Ai 18enni non interessa (più) prendere la patente
"Guidare la macchina non è più rito di passaggio: i ragazzi preferiscono spostarsi in bicicletta e «viaggiano» grazie alla Rete". L'articolo del Corriere conferma l'intuizione avuta da Eco dalle Città, col progetto Giovani&Senzamotori - da CORRIERE.IT del 22.09.2015
22 September, 2015
di Elvira Serra
Segnava il passaggio alla maturità. Una volta. Quando non serviva nemmeno fare scuola guida: ci si affidava al padre o al fratello maggiore sulle strade di campagna. Solo in città il corso diventava obbligatorio, ma per una questione di spazio e di tempo. Non cambiava mai il rituale, a Nord o a Sud, appena compiuti i diciott’anni. E ogni mese di ritardo veniva guardato con sospetto.
Da simbolo di libertà e indipendenza, oggi la patente è diventata uno strumento. E pazienza se intere generazioni si sono formate sull’epica di canzoni o film in cui il futuro si agguantava su quattro ruote. Forse Bruce Springsteen avrebbe potuto scrivere Thunder Road su un volo low cost ? O George Lucas far girare i protagonisti di American Graffiti in sella a fiammanti biciclette?
Eppure dalla Francia all’Italia, dagli Stati Uniti all’Inghilterra, il messaggio è chiaro. Alla proposta dei genitori di regalare la patente per la maggiore età, la risposta dei figli è la stessa: «Anche no, grazie». Le Monde se ne è appena occupato, per raccontare il calo dei ventenni che usano la macchina e che ai diciott’anni, appunto, chiedono un computer di ultima generazione, uno smartphone o, piuttosto, una bici a scatto fisso, preziosa in città sempre più sensibili contro l’inquinamento. Un fenomeno ormai internazionale: un paio d’anni fa il New York Times scrisse che nella Grande Mela appena la metà dei diciannovenni aveva la patente, contro i due terzi del 1998. Andamento in linea con Londra, Berlino, Tokyo, Barcellona, Montréal. E anche Italia. «Qualche giorno fa, alla Fia Mobility Conference di Londra, abbiamo affrontato il tema della disaffezione dei giovani verso l’auto. Ogni Paese ha assistito a un forte calo, dovuto alla crisi e al cambiamento degli stereotipi sulla maggiore età. A livello europeo prevale il concetto di condivisione», spiega Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club d’Italia, che snocciola dati per lui poco incoraggianti: rispetto al ‘92, nel 2012 le patenti B sono crollate del 39%, quelle A del cinquanta.
L’anno scorso hanno preso la licenza di guida 654.335 under 21; dieci anni fa erano 743.799. «L’automobile oggi è solo uno strumento per muoversi, ma per dove? La Rete occupa la maggior parte del tempo dei giovani, il social network sostituisce l’andare al bar o in piazza», interviene l’antropologo Marco Aime. E allora ecco perché il possesso della tecnologia diventa qualcosa di più personale e liberatorio di un’auto. «Ai miei due figli, 22 e 28 anni, una macchina non interessa: prendono quella del padre o del car sharing», spiega Alberto Marinelli, sociologo dei nuovi media. «Per dirla con McLuhan, in un mondo analogico la vettura era legata alla possibilità di spostarsi nello spazio e nel tempo ed era sinonimo di libertà. Oggi questa funzione è riposta nelle tecnologie: smartphone, tablet o computer non mi chiudono in me stesso, al contrario mi aprono allo scambio di esperienze. Mi introducono in un mondo che attraverso loro posso esplorare».
Leggi anche: