Poche barriere aperte ma il popolo del metrò è quello di tutti i giorni
da La Repubblica dell'11.12.2015
11 December, 2015
di Carlotta Rocci
LA
sveglia è suonata 20 minuti prima ieri mattina per chi ha deciso di
accettare il consiglio dell’assessore Lavolta di lasciare la macchina a
casa pur dovendo attraversare tutta la città e magari arrivando anche
da fuori Torino. Da corso Francia, a Collegno, fino al fondo di corso
Unione Sovietica, quasi al confine con Stupinigi, ad esempio, traffico
permettendo in tangenziale, ci vogliono 26 minuti contati. «Con il
tandem di metrò e tram ci si impiega un’ora e dieci», dice Antonella
che si è infilata al capolinea Fermi della metropolitana alle 7.20 ed è
abituata a quel tragitto perché lavora come impiegata alla Bosch
dell’ex complesso Carello.
In banchina ci sono i pendolari dei mezzi pubblici. I soliti, però. Nessuno che abbia approfittato del viaggio gratuito, anzi, c’è Laura, professionista che una volta la settimana fa la spola tra Torino e Milano, scende a Porta Susa e prende il treno. Ha il biglietto in mano. E’ obliterato. «Oggi non si paga, lo sa?». Cade dalle nuvole e dice: «Ma allora perché i tornelli funzionavano?». E infatti a Collegno solo i più attenti si accorgono che la porta dei disabili resta aperta, ancora meno si nota la comunicazione appesa accanto alle casse automatiche “Lascia l’auto, viaggia gratis”.
Il popolo del metrò è quello di tutti i giorni. I più lavorano
sull’asse della linea 1 o quasi: due medici delle Molinette, un militare
in servizio a Torino, un impiegato che timbra il cartellino in zona
Politecnico. Tantissimi sono studenti. «Io uso i mezzi pubblici da
vent’anni. Lavoro in centro sotto la Mole e figuriamoci se prendo la
macchina. In 25 minuti sono al lavoro con la metro», spiega Wilma
Garro, insegnante del Gioberti.
Alle 7.31 il treno arriva a Porta Nuova. La prima metà del viaggio è fatta. Qui il viavai è decisamente più intenso ma di nuovo non c’è l’ombra di un neofita del pendolarismo . Anzi chi si tuffa in metro ha quasi sempre l’abbonamento in mano pronto a passarlo sugli scanner e quando vende le barriere aperte ( a Porta Nuova si passa in tutti i varchi) si ferma perplesso. Alle 7.41 passa il tram 4 diretto a Mirafiori Sud. Piero Piasso lavora al Csi Piemonte ed abita ad Avigliana: «Per andare in ufficio prendo il treno e il tram. Ci vuole un’ora e non risparmio nemmeno troppo visto il costo dell’abbonamento, ma ci guadagno in salute perché evito lo stress del traffico ». L’ansia dell’automobilista imbottigliato è il motore che spinge i più a preferire i mezzi pubblici. «Lavoro in Fiat da 28 anni e ho preso un’infinità di multe – racconta Antonino Barilla - per questo da otto ho deciso di lasciare la macchina in garage in corso Belgio. Ci vanno 50 minuti ma in fondo in auto, tra ztl e traffico, non risparmierei poi tanto tempo ».
Due obliteratrici su tre sono spente ma anche qui, dove mancano le locandine che avvisino dell’eccezionale gratuità de servizio, qualcuno oblitera il voucher: «È gratis? Ma dove è scritto?» si chiede Camilla in viaggio verso il suo primo colloquio di lavoro. «Speriamo che almeno porti bene». Alle 8.20 il tram arriva al capolinea all’angolo con strada del Drosso. Per lui e per qualche pendolare è la fine della corsa. Scende anche Antonella: ha risparmiato due euro di benzina, inquinato un po’meno, ma ha impiegato più di un’ora per arrivare a destinazione e altrettanto per tornare a casa la sera.