“Uber è fuorilegge Il Prefetto intervenga o i taxi scioperano”
Respinte le proposte di mediazione della Sala Rossa da La Stampa del 27.01.15
27 January, 2015
di Beppe Minello
Dalla Sala Rossa, almeno da parte della maggioranza, era partito un ramoscello d’ulivo per provare a trovare un’intesa fra i taxisti e i driver di Uber pop: «Si siedano attorno a un tavolo e provino a collaborare, non si può fermare l’oceano con le mani» era stata la proposta emersa dal dibattito innescato dai fatti del Teatro Colosseo (tre driver di Uber accerchiati e minacciati dai taxisti) dove l’oceano è la metaforica immagine del nuovo che avanza. «Non ci siederemo mai attorno a un tavolo con chi viola la legge» è stata la replica a stretto giro di posta arrivata dal portavoce delle 14 sigle di taxisti torinesi, Rolando. Non solo, i taxisti minacciano uno sciopero, anzi «un fermo locale di categoria», se il Prefetto non li incontrerà - come richiesto giusto ieri mattina - insieme con vigili, carabinieri e poliziotti con i quali affrontare i fuorilegge di Uber.
Muro contro muro
Insomma, un muro contro muro. Un po’ come in Sala Rossa, con il centrodestra schierato con i 1500 taxisti (Paola Ambrogio di Fratelli d’Italia, il leghista Ricca e Tronzano di Forza Italia in prima fila), pronti a difendere con le unghie e con i denti un servizio storico contro la novità mondiale di Uber pop, che sarà anche illegale «ma in questo momento - ha detto Marrone, pure lui di Fd’I, per dimostrare la necessità di misure più dure da parte del Comune - ci sono otto auto di Uber nei dintorni di Palazzo Civico. Escludendo che vogliano accerchiarci, non resta l’ipotesi che stiano lavorando». Parole arrivate dopo quelle dell’assessore ai vigili, Giuliana Tedesco, competente per materia e istituzionalmente prudente, che s’era limitata a ribadire il fatto che Uber, stante la legislazione vigente, viola più di un articolo del Codice della Strada, «ma è necessario che il Governo adegui le leggi». Dario Troiano, capogruppo dei Moderati, con Muzzarelli, Magliano dell’Ncd e Giuseppe Sbriglio, dell’omonimo gruppo, hanno approfondito il concetto.
«Come negli Usa»
«Negli Stati Uniti, dove peraltro nasce Uber, ci sono state battaglie feroci con l’innovativa app. Tutto inutile: alla fine a Washington come a San Francisco taxisti e Uber si sono seduti attorno a un tavolo e hanno cercato un modo per convivere», ha ricordato Troiano sottolineando le anomalie fiscali di un’impresa che lascia ben poco in Italia. Insomma, ragionando su cosa chiede il mercato forse sarebbe possibile trovare un modus operandi che vada a vantaggio di tutti «perché qui si parla dei diritti dei taxisti ed è giusto: ma qualcuno difende gli interessi dei cittadini? Dei giovani che sui taxi non salgono perché sono cari?» ha chiesto Sbriglio. Magliano, emanazione torinese del ministro Lupi, ha sottolineato le innovazioni introdotte da Uber pop, tutte rivolte al cliente che può dare «il voto al servizio ricevuto e il driver che viene bocciato rischia la “licenza”. Se penso ai tanti taxi sporchi che ho preso o a quegli autisti che tengono alta la radio e non mi permettono di telefonare...». Ancora Muzzarelli: «Il servizio taxi e il servizio Uber potrebbero diventare complementari nell’ambito del sistema di trasporti urbano e questo andrebbe a vantaggio dell’utente».