Ridurre carne e sprechi: la ricetta per sfidare la fame nel mondo
Viene presentato oggi a Roma il libro “La terra che vogliamo” di Beppe Croce e Sandro Angiolini. Promosso da Legambiente, il testo si domanda: “come faremo a sfamare 9 miliardi di persone?”. La risposta degli autori, dell’associazione e delle istituzioni
08 June, 2014
Diventa occasione di riflessione e confronto la presentazione del libro “La terra che vogliamo” all’enoteca regionale Palatium in via Frattina a Roma.
La “t” è minuscola parlando infatti di agricoltura e delle sua grandi sfide planetarie e regionali in vista dell’Expo milanese del 2015.
Il libro di Beppe Croce e Sandro Angiolini si pone molti quesiti sulla drammatica situazione del nostro pianeta e del nostro suolo in particolare. Non si propongono limiti alla popolazione mondiale (opinabili quanto surreali) ma si cercano invece soluzioni reali per riportare i giovani alla terra e ridare lustro alla produzione anche del Lazio e dell’Italia.
“L’agricoltura è una risorsa per la cultura e per il turismo.” afferma Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, intervenuto alla presentazione “e se il mercato dell’automobile è in crisi non lo è invece la richiesta di panorami, di natura e di terra. Ne sono una dimostrazione le 118 risposte per il bando “Terre ai giovani” con il quale la nostra regione ha messo a disposizione ben 350 ettari di terra”.
Gioventù quindi e piccola produzione per mantenere salda la biodiversità e non ridurre il nostro suolo ad una monocoltura che lo renderebbe arido ed improduttivo. Il Lazio possiede infatti un patrimonio eccezionale che lo stato deve aiutare a preservare con incentivi ma anche leggi forti che dicano no agli ogm. Di questo parere Vittorio Cogliati Dezza presidente nazionale di Legambiente, ma anche Cristiana Avenali, consigliere regionale.
“L'agricoltura deve essere anche garanzia di tutela delle risorse naturali e del paesaggio, in misura decisamente maggiore di quanto abbia fatto nel secolo scorso- afferma proprio Dezza - è infatti possibile aumentare la produttività del suolo senza Ogm e riducendo al minimo la chimica, per garantire a tutti cibo sano e di qualità. È però una sfida che non si vince solo sul lato della produzione, ma anche modificando gli sprechi nelle filiere alimentari, i nostri stili di vita e le nostre diete.”
E su questa linea va la proposta di legge per la “filiera corta” avanzata dalla consigliera Avenali che, non solo vorrebbe privilegiare i prodotti del territorio di comprovata sostenibilità, ma vorrebbe ribadire con forza il no assoluto agli ogm anche in forma di mangime per animali.
“Gli organismi geneticamente modificati non sono infatti la soluzione alla fame nel mondo - afferma Beppe Croce autore del libro - La nostra terra potrebbe sfamare tutti se si modificasse il nostro sistema di sviluppo e si aiutassero le piccole imprese.”
L’agricoltura non può essere lasciata a se stessa: stato e cittadini devo collaborare perché dia un futuro a tutti noi. Il primo con scelte forti, i secondi modificando ad esempio le proprie diete. Ridurre il consumo di carne significa infatti liberare terreno all’agricoltura; ridurre gli sprechi, ancora, significherebbe dare da mangiare alle milioni di persone che soffrono di fame. Ogni anno, infatti, ogni italiano getta nel cestino 180 kg di cibo.