Sacchetti, esperimento al mercato di Torino: “Se fossero fuori legge ce l’avrebbero detto, no?”
Giro d’esplorazione tra i commercianti torinesi, dalle bancarelle del mercato ai punti vendita delle grandi catene d’abbigliamento europee. Guadagna punti la carta, soprattutto nei negozi di vestiario, ma nei mercati è la plastica leggera a regnare incontrastata. Tra gli ambulanti la nuova legge è ancora sconosciuta
09 September, 2014
Dopo sette anni di battaglie legali, retromarce e bozze di decreto, la legge che proibisce la commercializzazione dei sacchetti di plastica usa e getta non compostabili è arrivata in Gazzetta Ufficiale, rendendo possibile l’applicazione delle sanzioni per i trasgressori. Sanzioni piuttosto salate – dai 2.500 ai 25.000 euro, moltiplicabili fino a 100.000 in caso di quantità ingenti – che possono essere comminate anche nel caso in cui i sacchetti vengano ceduti gratuitamente dall’esercente, di cui tuttavia la maggior parte degli ambulanti ignora completamente l’esistenza.
Abbiamo provato a fare un “giro d’esplorazione” fra gli ambulanti di uno dei principali mercati di Torino, dove le merci acquistate – alimentari e non – vengono regolarmente imbustate in sacchetti di plastica ultraleggeri, vietati dalla nuova legge. Nessuno dei venditori con cui abbiamo parlato era a conoscenza del decreto. Gli ambulanti si riforniscono abitualmente dai rivenditori di sacchetti che li contattano direttamente al mercato, e ci hanno riferito di non essere mai stati informati della possibilità di incorrere in sanzioni, né dai fornitori né tantomeno dai vigili urbani.
Di sacchetti compostabili, o sufficientemente spessi da poter essere considerati riutilizzabili (100/200 micron per i manici esterni, 60/100 micron per manici a fagiolo), neanche l’ombra.
Spostandoci tra i negozianti delle vie attigue al mercato, la situazione cambia, ma fino a un certo punto. Tra i piccoli commercianti in proprio si trova principalmente plastica, e in qualche caso plastica additivata, anche questa messa fuori legge dal decreto, mentre la maggior parte delle catene in franchising – soprattutto del settore moda – ha adottato la carta, che invece non rientra nel bando. In molti di questi marchi però, nel caso in cui l’acquisto del cliente sia di dimensioni ridotte, al posto del sacchetto di carta viene consegnato un sacchettino di plastica con manico a fagiolo, ultraleggero e fuorilegge.
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