Il capolinea del 61 lascia via Nizza. Proteste dei residenti
La decisione di Gtt di lasciare il passaggio spostando però il punto di arrivo del 61 ha lasciato spiazzati gli ultimi commercianti rimasti nell’isolato compreso tra largo Marconi e via Baretti. Da La Stampa del 14.05.2014
14 May, 2014
Di Elisa Barberis
Non c’è pace per il capolinea della linea 61. Per oltre vent’anni in corso Marconi, spostato in piazza Carlo Felice durante i lavori per il prolungamento della metropolitana, di nuovo in via Nizza dal 2012, dal 29 aprile scorso è tornato – fino a data da definirsi – in corso Vittorio Emanuele II all’angolo con via Goito. Il motivo: le proteste dei residenti, non solo per il rumore dei pullman, ma anche per il bagno chimico degli autisti, spesso utilizzato dai tossici e pieno di sporcizia, poi rimosso dopo le segnalazioni ai carabinieri.
La decisione di Gtt di lasciare il passaggio spostando però il punto di arrivo del 61 ha lasciato spiazzati gli ultimi commercianti rimasti nell’isolato compreso tra largo Marconi e via Baretti. In poco più di 50 metri, da quindici esercizi che erano, negli ultimi mesi la metà di questi hanno abbassato la serranda. La libreria, un ristorante, la bijouterie e il negozio di intimo, la gioielleria e il giornalaio. Una settimana fa anche la cartoleria. «E adesso con il capolinea ci hanno tolto anche l’ultima occasione per portare clienti nei nostri negozi», spiega Monica Cardia. Il suo bar è uno degli ultimi due rimasti: «Ogni mattina apriamo alle cinque anche per gli autisti, ma adesso non passano più». Gianluca Marletta, della pasticceria a fianco, lo dice chiaro: «Per noi è un danno notevole adesso è la desolazione».
Neanche la metropolitana ha portato un po’ di vita, anzi: «Da quando hanno cominciato gli scavi, qui è crollato tutto – continua Marta Locci, della tabaccheria –. La gente tira dritto perché i più non hanno motivo di frequentare la zona dal momento che di giorno non ci sono più negozi e pure il palazzo delle Poste ha svuotato gli uffici». Tra affitti troppo alti, clienti sempre più radi e spese che lievitano, per molti commercianti l’unica soluzione è stata chiudere. «In una zona commercialmente morta, anche pochi metri possono fare la differenza», ricorda Stefano Cadeddu della pizzeria Centocinquanta.