Cassette di plastica per l'ortofrutta, sono riciclabili o no?
Dopo un mese di frequentazione dei mercati in occasione delle Cartoniadi di Torino, è saltato fuori un dubbio osservando le numerose cassette in plastica per la frutta e la verdura. Quale destino hanno? Possono essere riciclate? Al mercato di Porta Palazzo, prima di riciclare, si pensa al riutilizzo
02 December, 2014
di Angela Conversano e Mohamed El Amrani
Che fine fanno le cassette di plastica dell'ortofrutta una volta smontati i mercati? La domanda nasce da una constatazione fatta al mercato di Porta Palazzo di Torino durante le Cartoniadi, dove alcune persone si occupano di prenderle a fine giornata e riconsegnarle ai grossisti perché le riutilizzino. Una pratica, che è perfettamente in linea con quanto indicano le direttive europee in materia di rifiuti. Il riutilizzo, infatti, sarebbe il primo passo verso una gestione migliore dei rifiuti, visto che precede la seconda, e virtuosa, pratica del riciclo.
Tuttavia non è così scontato che le cassette possano avere il “privilegio” di finire tra i rifiuti conferiti nei cassonetti della plastica. Il modo di trattare questo imballaggio, infatti risulta diverso da quello previsto per tutti gli altri oggetti in plastica. Il Consorzio per il Recupero degli imballaggi in Plastica, Co.re.pla., non si occupa della raccolta delle cassette della frutta. Ad occuparsene è, infatti, il Consorzio nazione degli imbalaggi in plastica, Co.ni.p., che recupa appunto gli imballaggi rigidi prodotti sul territorio.
Vediamo, innanzitutto, quale tipo di plastica viene utilizzata dai produttori per la realizzazione delle cassette. Si parla di “tipi” proprio perché, in base alle caratteristiche chimiche, fisiche e meccaniche, non esiste un solo tipo di plastica.
Le materie plastiche più diffuse sul mercato dei prodotti di consumo sono:
- il PE (polietilene): usato per la produzione di sacchetti, cassette, nastri adesivi, bottiglie, sacchi per la spazzatura, tubi, giocattoli, etc.
- il PP (polipropilene): utilizzato per la produzione di oggetti per l'arredamento, contenitori per alimenti, flaconi per detersivi e prodotti per l'igiene personale, moquettes, mobili da giardino, etc.
- il PVC (cloruro di polivinile): impiegato per la produzione di vaschette per le uova, tubazioni e pellicole isolanti tanto che lo si trova anche tra i muri di casa, nelle porte, nelle finestre o nelle piastrelle e, addirittura, nelle vesti di carte di credito
- il PET (polietilentereftalato): utilizzato soprattutto per le bottiglie di bibite e di acqua minerale, ma anche per la produzione di fibre sintetiche
- il PS (polistirene o meglio noto come polistirolo): usato per produrre vaschette per alimenti, posate, piatti, tappi, etc.
E le cassette per l'ortofrutta di che tipo sono? Molto spesso sono classificate con PP, in prolipropilene quindi, altre volte sono classificate con HD (o HDPE), ovvero in polietilene o polietilene ad alta densità.
In presenza di imballaggi di questo tipo, qual è il modo corretto per conferire l'imballaggio? La risposta non è unanime. A Torino, così come a Roma, per esempio, la guida al corretto conferimento indica di portarlo presso gli ecocentri presenti in città; in altre città invece, come ad esempio Milano, all'interno del cassonetto della plastica.
Questo materiale, dal valore di 200 euro a tonnellata, non essendo gestito direttamente da Co.re.pla, non apporta da un punto di vista economico, un beneficio ai comuni italiani, ma lo apporta invece all'ambiente. Alla domanda posta dunque dal titolo dell'articolo, la risposta è “Sì. Le cassette di plastica sono riciclabili, al di là del tipo di materia da cui sono composte”.
Per questo, fermo restando che, essendo un potenziale rifiuto di valore non va mai conferito nell'indifferenziato, il cittadino può decidere se conferirlo nel cassonetto della plastica più vicino o, in caso di grandi quantità, presso i centri di raccolta o ecocentri.