Il Tar colpisce ancora: bocciato aumento strisce blu di Roma
Alcuni giorni fa la bocciatura della delibera per l'espansione dalla Ztl, ieri invece il Tar del Lazio ha accolto l'ulteriore ricorso del Codacons che ha chiesto che venga revocato l'aumento delle strisce blu
18 March, 2015
Dopo quella sull’estensione della ZTL arriva una nuova bocciatura da parte del Tar del Lazio. Colpiti questa volta gli aumenti delle strisce blu decisi con l’ultimo PGTU emanato a settembre 2014.
Con l’aumento erano anche state eliminate le agevolazioni sia giornaliere che mensili e sembra che ora anche queste verranno reintrodotte. Il ricorso era stato presentato dal Codacons facendo leva sui danni che avrebbero ricevuto le attività commerciali del centro di Roma e soprattutto sul fatto che il sistema del trasporto pubblico della capitale non sia in grado di sostituirsi realmente a quello privato.
Immediata la reazione del Campidoglio che prometto un ricorso al Consiglio di Stato
“ Il TAR in questa occasione – dichiara Guido Improta assessore alla mobilità di Roma - si spinge a compiere delle valutazioni politiche che non ci convincono proprio. Infatti, mentre da un lato accetta il fatto che le strisce blu costituiscano un elemento essenziale per la limitazione della circolazione, dall’altro dice che dobbiamo tener conto delle abitudini dei cittadini all’uso dei mezzi pubblici che, in una città con 2,8 milioni di veicoli, sono evidentemente da modificare se non da costruire a partire da un diverso approccio culturale al tema della mobilità”.
“I provvedimenti che stiamo adottando - prosegue Improta - sono finalizzati al miglioramento strutturale delle condizioni di vita dei romani, a partire dagli aspetti ambientali. Inoltre, lo stesso TAR non tiene in considerazione i soli 70.000 stalli effettivamente disponibili per la sosta tariffata e le ripercussioni sulla velocità commerciale del trasporto pubblico determinati dalla densità del traffico e dal fenomeno della sosta vietata”.
“Proporremo pertanto – conclude - ricorso al Consiglio di Stato verso una sentenza che è culturalmente sbagliata”.