato nel cuore della società di gestione. In dubbio i lavori per le architetture di servizio affidati alla Maltauro" (tra cui la Via d'acqua sud). Le ultime vicende, raccontate da Repubblica - da REPUBBLICA.IT del 09.05.2014
08 May, 2014
di Alessia Gallione e Oriana Liso
Finora le inchieste della magistratura milanese erano arrivate alle porte di Expo. Certo, a marzo era stato arrestato Antonio Rognoni, il potente manager di Infrastrutture Lombarde, e le indagini avevano evidenziato possibili interventi illeciti sull'assegnazione di alcune consulenze legali. Ma, appunto, erano indagini che non entravano nel cuore dell'organizzazione dell'Esposizione universale che aprirà a Milano tra meno di un anno. Adesso, invece, perquisizioni e arresti sono entrati come un treno in via Rovello. E a una manciata di ore di distanza da quelle manette, ci si chiede: si riuscirà ad arrivare in tempo? Soprattutto: quanti e quali altre insidie possono costellare il percorso di un lavoro già ora in ritardo?
"Non bisogna cedere alla rassegnazione" è la parola d'ordine tra chi neppure voleva credere possibile che una tale bufera arrivasse adesso, il giorno dopo che il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, aveva confermato la partecipazione delle Nazioni Unite, dieci giorni dopo lo spettacolo del count down con Andrea Bocelli. Ma è molto difficile, pensando agli ostacoli che ora bisognerà affrontare. Lo spettro più fosco è quello dei tempi. Le piogge dei mesi scorsi, i picchetti dei comitati No canal contro le Vie d'acqua, le prime ombre gettate dall'arresto di Rognoni: con questo bagaglio di ritardi il commissario Sala aveva già più volte detto che si doveva lavorare giorno e notte, con i cantieri illuminati.
Fra le misure straordinarie c'era anche quella di allentare i rigidi controlli antimafia per le gare sui lavori di padiglioni, allestimenti e servizi: una decisione, annunciata pochi giorni fa, che aveva portato mercoledì la presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, ad annunciare di voler ascoltare a breve il commissario Giuseppe Sala. Illeciti, anche se legati a un altro genere di criminalità, sono quelli che la procura di Milano avrebbe riscontrato in almeno due gare. Che, a questo punto, potrebbero vedere dilatati i tempi di realizzazione. Per ora, dalla società si dice: andiamo avanti. Anche i magistrati, d'altronde, lo hanno detto. Ma, certo, quei bandi oggi sono diventati estremamente fragili e, sulla carta, non è detto che uno dei concorrenti rimasti fuori possa presentare il conto di eventuali danni con un ricorso al Tar.
L'appalto delle architetture di servizio è stato aggiudicato lo scorso dicembre: in corsa c'erano dodici aziende, ha vinto la Maltauro di Vicenza. Si partiva da 67 milioni di base d'asta, si è scesi a 55,6 milioni. Soldi per costruire tutti quegli edifici disseminati all'interno del milione di metri quadrati e necessari per ospitare ristoranti, servizi igienici, spazi commerciali, magazzini, locali tecnici, spazi per i visitatori e i Paesi. Oggi, guardando il sito, sono uno degli elementi più evidenti che si scorgono: grandi scatoloni bianchi destinati ad accogliere i vani degli ascensori e delle scale. In questo momento, una prima stecca da due piani è già stata consegnata.
Tutto il resto, recita il programma ufficiale, dovrebbe terminare entro febbraio 2015. Le ruspe della Maltauro, insomma, hanno già macinato lavoro. Si va avanti. Non sono ancora al lavoro, invece, gli operai che dovrebbero realizzare la contestata Via d'acqua sud, quegli 11 chilometri della discordia che, ironia della sorte, proprio tre giorni fa erano rispuntati sulla carta dei progetti. In questo caso, la Maltauro si è aggiudicata nel luglio 2013 l'opera: 42 milioni, il conto finale. Da allora, però, ci si è limitati ad allestire l'area di cantiere e a circondare i futuri scavi con transenne presidiate dai comitati. Nulla si è mosso. Tanto che la stessa Maltauro ha già presentato un conto di 13 milioni a Expo spa per i lunghi mesi di stop forzato, con operai e mezzi bloccati.
Cosa succederà? L'ultimo consiglio di amministrazione della società ha dato il via libera al progetto rivisto e corretto che in tre parchi utilizzerà mini-talpe simili a quelle che servono per scavare le gallerie del metrò, per correre sotto terra. Il cantiere sarebbe dovuto (ri) partire a giugno. Sempre che la bufera giudiziaria, a questo punto, non imponga altri stop. È tutta la macchina, però, che in questo momento deve riprendersi dalla shock e rimettersi in piedi. Bisogna farlo subito, entro l'arrivo del premier, martedì. L'urgenza è quella di sostituire l'arrestato Angelo Paris nella sua veste di Rup (Responsabile unico del procedimento) per far partire le ultime gare. È lui, per capire, che aveva i tempi di quelle tessere che si stanno incastrando, tutte le procedure di affidamento dei lavori. In questo caso, si attende un segnale da Roma.
Tra i provvedimenti attesi dal governo non c'era solo la task force che dovrà far marciare tutti i dossier aperti (dagli accordi con l'Agenzia delle dogane a quelli con l'Agenzia delle entrate), ma soprattutto il nuovo super direttore dei lavori. È questa figura che dovrebbe coordinare tutti i vari pezzi del cantiere, una sorta di grande "vigile urbano". È chiaro, in questo quadro, il tormento del commissario Sala. Due mesi fa, davanti all'arresto di Rognoni, diceva: "Non c'è un coinvolgimento diretto di Expo ma di un nostro fornitore di servizi. La storia di quattro anni di lavoro dice che Expo è in mano a persone pulite. Se ci fossero coinvolgimenti diretti di Expo, anche la mia posizione personale sarebbe a disposizione".
Oggi le cose sono cambiate e, mentre la Procura assicura la sua estraneità all'inchiesta, Sala non può più dire lo stesso della sua squadra, quella che sembrava l'argine contro i cattivi. Unico punto fermo da cui ripartire per tentare l'estrema corsa verso maggio 2015.