Sversamento petrolio a Genova: terminata fase d'emergenza, resta disastro ambientale
Il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti dopo il sopralluogo sul Rio Fegino a Genova: "È terminata la fase d'emergenza. Resta il disastro ambientale". Legambiente: “Urgente avviare al più presto la bonifica dell’area. Subito una verifica a livello nazionale sulle effettive condizioni degli impianti petroliferi presenti lungo la Penisola e sui piani di intervento antinquinamento”
26 April, 2016
"È terminata la fase d'emergenza: valuteremo il danno, faremo un progetto di bonifica che possa ripristinare i luoghi. Non voglio fare trionfalismi ma i lavori, grazie a un buon lavoro di squadra, hanno dato un risultato positivo ma non ci dobbiamo fermare. Resta il disastro ambientale. Il lavoro non finisce qui. Oggi comincia il lavoro più difficile, quello della bonifica". Sono le parole del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti dopo il sopralluogo sul Rio Fegino a Genova a seguito della dispersione di petrolio. Il ministro ha aggiunto che "è ancora troppo presto per quantificare il danno ambientale ma a oggi non c'è sentore di inquinamento". Per la bonifica "ci vorranno tempi lunghi" e le operazioni cominceranno quando la magistratura dissequestrera' l'impianto".
Legambiente: “Urgente avviare al più presto la bonifica dell’area"
“Oggi le fonti fossili ci presentano il conto, rendendo evidenti i limiti sanitari, ambientali, economici e sociali del loro utilizzo - ha dichiarato Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente - L’incidente avvenuto alla raffineria Iplom di Busalla, vicino Genova, non va sottovalutato, anzi dimostra quanto sia necessario ed urgente superare al più presto l’utilizzo delle fonti fossili per garantire la convivenza dei cittadini, la loro salute e quella dei sistemi ecologici vitali anche nelle nostre città, con le attività produttive e il lavoro. In Italia se c’è una fuoriuscita di petrolio da un impianto si minimizza dicendo che la situazione è sotto controllo, dimenticando i danni che un incidente simile causa all’ambiente e all’ecosistema marino”.
“Anche se il pericolo nel mar ligure e nel santuario dei mammiferi marini Pelagos sembra scampato, ora è urgente che si quantifichi al più presto il danno ambientale, perché nei rii e torrenti è stato spazzato via un intero sistema ecologico ed andrà avviata una accurata bonifica. – ha commentato Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria – Se l’emergenza in mare è conclusa resta, infatti, quella a monte. La lezione che arriva da Genova la impartisce ancora una volta il sistema di rii e torrenti. Inoltre è importante ricordare che per la convivenza con gli impianti a rischio di incidente rilevante non esiste una sicurezza al cento per cento. Per questo è necessario avviare una transizione che porti rapidamente ad una economia post fossili, capace di garantire salute, ambiente e lavoro, cominciando la conversione delle industrie più pericolose”.
Gli impianti legati alla lavorazione ed allo stoccaggio di petrolio
Legambiente ricorda che in Italia ci sono molti impianti legati alla lavorazione ed allo stoccaggio di petrolio collocati lungo le coste della nostra penisola: 73 impianti di depositi di oli minerali distribuiti in tutte le regioni costiere, con una capacità di stoccaggio di oltre 13 milioni di mc; 11 impianti di raffinazione per un totale lavorato pari a oltre 108,5 milioni di tonnellate di greggio all'anno (5 in Sicilia, 1 in Emilia Romagna, Marche, Toscana, Puglia, Veneto e Sardegna); infine 8 impianti petrolchimici per un totale di circa 13 milioni di tonnellate di materiale lavorato all'anno. (Dati forniti da Assocostieri - l'Associazione Nazionale dei Depositi Costieri di Olii Minerali)