Italia, la marcia indietro delle rinnovabili. Il commento del Presidente di ANIE Rinnovabili Emilio Cremona a “la Repubblica”
"Nel resto dell’Europa gli Stati bandiscono aste per impianti fotovoltaici di grande e media taglia, mentre in Italia all’esplosione delle fonti rinnovabili è seguito un blocco che ha generato forti disinvestimenti“
26 January, 2016
In realtà il 2015 si è chiuso con un netto aumento della produzione di energia elettrica, dovuto a una maggiore domanda con relativo aumento dei consumi di gas. La causa? Un uso oltre la media dei condizionatori, sempre dovuto al gran caldo, che ha portato a una maggiore richiesta di energia elettrica nelle ore di punta, domanda che è stata soddisfatta per lo più dalle centrali termoelettriche. Quest’ultime, non per nulla, hanno soddisfatto la richiesta di energia con 180 terawattore, in aumento dell’8,3% rispetto al 2104.
Questo non significa che per le rinnovabili in Italia stai andando tutto per il meglio. In realtà, come ha già segnalato il rapporto Irex presentato a metà 2015, il settore in Italia è di fronte a grandi cambiamenti. Siamo spettatori di un drastico calo degli investimenti, con un peso sempre più consistente degli operatori di maggiori dimensioni. In sostanza, è in corso una fase di consolidamento, con gli operatori di medie dimensioni che ormai preferiscono investire all’estero: più che nuovi impianti, si tendono a privilegiare progetti che hanno a che fare con l’efficienza energetica degli edifici.
Le associazioni di categoria sono critiche nei confronti del Governo. Secondo il presidente di Anie Rinnovabili, Emilio Cremona “in questi ultimi anni si è registrato un cambio di direzione sulle politiche governative delle energie da fonte rinnovabile. Nel resto dell’Europa gli Stati Membri bandiscono aste per impianti fotovoltaici di media/grande taglia con una logica di transizione dei meccanismi di supporto previsti dall’Europa, mentre in Italia all’esplosione delle fonti rinnovabili è seguito un improvviso blocco che ha generato repentini e forti disinvestimenti“.
Sempre secondo Cremona “la gradualità nella transizione energetica andava fatta prima per rafforzare l’industria italiana delle rinnovabili, che ha apportato grandi benefici ambientali ed industriali al paese, nonostante in molti ritengano che il costo sostenuto sia eccessivo. Ora il blocco ha effetto solo di far morire le industrie facendole diventare colpevoli di problemi non loro“.