Sentinelle dei Riuti a Palermo, com'è andata la seconda giornata
Quartiere di Borgo Nuovo, anche se l'emergenza rifiuti è rientrata e i cassonetti sono stati posizionati sotto il loro naso, sono pochi coloro che hanno la volontà di diminuire i rifiuti in discarica
09 February, 2016
di Lory Strano
“La differenziata è una questione di mentalità” ripetono i palermitani nella seconda giornata delle Sentinelle dei rifiuti in azione per diffondere una nuova sensibilità alla raccolta differenziata nei quartieri dove il porta a porta non è presente. Forse proprio questo fa percepire ai residenti di non essere tenuti a fare la raccolta differenziata. “Non c’è l’operatore che la raccoglie sotto casa, quindi nel mio quartiere non posso differenziare”, questo il ragionamento di molti residenti di Borgo Nuovo, quartiere a ridosso della montagna che ospita la discarica più disastrata della Sicilia, l’incubo di tutte le amministrazioni, Bellolampo.
Continue emergenze hanno prodotto effetti su Borgo Nuovo, che ha conosciuto periodi di esasperazione dove i rifiuti quasi impedivano la circolazione delle auto. Eppure adesso che le emergenze sono rientrate e i cassonetti sono stati posizionati sotto il loro naso, sono pochi coloro che hanno la volontà di diminuire i rifiuti in discarica. “Io sono stato in Germania, là era tutto ordinato. Ti davano i sacchetti, venivano a prenderli sotto casa, facevano le multe a chi sbagliava” – afferma un cittadino all’uscita del supermercato - “ma qui siamo a Palermo, non si fanno queste cose e quindi non la faccio”. L’impressione è che Palermo sia il luogo dell’abbandono e dell’assenza di regole. E se anche ci fossero delle regole, sembra da stupidi seguirle. Perché Palermo è Palermo. Basta solo nominarla e sei già giustificato a non seguire quanto viene disposto dai “nemici”, ovvero dell’amministrazione.
Proseguendo tra le strade larghe e piene di condomini, quasi deserte, ci fermiamo un attimo a parlare con le poche persone che incontriamo all’uscita di casa. “Noi la facciamo, ma sappiamo benissimo che ci scontriamo con il muro di gomma dei nostri vicini. Non tutti capiscono che dobbiamo farla per noi stessi, per cambiare le cose, ma qui la mentalità è veramente dura da cambiare”.
Non ci resta che fare il nostro trash mob in una piccola discarica a cielo aperto, momento in cui si palesa davanti a noi il lavoro che ci aspetta: si tratta di un cambiamento culturale che parte prima di tutto dall’ascolto e dalla creazione di un forte senso di comunità.