Un ciclista inglese sulle buche di Roma
Le strade (e le buche) di Roma viste da un inglese che vive a Roma e che ama andare in bicicletta. L’analisi di Steve Bell è precisa quanto impietosa e credo che i romani non potranno, purtroppo, che essere d’accordo con lui. Fateci sapere le vostre impressioni - da vociromane.corriere.it
24 November, 2014
“Non credo che nessun automobilista romano che leggerà questo post sarà sorpreso se dico che le buche nelle strade di Roma sono semplicemente incredibili. In macchina le buche sono un vero e proprio dolore, con colpi, urti, possibili danni alle ruote o addirittura alle sospensioni. Ma su una bicicletta (in particolare quelle da corsa) possono essere letali. Vorrei anche suggerire un confronto globale sul problema – io sono inglese e ho vissuto in diversi altri Paesi e guidato la mia bici in molti Paesi in tutto il mondo – quindi posso fare confronti. Con questo punto di vista posso dire categoricamente che le strade di Roma sono peggiori di quelle in India, Beirut e praticamente ogni altro Paese del Terzo mondo che ho visitato negli ultimi 5 anni. Per gli italiani, che pagano tasse da “Primo mondo” per quelle strade, penso che sentirmi dire questo dovrebbe essere scioccante e inaccettabile.
Permettetemi di tornare all’andare in bici, che è da dove provengono il mio odio e la mia paura delle buche. Se non hai mai guidato una moderna “bici da strada” sulle strade di Roma e dintorni non puoi apprezzare appieno la difficoltà e, ancora più importante, i pericoli di quello che dovrebbe essere un passatempo e sport. Le bici da corsa moderne, ruote da 23 mm comprese, sono spesso fatte di piuttosto costosa, ma delicata fibra di carbonio, che può essere facilmente danneggiata da buche anche piccole. “Chi se ne frega?”, potreste dire come un automobilista frustrato dall’irregolare zigzag dei ciclisti, apparentemente stupidi. “Chi se ne frega?”, si potrebbe gridare ai ciclisti che, per nessun motivo spiegabile, guidano in fila per due causando così un fastidioso rallentamento della circolazione. Beh, è tutto collegato, e una volta capito perché i ciclisti fanno queste “cose fastidiose” e perché questo sta accadendo sempre di più, si potrebbe realizzare che si tratta di una conseguenza delle mortali buche sulla strada: è la loro presenza che costringe i ciclisti a fare manovre tanto rischiose, (che noi non vorremmo fare!). Per comprendere il “perché” di questa apparentemente strana attività su strada, vorrei spiegare cosa significa guidare una moderna bici da strada. Durante una normale uscita di gruppo si va a circa 25 – 30 km all’ora per 3 ore. In alcuni punti i ciclisti andranno a oltre 40 km / h spesso ad una distanza di circa 10 cm (ruota a ruota) dal ciclista davanti (cui si affidano per informazioni sulla presenza di buche su strada). Se una ruota da 23 millimetri di carbonio colpisce anche una piccola buca in mezzo alla strada a circa 25 chilometri all’ora, può bucare il pneumatico, distruggere la ruota, o far andare fuori strada il ciclista. Il che può mettere a rischio la sua vita, ma i rischi aumentano esponenzialmente se tale evento accade in un gruppo di 20 corridori. I corridori fanno del loro meglio per tenere il più possibile la destra, ma se l’intero lato destro della strada è solo una massa di buche letali, sono costretti a zigzagare o a spostarsi a sinistra verso il centro della strada. Credetemi, è l’ultima cosa che un ciclista vorrebbe fare: si è praticamente senza alcuna protezione, e magari nel tragitto di una macchina in sorpasso. Ma non c’è scelta: o andare a zig zag a sinistra, o rischiare un incidente, trascinandosi magari dietro altri compagni.
In auto si possono prendere i dossi fastidiosi, ma su una bici (o anche una moto) si rischia di morire. Quindi quando vedete un gruppo di ciclisti quasi in mezzo alla strada, beh, è spesso perché ci sono così tanti dossi (spesso per interi chilometri) che l’unico modo per vedere questi pericoli è quello di uscire dalla scia del ciclista davanti in modo da poter evitare le buche che si avvicinano. Nessun ciclista lo fa volentieri: perché sa di essere in pericolo e perché rimuove il flusso di scorrimento e rende un giro di 100 km molto difficile per tutti. Quindi, anche se so che sembra così fastidioso per gli automobilisti (sono anche io un automobilista) ci sono ragioni precise per cui i ciclisti lo fanno. Il che mi riporta alle buche potenzialmente mortali in mezzo alla strada. E non solo: ci sono i banchi di sabbia che restringono la strada a condizioni estremamente pericolose, fessure strette che seguono percorsi di scarico sconnessi, riparazioni stradali così incredibilmente malfatte, che rendono la strada ancora più pericolosa di quanto non lo fosse prima. E ricordate, quei ciclisti pagano le tasse anche per avere sicurezza, ovvero superfici stradali sicure. Vado in bici sulle strade romane da quasi dieci anni e ci sono alcune note importanti, soprattutto quando si confrontano con gli altri Paesi. In primo luogo sembra proprio che in Italia le strade si costruiscano davvero male e che il fondo stradale si disintegri rapidamente perchè realizzato sul suolo o sabbia. Se piove a dirotto (come fa sempre di più a Roma), la sabbia viene lavata via creando buche di grandi dimensioni. Nel resto dell’Europa moderna non funziona così. Quello italiano non è altro che un modo economico per costruire strade, ma che poi durano poco e hanno necessità di continue riparazioni. La seconda cosa che ho notato è il modo in cui le strade vengono riparate. Nella maggior parte dei casi si tratta di un po’ di asfalto appena gettato in cima alla parte peggiore del foro che crea strade accidentate e interfacce pericolose tra la strada e il “patch”. Occorrerebbe almeno sigillare i bordi con bitumi speciali per assicurare una transizione senza problemi. Ma questo dovrebbe avvenire dopo che la strada sottostante è stata riparata correttamente. Così si va avanti con le toppe e non si fa altro che bruciare denaro pubblico. Quello che ho notato anche negli ultimi 18 mesi è che la situazione è peggiorata notevolmente. In passato c’erano tratti di strada in cattive condizioni, ma ora sono la maggioranza. Le strade sembrano essere state sistematicamente abbandonate. Si tratta di un fenomeno legato alla crisi? Forse. Ma non può essere accettabile che il denaro e il risparmio siano più importanti della vita umana e della sicurezza. Le autorità locali vanno ritenute responsabili per lo stato delle strade e per i danni che provocano.
Nella maggior parte degli altri Paesi europei (e in gran parte del mondo in via di sviluppo) una situazione del genere non sarebbe semplicemente accettabile. Nel Regno Unito, a seguito di gravi tempeste invernali, sono stati messi a disposizione degli enti locali fondi enormi per ripristinare velocemente le strade danneggiate. Perché la sicurezza stradale è ritenuta un obbligo per il gestore pubblico. Ma anche perché eventuali danni a cose o persone sarebbero puniti severamente nei tribunali. Negli Stati Uniti un caso di ferimento o di morte causati da una buca non riparata correttamente sarebbero considerati alla stregua di negligenza criminale. Perché in Italia i cittadini che pagano le tasse non hanno gli stessi diritti? Ma cosa si può fare per difendersi? Intanto ricordare che per legge si ha diritto al risarcimento per ogni danno a voi stessi o ai vostri mezzi. Chi governa il territorio ha la responsabilità di mantenere le strade in sicurezza. E’ vero che c’è la crisi, ma una fabbrica non può smettere di comprare attrezzature di sicurezza, solo perché c’è la crisi. Bisogna scattare fotografie e documentare le condizioni delle strade per inviare al Comune o a chi ne é responsabile. E’ il vostro denaro, e la vostra vita che vengono sprecati, non si può accettarlo. E’ semplicemente assurdo che nel 2014 le strade in un Paese civile moderno possano essere in questa condizione terribile. Insomma, se mi vedete o vedete altri ciclisti in mezzo alla strada , a zig – zag o in sella a fianco a fianco , c’è una buona possibilità che non siamo solo stupidi, non stiamo cercando di essere uccisi – quindi siete pregati di avere un po’ di pazienza, non suonate il clacson, non cercate di buttarci fuori strada, non urlate contro di noi”. Steve Bell]
“Non credo che nessun automobilista romano che leggerà questo post sarà sorpreso se dico che le buche nelle strade di Roma sono semplicemente incredibili. In macchina le buche sono un vero e proprio dolore, con colpi, urti, possibili danni alle ruote o addirittura alle sospensioni. Ma su una bicicletta (in particolare quelle da corsa) possono essere letali. Vorrei anche suggerire un confronto globale sul problema – io sono inglese e ho vissuto in diversi altri Paesi e guidato la mia bici in molti Paesi in tutto il mondo – quindi posso fare confronti. Con questo punto di vista posso dire categoricamente che le strade di Roma sono peggiori di quelle in India, Beirut e praticamente ogni altro Paese del Terzo mondo che ho visitato negli ultimi 5 anni. Per gli italiani, che pagano tasse da “Primo mondo” per quelle strade, penso che sentirmi dire questo dovrebbe essere scioccante e inaccettabile.
Permettetemi di tornare all’andare in bici, che è da dove provengono il mio odio e la mia paura delle buche. Se non hai mai guidato una moderna “bici da strada” sulle strade di Roma e dintorni non puoi apprezzare appieno la difficoltà e, ancora più importante, i pericoli di quello che dovrebbe essere un passatempo e sport. Le bici da corsa moderne, ruote da 23 mm comprese, sono spesso fatte di piuttosto costosa, ma delicata fibra di carbonio, che può essere facilmente danneggiata da buche anche piccole. “Chi se ne frega?”, potreste dire come un automobilista frustrato dall’irregolare zigzag dei ciclisti, apparentemente stupidi. “Chi se ne frega?”, si potrebbe gridare ai ciclisti che, per nessun motivo spiegabile, guidano in fila per due causando così un fastidioso rallentamento della circolazione. Beh, è tutto collegato, e una volta capito perché i ciclisti fanno queste “cose fastidiose” e perché questo sta accadendo sempre di più, si potrebbe realizzare che si tratta di una conseguenza delle mortali buche sulla strada: è la loro presenza che costringe i ciclisti a fare manovre tanto rischiose, (che noi non vorremmo fare!).
Per comprendere il “perché” di questa apparentemente strana attività su strada, vorrei spiegare cosa significa guidare una moderna bici da strada. Durante una normale uscita di gruppo si va a circa 25 – 30 km all’ora per 3 ore. In alcuni punti i ciclisti andranno a oltre 40 km / h spesso ad una distanza di circa 10 cm (ruota a ruota) dal ciclista davanti (cui si affidano per informazioni sulla presenza di buche su strada). Se una ruota da 23 millimetri di carbonio colpisce anche una piccola buca in mezzo alla strada a circa 25 chilometri all’ora, può bucare il pneumatico, distruggere la ruota, o far andare fuori strada il ciclista. Il che può mettere a rischio la sua vita, ma i rischi aumentano esponenzialmente se tale evento accade in un gruppo di 20 corridori.
I corridori fanno del loro meglio per tenere il più possibile la destra, ma se l’intero lato destro della strada è solo una massa di buche letali, sono costretti a zigzagare o a spostarsi a sinistra verso il centro della strada. Credetemi, è l’ultima cosa che un ciclista vorrebbe fare: si è praticamente senza alcuna protezione, e magari nel tragitto di una macchina in sorpasso. Ma non c’è scelta: o andare a zig zag a sinistra, o rischiare un incidente, trascinandosi magari dietro altri compagni. In auto si possono prendere i dossi fastidiosi, ma su una bici (o anche una moto) si rischia di morire. Quindi quando vedete un gruppo di ciclisti quasi in mezzo alla strada, beh, è spesso perché ci sono così tanti dossi (spesso per interi chilometri) che l’unico modo per vedere questi pericoli è quello di uscire dalla scia del ciclista davanti in modo da poter evitare le buche che si avvicinano. Nessun ciclista lo fa volentieri: perché sa di essere in pericolo e perché rimuove il flusso di scorrimento e rende un giro di 100 km molto difficile per tutti. Quindi, anche se so che sembra così fastidioso per gli automobilisti (sono anche io un automobilista) ci sono ragioni precise per cui i ciclisti lo fanno. Il che mi riporta alle buche potenzialmente mortali in mezzo alla strada. E non solo: ci sono i banchi di sabbia che restringono la strada a condizioni estremamente pericolose, fessure strette che seguono percorsi di scarico sconnessi, riparazioni stradali così incredibilmente malfatte, che rendono la strada ancora più pericolosa di quanto non lo fosse prima. E ricordate, quei ciclisti pagano le tasse anche per avere sicurezza, ovvero superfici stradali sicure.
Vado in bici sulle strade romane da quasi dieci anni e ci sono alcune note importanti, soprattutto quando si confrontano con gli altri Paesi. In primo luogo sembra proprio che in Italia le strade si costruiscano davvero male e che il fondo stradale si disintegri rapidamente perchè realizzato sul suolo o sabbia. Se piove a dirotto (come fa sempre di più a Roma), la sabbia viene lavata via creando buche di grandi dimensioni. Nel resto dell’Europa moderna non funziona così. Quello italiano non è altro che un modo economico per costruire strade, ma che poi durano poco e hanno necessità di continue riparazioni. La seconda cosa che ho notato è il modo in cui le strade vengono riparate. Nella maggior parte dei casi si tratta di un po’ di asfalto appena gettato in cima alla parte peggiore del foro che crea strade accidentate e interfacce pericolose tra la strada e il “patch”. Occorrerebbe almeno sigillare i bordi con bitumi speciali per assicurare una transizione senza problemi. Ma questo dovrebbe avvenire dopo che la strada sottostante è stata riparata correttamente. Così si va avanti con le toppe e non si fa altro che bruciare denaro pubblico.
Quello che ho notato anche negli ultimi 18 mesi è che la situazione è peggiorata notevolmente. In passato c’erano tratti di strada in cattive condizioni, ma ora sono la maggioranza. Le strade sembrano essere state sistematicamente abbandonate. Si tratta di un fenomeno legato alla crisi? Forse. Ma non può essere accettabile che il denaro e il risparmio siano più importanti della vita umana e della sicurezza. Le autorità locali vanno ritenute responsabili per lo stato delle strade e per i danni che provocano.
Nella maggior parte degli altri Paesi europei (e in gran parte del mondo in via di sviluppo) una situazione del genere non sarebbe semplicemente accettabile. Nel Regno Unito, a seguito di gravi tempeste invernali, sono stati messi a disposizione degli enti locali fondi enormi per ripristinare velocemente le strade danneggiate. Perché la sicurezza stradale è ritenuta un obbligo per il gestore pubblico. Ma anche perché eventuali danni a cose o persone sarebbero puniti severamente nei tribunali. Negli Stati Uniti un caso di ferimento o di morte causati da una buca non riparata correttamente sarebbero considerati alla stregua di negligenza criminale. Perché in Italia i cittadini che pagano le tasse non hanno gli stessi diritti?
Ma cosa si può fare per difendersi? Intanto ricordare che per legge si ha diritto al risarcimento per ogni danno a voi stessi o ai vostri mezzi. Chi governa il territorio ha la responsabilità di mantenere le strade in sicurezza. E’ vero che c’è la crisi, ma una fabbrica non può smettere di comprare attrezzature di sicurezza, solo perché c’è la crisi. Bisogna scattare fotografie e documentare le condizioni delle strade per inviare al Comune o a chi ne é responsabile. E’ il vostro denaro, e la vostra vita che vengono sprecati, non si può accettarlo. E’ semplicemente assurdo che nel 2014 le strade in un Paese civile moderno possano essere in questa condizione terribile.
Insomma, se mi vedete o vedete altri ciclisti in mezzo alla strada , a zig – zag o in sella a fianco a fianco , c’è una buona possibilità che non siamo solo stupidi, non stiamo cercando di essere uccisi – quindi siete pregati di avere un po’ di pazienza, non suonate il clacson, non cercate di buttarci fuori strada, non urlate contro di noi”.
Steve Bell