Il rapporto Arpa sull'università “Da bonificare altre quindici sedi”
Da Palazzo Campana a via Giuria il materiale pericoloso c’è: ma non si sa esattamente in quali punti e sotto che forma - da La Repubblica 21.04.2015
21 April, 2015
di Ottavia Giustetti
Nel lungo elenco allegato alla convenzione firmata a ottobre scorso tra Università e Agenzia regionale per la protezione ambientale per la mappatura di tutti gli edifici e della presenza di manufatti in amianto sono indicate come «sospette » dallo stesso ateneo sedi come Palazzo Campana, il complesso di palazzi di Fisica e Chimica in via Pietro Giuria, gli ospedali, dalle Molinette al Regina Margherita, fino addirittura all’Orto botanico. L’amianto c’è ma non si sa esattamente dove né in che forma. E soprattutto non si sa dove sia necessario intervenire con la rimozione e dove, invece, si possa solo sorvegliare con una regolare manutenzione sufficiente a garantire la sicurezza delle persone che abitano quei palazzi.
È proprio con l’idea di mettere insieme le informazioni in modo completo una volta per tutte che era nata la convenzione tra Università e Arpa. Un accordo da 470mila euro per tre anni di collaborazione che però sta mettendo in grave imbarazzo l’ente regionale diretto da Angelo Robotto, il quale ha sottoscritto un contratto con l’ateneo col quale si impegna a mantenere riservati i dati che emergono dalla mappatura degli edifici. I tecnici dell’Arpa, infatti, hanno il ruolo di pubblici ufficiali e come tali hanno l’obbligo di informare l’Asl quando individuano sitazioni critiche per la sicurezza dei lavoratori e degli utenti come in questo caso la presenza di amianto.
Già nel’autunno scorso, quando l’accordo veniva ratificato tra i due enti, il rappresentante sindacale dell’azienda per la Cgil segnalava questa anomalia e chiedeva che la convenzione venisse corretta nei passaggi in cui si garantiva la riservatezza per evidente conflitto di interessi tra le attività da contratto e quelle istituzionali dell’Agenzia. «È noto infatti che il personaleinteressato dalla Convenzione - scriveva Flc Cgil - svolge compiti di controllo e verifica sul tema dell’amianto sia come Arpa che a supporto delle Asl territorialmente competenti ». L’inchiesta del procuratore Raffaele Guariniello, che ha indagato il rettore Gianmaria Ajani per rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, sta cercandodi chiarire anche questo punto: se questa clausola del contratto abbia avuto l’effetto di tardare in qualche modo le segnalazioni ufficiali. Mentre dai vertici dell’Arpa smentiscono che quello fosse il senso dell’accordo: maidicono - si sarebbe chiesto ai dipendenti di venire meno ai propri doveri di pubblici ufficiali.
Certo è, comunque, che sia ieri sia sabato scorso gli esperti di amianto regionali incaricati della mappatura hanno annullato l’appuntamento con i dirigenti dell’Università che stanno cercando di gestire l’emergenza. Una decisione, questa, che ha generato ulteriore caos mentre la polizia giudiziaria inviata dalla procura sequestrava centinaia di documenti dagli uffici del Rettorato per ricostruire l’intera storia del problema amianto a Palazzo Nuovo. Amianto che, appunto, sarebbe presente anche in altre strutture dell’edificio oltre a quelle già comunicate ufficialmente come le scale e i depositi e qualche ufficio ai piani alti. La notizia spiegherebbe anche la ragione per cui il rettore abbia deciso, in autonomia, di chiudere l’intero palazzo con guai logistici non da poco quando lo Spresal al termine del sopralluogo mercoledì ha consegnato il primo verbale.
«L’Ateneo nel primo pomeriggio di venerdì 17 aprile ha ricevuto una comunicazione dall’Arpa con la quale è stata trasmessa una prima serie di dati relativi ai campionamenti su manufatti effettuati nell’ambito della convenzione a suo tempo sottoscritta - ha comunicato l’Università ieri - Tali informazioni, per essere tradotte in piani operativi di intervento, richiedono ulteriori elementi di conoscenza che sono stati richiesti ad Arpa».
Oggi, finalmente, dovrebbero arrivare le prime decisioni.
(foto di Marco Plassio)