Torino, la petizione del comitato "Salviamo corso Marconi" ha raggiunto le mille firme
Il comitato "Salviamo corso Marconi" ha lanciato su change.org una petizione per la salvaguardia di uno dei viali alberati, quello di corso Marconi, più antichi di Torino. La petizione ha raggiunto le mille firme auspicate dal comitato che invierà la richiesta al sindaco Fassino, al Mibact e alla Soprintendenza
24 September, 2014
Ha raccolto più di 1000 firme la petizione su change.org lanciata da Umberto Capra del Comitato “Salviamo corso Marconi”. Il comitato nato con la volontà di contrastare l'abbattimento di alberi lungo il viale sotto il quale è prevista la costruzione di un parcheggio sotterraneo pertinenziale.
“Sì al paesaggio, sì alla storia, sì all'ambiente pulito, sì all'ombra, alla bellezza e alla sostenibilità”. Con queste parole i membri del comitato di corso Marconi esprimono la loro disapprovazione ad un progetto che prevede una totale trasformazione dell'area con la costruzione di un autosilo di due piani con 229 posti, con una riqualificazione completa e la creazione di una "rambla" pedonale nel centro carreggiata con pista ciclabile. Non è il progetto in sé ad essere contestato – spiega il comitato – ma la decisione di eliminare 59 alberi, alcuni dei quali verranno abbattuti e mentre altri trasferiti in altre sedi.
Ora che il traguardo delle mille firme è stato raggiunto i promotori della petizione consegneranno la richiesta al sindaco Fassino, al ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini e al Soprintendente dei Beni Architettonici e Paesaggistici Luca Rinaldi per evitare che lo storico viale storico venga modificato e che lo storico viale alberato più antico di Torino subisca modifiche.
Ecco il testo della petizione:
"Al Sindaco di Torino dott. Piero Fassino, Città di Torino, al Ministro MIBACT avv. Dario Franceschini, Ministero dei Beni e della Attività Culturali e del Turismo al Soprintendente per Torino arch. Luca Rinaldi, Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici
Chiediamo al Sindaco Fassino di fermare la compromissione dello storico viale alberato di Corso Marconi"
I motivi per i quali il comitato di "Salviamo corso Marconi" non rientrano in una preconcetta "avversione alla costruzione del parcheggio" né è basta su sentimenti nostalgici.
Come si legge sul sito:
"Il corso è uno dei più antichi di Torino, rappresentato nelle vedute di fine seicento del Theatrum Sabaudiae, importante, allora come adesso, per la sua funzione di collegamento, con scenografiche quinte verdi, castello del Valentino con la chiesa di San Salvario (già San Salvatore), che gli alti e frondosi alberi “stringono un cannocchiale prospettico”.
Per lo scavo del parcheggio (posto nel tratto tra via Madama Cristina e Corso D’Azeglio)gli ippocastani verranno rimossi: i 23 più vecchi (e più grandi) saranno abbattuti; i 28 più piccoli trapiantati al Valentino, operazione costosa e ad alto rischio per la loro sopravvivenza (già ora quel tratto d’alberata non è in buone
condizioni e richiederebbe invece migliori cure).
A fine lavori verrebbero piantati nuovi alberi, ma su una soletta, in vasconi di cemento. Tanta la chioma, tante le radici: ma così avranno uno spazio molto limitato, e di conseguenza non saranno mai alberi di alto fusto. Si vedano le betulline di piazza Valdo Fusi, trapiantate nel 2005 e che, nonostante siano alberi che crescono rapidamente, sono tutt'ora piccole e smilze e destinate a restare tali".
E poi il problema della falda...
"Qui non c’è solo l’acqua del Po in cui si specchia il castello del Valentino: tutta la zona è ricca di acque e in particolare di una falda
poco profonda ma possente, come mostrò un carotaggio eseguito in corso Marconi all’angolo con via Madama, sotto la quale era previsto passasse il vecchio tracciato della metropolitana. La metro è poi stata realizzata più su, sotto via Nizza, a 500 metri di distanza. Per il parcheggio nessuno studio per valutare i problemi idrogeologici, che potrebbero generare grandi disagi. Tecnicamente non è certo impossibile realizzare un cassone di cemento impermeabile anche se immerso in un
corso d’acqua: il problema è che l’acqua scacciata verrebbe spinta a cercarsi un altro corso. I casi, anche recenti e in città, di allagamenti di cantine causati da manufatti simili, dovrebbero insegnare qualcosa. E rappresentano un rischio di costo aggiuntivo. Non sono state eseguite verifiche geotecniche, non ci sono in allegate al bando. Oppure non sono state rese note".
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