Rifiuti nelle grandi città, i costi per abitante a confronto (prima bozza)
Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna e Bari a confronto: da Roma (302 €) a Bologna (173 €) la differenza è significativa ma i fattori da valutare sono molti
28 July, 2015
Sulla scia delle polemiche sulla gestione dei rifiuti nella
Capitale, abbiamo provato a fare un confronto del costo
della gestione rifiuti in sei città italiane: Roma,
Milano, Torino, Genova, Bologna e Bari.
ATTENZIONE NOTA DI VENERDI MATTINA 31 LUGLIO STIAMO RIVEDENDO ALCUNI PASSAGGI ALLA LUCE DI
PRECISAZIONI DI AMIAT, vai alla seconda edizione riveduta
Determinare quale delle città prese in considerazione sia la più virtuosa non è cosa semplice e non è lo scopo di questa analisi, perché i fattori in campo dipendono dal costo di gestione o dal lavoro svolto dalle aziende (pubbliche, private o miste all'italiana) e anche dalle politiche ambientali intraprese dalle municipalità nel lungo periodo e dalle strategie messe in campo e dai rapporti tra i Comuni e le Aziende.
Per il confronto sono stati utilizzati i dati, del 2014, relativi al costo del servizio nel 2014 per la gestione e raccolta e pulizia dei rifiuti (che per legge deve essere coperto interamente dalla TaRi – tassa sui rifiuti-), la popolazione, la produzione totale dei rifiuti, la produzione di rifiuti differenziati e la percentuale della raccolta differenziata.
Prima di tutto c'è un dato: nessuna delle città prese in considerazione raggiunge gli obiettivi di legge e quelli fissati dalla Comunità europea, nessuna delle città in esame quindi raggiunge il 65% di raccolta differenziata, obiettivo minimo che doveva essere raggiunto a fine 2012. Quindi da questo punto di vista nessuna delle città può considerarsi virtuosa.
Il servizio di gestione e raccolta rifiuti è simile in tutte le città, infatti in tutte esiste un servizio che affianca alla raccolta stradale il “porta a porta”. Ci sono realtà come quella di Milano dove il “porta a porta” è spinto e generalizzato e serve un bacino d'utenza maggiore e le altre che, senza grosse modifiche ai contratti stipulati con le aziende, stanno via via potenziando il “porta a porta”, ognuna con le proprie tipicità, ma tutte stanno investendo nell'unica modalità di raccolta che assicura una buona percentuale di raccolta differenziata con una altrettanto buona qualità dei materiali raccolti, sulla scia del nuovo accordo Anci–Conai.
Tenendo conto che il servizio comprende anche la pulizia e non solo la raccolta, confrontiamo i dati relativi per capirci qualcosa in più:
Roma, con una popolazione di 2.627.000 abitanti produce 1.728.000 tonnellate di rifiuti, delle quali 648.000 tonnellate di rifiuti differenziati pari al 43% di raccolta differenziata. Il costo del servizio è pari a 793.706.464 € ed è effettuato da AMA Roma S.p.a., quindi nella capitale ogni cittadino spende mediamente 302 € all'anno per il servizio. Analizzando i dati romani si evince che ogni tonnellata di rifiuto gestito costa 459 €. Come si può vedere la produzione di rifiuti è abnorme e sicuramente è dovuta ad altri, oltre agli abitanti.
Milano. Popolazione 1.338.264 abitanti che producono 665.641 tonnellate di rifiuti, di cui 335.726 tonnellate di rifiuti differenziati con una percentuale di raccolta differenziata pari al 50,44%. Il costo del servizio è di 302.615.381 € svolto da AMSA S.p.a., e ogni milanese spende in media 226 € l'anno. Per la gestione e lo smaltimento di una tonnellata vengono spesi 454 €.
Torino. Popolazione di 870.702 abitanti che producono 413.309 tonnellate di rifiuti, dei quali 167.002 tonnellate di rifiuti differenziati con una percentuale di raccolta differenziata pari al 40,41%. Il costo del servizio è pari a quasi 205.000.000 € e viene effettuato da AMIAT S.p.a., con un costo medio a cittadino di 235 € e di 496€ per la raccolta e smaltimento di una tonnellata di rifiuti. Ma attenzione - ULTIMORA- l'amministratore delegato Amiat precisa che il contratto di servizio è solo di 161 milioni più 10% di Iva e che la cifra di 205 comprende spese di uffici comunali che sovrintendono alla Tarsu, che invece altri comuni non calcolano.
Genova, con una popolazione pari a 591.370 abitanti produce 313.000 tonnellate di rifiuti, dei quali 106.000 tonnellate sono di rifiuti indifferenziati con una percentuale di raccolta differenziata al 33,9%. Il servizio di raccolta e smaltimento costa 126.555.000 € ed è la AMIU S.p.a. che se ne occupa e il costo medio per ogni cittadino è di 214 €, mentre la gestione di una tonnellata di rifiuto costa 404 €.
Bologna. Popolazione 386.298 abitanti che produce 204.491 tonnellate di rifiuti, delle quali 80.205 di rifiuti differenziati con una percentuale di raccolta differenziata del 41%. Il servizio di gestione dei rifiuti costa alle casse comunali 66.879.115 € ed è effettuato dal Gruppo HERA. Ogni cittadino spende in media 173 € l'anno e il costa della gestione di una tonnellata è pari a 327 €.
Bari, con una popolazione di 327.270 abitanti produce 187.843 tonnellate di rifiuti, di cui 54.128 tonnellate di materiale differenziato con una percentuale di raccolta differenziata pari al 28,82%. Il servizio di gestione rifiuti costa ai baresi 63.200.000 € ed è la AMIU Puglia a svolgerlo, dove il costo medio per ogni cittadino è di 193 € all'anno e la spesa per la gestione di una tonnellata è pari a 336 €.
Da questi dati si deduce che il cittadino romano sarebbe quello che paga di più il servizio di gestione e raccolta rifiuti, con un contributo medio annuo di 302 €, mentre gli abitanti delle altre città pagano decisamente meno, sfatando il mito dei torinesi che, stando alla polemica politica tutta interna al consiglio comunale sabaudo, credono di pagare il servizio più caro d'Italia ma nella realtà pagano 235€, ovvero un quarto in meno dei romani. A pagare meno sono i bolognesi con un costo medio di 173 € a cittadino, il 43% in meno dei romani.
Un elemento da approfondire è però quello degli sforzi o dei costi dei cittadini, per esempio: se a Milano i condomini pagano un addetto per portare fuori i sacchi mentre magari a Torino Amiat entra nei cortili..
Se si analizza il costo di gestione di ogni tonnellata, quindi da quando viene raccolta fino a quando non finisce in discarica o termovalorizzata, qualcosa cambia. Questa valutazione è però da prendere solo come suggestione, perchè al calo dei rifiuti - come auspicato da Unione Europea- solo parzialmente può corrispondere un calo dei costi . La “monnezza” più cara in quest'ottica sarebbe quella di Torino il cui costo è di 496 €, a seguire Roma (459€), Milano (454€), Genova (404€), Bari (336€) e Bologna (327€).
Bologna si conferma la città con i costi più bassi e a seguire Bari, mentre le altre città hanno dei costi più alti non giustificati da una altrettanto alta percentuale di raccolta differenziata, eccezion fatta per la città di Milano che nel 2014 ha superato il 50%.
Capire il perché di questa differenza di costi, rispetto ad un servizio pressoché simile e con risultati in alcuni casi identici, non è semplice. Ad incidere sicuramente, oltre ai costi del personale che si presuppongono uguali – in proporzione – in virtù dei contratti collettivi nazionali, sono i costi dovuti allo smaltimento del rifiuto ad incidere. Se i rifiuti differenziati sono un valore economico aggiunto che dai consorzi di recupero rientra direttamente nelle casse dei comuni, quello indifferenziato è un semplice costo perché il rifiuto deve essere smaltito in discarica o termovalorizzato e i costi variano da discarica a discarica e da inceneritore a inceneritore, anche se per molte delle città prese in esame, sono le stesse aziende che gestiscono il servizio ad essere proprietarie di discariche e termovalorizzatori. Quindi maggiori saranno gli sforzi (e i costi) per aumentare i volumi e le percentuali della raccolta differenziata maggiori saranno i benefici, e non solo per le tasche dei cittadini.