"Subito delitti ambientali nel Codice Penale", la petizione promossa da Legambiente e Libera
A febbraio la Camera ha approvato l'inserimento di quattro delitti ambientali nel Codice penale: inquinamento e disastro ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo e impedimento al controllo. Da allora il testo è fermo al Senato. Legambiente e Libera hanno promosso una petizione per chiedere che venga approvato il testo
16 December, 2014
“Chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza, chi inquina l'ambiente commette reati risolvibili pagando un riarcimento”. Parte da un assunto così semplice la petizione firmata da associazioni, comitati, cittadini e enti, tra cui Legambiente e Libera, per chiedere di riportare all'attenzione il disegno di legge sull'introduzione dei delitti ambientali nel Codice penale.
Ad oggi, infatti, non esiste un reato che punisca chi si rende
protagonista di danni all'ambiente, anche se un primo passo era stato fatto nel febbraio 2014, quando la Camera dei deputati aveva approvato un disegno di legge che inserisce quattro delitti ambientali nel Codice penale. Si tratta di inquinamento e disastro ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo e impedimento al controllo. Il testo, però, è fermo da mesi al Senato per alcuni limiti tecnici che, secondo le associazioni, sarebbero facilmente superabili con poche modifiche.
Allo stato attuale il reato di disastro ambientale è presente nell'articolo 434 del Codice Penale, che recita: “Chiunque, fuori dei casi preveduti dagli articoli precedenti, commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o di una parte di essa ovvero un altro disastro è punito, se dal fatto deriva pericolo per la pubblica incolumità, con la reclusione da uno a cinque anni. La pena è della reclusione da tre a dodici anni se il crollo o il disastro avviene”.
Un testo che comporta che il reato debba essere stato compiuto e che termini nel momento in cui cessa la “condotta antigiuridica”, lasciando ancora molte questioni insolute. Dal febbraio 2014 nulla si è mosso e il disegno di legge è fermo in Senato e ancora la pena può essere scontata con un risarcimento economico o, come per il caso Eternit, spesso va in prescrizione.
Ecco il testo della petizione, che potete firmare qui e che chiede di inserire nel Codice Penale il reato di delitto ambientale:
"L’Italia ha bisogno di una vera e propria riforma di civiltà, che sanerebbe una gravissima anomalia: oggi chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza perché commette un delitto, quello di furto, mentre chi inquina l’ambiente no, visto che nella peggiore delle ipotesi si rende responsabile di reati di natura contravvenzionale, risolvibili pagando un’ammenda quando non vanno – come capita molto spesso – in prescrizione. Non esistono nel nostro Codice penale, infatti, né il delitto di inquinamento né tantomeno quello di disastro ambientale. Uno squilibrio di sanzione anacronistico, insostenibile e a danno dell’intero Paese, che garantisce spesso l’impunità totale agli ecocriminali e agli ecomafiosi.
Oggi, finalmente, siamo vicini a una svolta. Nel febbraio 2014, infatti, la Camera dei deputati ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge che inserisce 4 delitti ambientali nel nostro Codice penale: inquinamento e disastro ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo e impedimento al controllo. Il testo, però, è inspiegabilmente fermo da mesi al Senato, per alcuni limiti tecnici che sarebbero facilmente superabili con poche modifiche. Approvarlo prima possibile rappresenterebbe, invece, una pietra miliare nella lotta alla criminalità ambientale, garantendo una tutela penale dell’ambiente degna di questo nome e, soprattutto, assicurando strumenti investigativi fondamentali per le forze dell’ordine e la magistratura. Serve un ultimo sforzo, perché non c’è più tempo da perdere. In nome di quel popolo inquinato che attende da troppo tempo giustizia, è giunto il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilità davanti al Paese".
Tra i primi firmatari della petizione:
Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente
Luigi Ciotti, presidente Libera
Vincenzo Vizioli, presidente Aiab
Fulvio Aurora, segretario AIEA - Associazione italiana esposti amianto
Francesca Chiavacci, presidente Arci
Dino Scanavino, presidente Cia - Confederazione italiana agricoltori
Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti
Natale Belosi, coordinatore comitato scientifico Ecoistituto di Faenza
Andrea Carandini, presidente Fai - Fondo Ambiente Italia
Filippo Brandolini, presidente Federambiente
Forum italiano dei movimenti per l’acqua
Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia
Gianluca Felicetti, presidente Lav
Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club
Link Coordinamento Universitario
Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu
Roberto Romizi, presidente Medici per l’ambiente - Isde Italia
Piergiorgio Duca, presidente Medicina Democratica
Rete della Conoscenza
Beniamino Ginatempo, presidente Rifiuti Zero Sicilia
Franco Iseppi, presidente Touring Club Italiano
Unione degli Studenti
Donatella Bianchi, presidente WWF Italia
Rossano Ercolini, presidente Zero Waste Italy
(Fonte foto peacelink.it)