Un terzo dei menù ospedalieri finisce nella spazzatura
Così si sprecano 2,6 milioni l’anno e i malati perdono calorie e proteine – da La Stampa del 08.10.2015
08 October, 2015
di Maurizio Tropeano
Pazienti con le pance vuote e pattumiere piene. Un terzo del cibo
consumato negli ospedali piemontesi viene scartato. La perdita
nutrizionale per i malati equivale al consumo anno di calorie di 643
abitanti dell’Africa centrale mentre il valore delle proteine perse
durante la degenza potrebbe coprire il fabbisogno di 928 cittadini
africani. E poi ci sono i costi economici: finiscono tra i rifiuti
cibi del menù di vitto comune per oltre 2,6 milioni, l’equivalente
della spesa annua di 450 famiglie piemontesi e al reddito annuo
pro-capite di 3293 abitanti del Niger.
La ricerca, unica
in Italia, è frutto del lavoro della Rete regionale di dietetica e
nutrizione clinica sulla ristorazione in 13 strutture sanitarie
piemontesi. Il monitoraggio è stato presentato ieri ad Expo e vuole
servire come spunto per una riflessione collettiva per cercare di
ridurre lo spreco del cibo. L’assessorato regionale alla salute ha
deciso di creare una task force per pianificare ed organizzare la
pianificazione della ristorazione ospedaliera regionale. Al progetto
hanno partecipato 13 ospedali, dieci di medie dimensioni (dai 200 ai
500 posti letto) e altri tre di grandi dimensioni: la Città della
Salute di Torino, l’ospedale universitario di Novara e il santa
Croce di Cuneo.
La ricerca ha coinvolto 35 reparti dove,
per 48 settimane, sono stati valutati 8627 pasti. Tre le aree di
degenza interessate: chirurgia, geriatria e medicina. I ricercatori
hanno effettuato quasi 40 mila rilevazioni e alla fine hanno
verificato che la quantità di cibo lasciata nei piatti per poi
finire in pattumiera è più bassa in chirurgia (24 per cento)
rispetto a Geriatria (30,6 per cento) e Medicina (31,7%).
Complessivamente viene sprecato il 31,2% del cibo e questo porta ad
una perdita di valore nutrizionale di calorie: 236 in meno non
vengono introdotte per ogni pasto e vengono perse 11,4 grammi di
proteine.
I ricercatori sotto la guida di Andrea Pezzana,
coordinatore della Rete piemontese di dietetica e nutrizione clinica,
hanno riscontrato un’impennata di scarti quando non è possibile
effettuare la prenotazione dei pasti. Oltre la metà del pane servito
(55,8%), così, finisce nella spazzatura. Anche i contorni vengono
rifiutati con una percentuale superiore al 52 per cento. Primi e
secondi vanno meglio, gli sprechi scendono al 42,3 per cento mentre i
dessert sono i più graditi e gli scarti si fermano al 36,6%. Nel
corso della ricerca è stato verificato che 1621 pasti hanno avuto
una percentuale di scarto superiore al 50%. Il motivo? La maggioranza
dei rifiuti (976) è legata a ragioni cliniche mentre quasi 500 pasti
sono stati respinti per ragioni di carattere gastronomico.
La
ricerca dovrebbe servire a mettere in campo interventi di correzione
per ridurre i costi degli sprechi. L’idea è quella di investire
eventuali risparmi per migliorare la qualità cercando anche di
ridurre la malnutrizione ospedaliera legata all’insufficiente
apporto di calorie e proteine.
Dal 2001 la regione Piemonte, in collaborazione con Caritas,
Banco Alimentare e altre associazioni applica in sei ospedali
(S.Giovanni Bosco, santa Croce, Molinette, Maggiore di Novara, San
Luigi e Biella) la legge che permette la distribuzione dei prodotti
alimentari scartati a fine di solidarietà sociale. E così ogni mese
vengono sottratte dalla spazzatura 2,1 tonnellate di cibo al mese che
diventano 25,2 tonnellate all’anno.
Foto: Reporters