La rabbia dei tassisti contro “Uber”. Tre auto accerchiate
Gomme tagliate e proteste all’uscita di un teatro – da La Stampa del 21.01.2015
21 January, 2015
di Federico Genta e Lodovico Poletto
La rivolta era nell’aria. «Uber ci uccide» dicevano i taxisti qualche settimana fa. E ieri sera è esplosa la protesta. Rumorosa, affollata. A due passi dal centro. Un centinaio di taxisti si sono presentati davanti al teatro Colosseo di via Madama Cristina. C’era lo spettacolo di Claudio Bisio. Lo avevano pubblicizzato così: «Trasporto gratis con Uber pop». E il popolo delle auto di piazza si è mosso in blocco al termine della performance. Cento taxi hanno invaso la strada. Hanno bloccato le auto del trasporto privato («Tanto li conosciamo tutti») e hanno dato vita alla protesta più clamorosa contro Uber che sia mai stata inscenata in Italia. Violenta? No. Ma di certo animata: «Perché questa gente ci ruba il pane. Sono illegali, non garantiscono la sicurezza dei clienti. E intanto le autorità stanno a guardare».
Alle undici di sera via Madama Cristina diventa il palcoscenico dove si mescola rabbia e frustrazione. I taxisti arrivano in massa. Colonne di auto che si fanno largo nel traffico, che affiancano gli «abusivi». Finiscono nella rete in tre. Che si rifugiano in auto. Non accennano neanche ad uscire, perché fuori l’atmosfera è calda. E, forse, basterebbe una parola per accendere ancora di più gli animi. Claudio Bisio se ne va via a piedi, senza che nessuno se ne accorga. Un paio di clienti già a bordo dell’auto vengono fatti scendere: «Loro non vi possono portare a casa, piuttosto lo facciamo noi e gratuitamente». Proteste. Polemiche. Qualcuno alza la voce. Ma è comprensibile in una serata così. «È il flash mob della nostra disperazione», dice un taxista. «È il modo che abbiamo scelto per farci sentire dalle autorità. Questo problema non può più essere ignorato», tuona Federico Rolando, sindacalista di lungo corso e da sempre in prima fila.
Arriva una pattuglia della Digos. Ci vogliono i distintivi e tanta pazienza dei poliziotti per calmare un po’ gli animi. Ma la tensione resta ancora alta. Tram bloccati. Traffico in tilt. I clienti dei bar e delle pizzerie che si affacciano sulla strada: «Che sta capitando? Hanno investito qualcuno?».
Davanti al teatro Colosseo c’è una discussione. Qualcuno accusa i taxisti: «Avete lanciato bottiglie contro le vetrate, vergogna». «Non siamo stati noi. È stato un autista di Uber che è scappato quando ci ha visti arrivare e ha cercato di darci la colpa. Lo abbiamo inseguito, ma ci è scappato». Curiosi che si mescolano a chi protesta. Automobilisti che cambiano strada, altri taxi che arrivano. «E pazienza se per un’ora in giro ci sono poche auto di piazza. Noi siamo qui per difendere il nostro futuro e quello delle nostre famiglie che campano solo grazie al nostro lavoro, altro che quelli che magari fanno pure un secondo lavoro».
Qualcuno già ricorda che a Torino sono state sequestrate tre automobili ad autisti di Uber. Tre. E stasera gli autisti delle auto bianche vorrebbero che le forze dell’ordine facessero il bis. «Confiscatele, non fateli più andare via». La Digos media, cerca di calmare gli animi più esagitati. I poliziotti in divisa arrivati con le volanti contribuiscono ad abbassare la tensione. I conducenti di Uber bloccati in auto adesso scendono: «Ma teneteli lontano». «Mi hanno dato dei calci sulla portiera», si lamenta uno di loro. «A me hanno bucato una ruota», insiste un altro. Verbali e polemiche e gente infuriata: «Ma perché non ci fanno passare? Noi stiamo andando a casa. Che c’entriamo con tutto questo?». Quando manca poco alla mezzanotte in strada è tornata la calma. Via i conducenti di Uber, via i taxisti. Restano gli echi della protesta: «Se non facciamo così ci faranno morire. Noi paghiamo le tasse, investiamo denaro e guadagniamo pochissimo. Non siamo banditi. Siamo gente che difende il proprio lavoro».