Il primo giorno di Uber “Non ci siamo fermati un attimo”
Torino è la quarta città in Italia che, da ieri, ha attivato Uber, l’applicazione già presente in oltre 200 città al mondo, In Italia il capoluogo piemontese è la quarta città italiana dopo Milano, Genova e Roma da La Stampa del 7.11.2014
07 November, 2014
di Nadia Ferrigo
Per Luca è la prima corsa, così quasi gli scappa da ridere quando apre la portiera e chiede: «Dove ti porto?». Ieri Uber, il servizio di trasporto tra privati made in California che sta portando scompiglio in più di duecento città al mondo, ha debuttato anche a Torino. Per entrare a far parte della comunità, da cliente, basta scaricare l’applicazione, inserire i propri dati personali e il metodo di pagamento preferito, carta di credito oppure il circuito elettronico Pay Pal. Per gli autisti, o meglio, i «driver», è appena più complesso: tutto si risolve nel giro di un’ora. «Mercoledì pomeriggio ho partecipato al colloquio, i responsabili hanno controllato fedina penale, patente e auto e ora eccomi qui - racconta Luca, studente di Architettura con un lavoro part time da fattorino -. Credo mi metterò alla guida soprattutto la sera dopo i concerti e le partite oppure nel week end, quando sono in molti a fare tardi e i mezzi pubblici scarseggiano». Paura di qualche brutto incontro? «Nessuna. Chi sale sa chi sono io, ma allo stesso tempo io posso sapere chi carico».
Tutto con il telefono
Al momento di prenotare una corsa, l’applicazione mostra sulla mappa non solo i movimenti del mezzo in arrivo e il tempo di attesa previsto, ma anche il profilo dell’autista: c’è la foto, il voto a lui assegnato dagli altri clienti, il modello della macchina, oltre al numero di telefono, con la possibilità di inviargli un messaggio diretto. Anche i «driver» sanno con chi avranno a che fare: possono consultare sul telefonino il profilo del passeggero, che una volta sceso sarà a sua volta votato: da una a cinque stelline. Sempre via telefono.
Un modo per arrotondare
Altra corsa, altra storia. «Sono a casa da qualche mese, prima lavoravo come magazziniere per una grande azienda - racconta Paolo, in strada da ieri mattina alle sette, senza aspettare più di cinque minuti tra una chiamata e l’altra -. Uber per me è una bella occasione: conosco bene la città, mi piace chiacchierare. Non so ancora quanto riuscirò a portare a casa, ma non mi preoccupo. Vedo che funziona bene e non credo sia solo perché fino a fine mese le corse sono gratuite. Non mi preoccupo di nulla, nemmeno delle multe».
Già, le multe: come è già successo a Genova nelle scorse settimane, la polizia municipale potrebbe sanzionare gli autisti esordienti per aver infranto la normativa che regola il servizio di piazza per le vetture con conducente e taxi. Così, per tutelare i suoi «driver», Uber assicura assistenza legale, oltre a nascondere agli utenti il numero di targa delle vetture. Il motivo? «Qualcuno potrebbe fare una corsa con noi solo per poi denunciarci, almeno così ci è stato spiegato - conclude Paolo -. La verità? Di questo non mi interessa, oggi sono felice: è il mio primo giorno di lavoro».