Le recensioni di Cinemambiente: The Toxic burden
Una pellicola molto curata quella di Patrizia Marani, che non lascia spazio a dubbi: sembra di assistere ad una vera e propria lezione sul fenomeno dell'allergia, sulla sua origine e sulle diverse cause probabili, il tutto accompagnato dalla precisione delle voci di esperti e ricercatori delle maggiori università europee e americane
02 June, 2014
di Angela Conversano
Un documentario, quello di Patrizia Marani, dal titolo che va chiarito. «Letteralmente si traduce con “il carico tossico”» - spiega la regista e giornalista presente durante la proiezione al festival CinemAmbiente, in riferimento al peso della tossicità proveniente dall'esterno e che l'uomo è costretto a portare dentro di sé. Una pellicola molto curata, che non lascia spazio a dubbi: sembra di assistere ad una vera e propria lezione sul fenomeno dell'allergia, sulla sua origine e sulle diverse cause probabili, il tutto accompagnato dalla precisione delle voci di esperti e ricercatori delle maggiori università europee e americane.
Di cosa parla, dunque, il film? Del paradosso con cui oggi siamo costretti a convivere: giunti nel ventunesimo secolo sembra si sia aperta una voragine tra l'uomo e la natura. Per esempio, com'è possibile che i pollini, simbolo per eccellenza della vita, siano diventati un nemico? A questa e ad altre domande si cerca durante tutta la proiezione di trovare risposte con una grande forza comunicativa perché, in primo luogo, è la regista stessa a voler capire cosa c'è dietro la malattia dei secoli dell'industrializzazione. Genetica? Epigenetica? Quale ruolo ha il cambiamento climatico? Si analizza in maniera dettagliata ogni aspetto e si mette a disposizione del pubblico, esperto e non di chimica e biologia, un ventaglio di dati e nozioni utili a suscitare il desiderio di opporsi ad una politica del consumo che ci avvelena.
Il senso di “The Toxic Burden” è tutto qui, nelle parole di Shanna Swan, ricercatrice del Mount Sinai Medical Centre: «noi siamo le cavie involontarie di un esperimento globale che dura da una sessantina d’anni, durante i quali sono stati immessi nell’aria, nel cibo che ingeriamo, nell’acqua che beviamo migliaia e migliaia di composti chimici la cui sicurezza non è mai stata testata, e di cui la scienza sta scoprendo vieppiù la tossicità». E da questa affermazione bisogna ripartire per avere maggiore consapevolezza sul tema, per avere la capacità di opporsi e rivalutare il proprio stile di vita.