Ecomafia 2016: la Campania si conferma core business nazionale
I numeri sono chiari e senza appelli: la Campania si conferma la regione dei record di illegalità ambientale con 4.277 reati accertati, il 15,6% del totale nazionale, con un aumento del 15% rispetto lo scorso anno
06 July, 2016
Un reato ogni due ore, 12 reati al giorno, per un totale di 4.277 reati accertati di illegalità ambientale, il 15,6% del totale nazionale, 3.265 persone denunciate e 22 arrestate, cui si aggiungono 1.040 sequestri. Un affare gestito da 86 clan criminali. La Campania si conferma core business nazionale nel Rapporto Ecomafia 2016 di Legambiente. Ed il primato vale sia per il ciclo illegale del cemento che quello dei rifiuti. Un dizionario dell’ecocidio che si ripete da oltre 22 anni. Un elenco di abusi, di cemento, di veleni, di territorio martoriato, di clan che fanno affari. Che si conferma anche su base provinciale dove la Campania detiene un primato tutt’altro che lusinghiero, potendo annoverare le province di Napoli e Salerno tra le due più colpite per illegalità ambientale rispettivamente con 1.579 e 1.303 reati, seguite da Roma (1.161).
I numeri sono chiari e senza appelli: la Campania si conferma la regione dei record di illegalità ambientale con 4.277 reati accertati, il 15,6% del totale nazionale, con un aumento del 15% rispetto lo scorso anno ( erano 3725 gli illeciti ambientali). È questa l’istantanea impietosa di una regione da troppo tempo in balia dell’ecomafia e in generale della criminalità ambientale, che non è spiegata solo dalla Terra dei fuochi e dai suoi drammi, ma anche dai mille risvolti ecocriminali che in tutta la regione continuano a trovare uno dei territori d’elezione . La criminalità organizzata , lo abbiamo sempre scritto sin dal primo rapporto Ecomafia, non è comunque unica attrice protagonista dell’aggressione all’ambiente. Il palcoscenico è sempre stato affollato da una vera e propria imprenditoria ecocriminale che si avvale di professionisti e funzionari pubblici corrotti, colletti bianchi, banchieri, uomini politici e delle istituzioni. L’obiettivo è sempre lo stesso, privatizzare i beni comuni per fare affari, violando ogni legge e principio di buon senso. La corruzione facilita ed esaspera il malaffare in campo ambientale in maniera formidabile, aprendo varchi nella pubblica amministrazione e tra gli enti di controllo, trasformando gli interessi collettivi in miserabili interessi privati, dando così la stura al sistematico saccheggio dei beni comuni. Censendo- denuncia Legambiente– solo le inchieste più significative in cui la corruzione è stata usata come testa d’ariete per commettere reati ambientali, in un arco temporale che corre dal 1° gennaio 2010 al 31 maggio 2016 in Campania avanza la green corruption con 39 inchieste, pari al 13% del totale nazionale, ben 316 arresti, 154 denunce e 22 sequestri.
“Lo dicono i numeri, lo dicono le indagini. Lo dicono soprattutto gli inquirenti: chi inquina paga, ma soprattutto ora ci pensa bene perché sa che potrebbe pagarla davvero cara. E la scorciatoia dell’illegalità non conviene più come prima.Se nel 2015- commenta Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania– abbiamo salutato con sollievo l’introduzione degli ecoreati nel Codice penale, il 2016 è l’anno in cui si cominciano a raccogliere i risultati di un’azione repressiva più efficace e finalmente degna di un paese civile. È urgente affiancare alla risposta giudiziaria, una risposta che deve nascere dal tessuto imprenditoriale e sociale e che deve essere accompagnata con forza dalle istituzioni. Capace di dare alternative in termini di fatturati, profitti, creazione di lavoro e di servizi per occupare da subito gli spazi che vengono liberati dall’oppressione mafiosa ed ecocriminale. Fondata sulla sostenibilità ambientale e sulla coesione sociale, a partire proprio dai territori dove in questi anni è stata forte anche la risposta dello stato, con migliaia di arresti e decine di migliaia di beni e aziende confiscate. Al sistema economico criminale, in sintesi, deve essere contrapposto un nuovo modello di Economia civile, recuperando i principi di quella scuola di pensiero nata a Napoli nella seconda metà del Settecento, che aveva come paradigmi il mercato come luogo di cooperazione, la felicità pubblica, il bene comune, le virtù civiche. La Campania sostenibile- conclude Buonomo di Legambiente - con le sue eccellenze può assumere un ruolo da protagonista per il rilancio della nostra economia sotto il segno dell’efficienza, dell’innovazione e della sostenibilità.”
La Campania si conferma maglia nera a livello nazionale anche nel ciclo dei rifiuti:è la regione con il più alto numero di reati accertati in questo settore, 624, quasi il 15% sul totale nazionale con 628 persone tra denunciate e arrestate e 263 sequestri. La classifica regionale vede la provincia di Napoli maglia nera, prima provincia a livello nazionale, con 313 infrazioni, 377 persone denunciate e arrestate e 155 sequestri, segue Salerno con 98 infrazioni accertate e 86 persone denunciate e 40 sequestri . Terza la provincia di Avellino con 94 infrazioni e 52 persone denunciate e 13 arresti, segue Benevento con 61 infrazioni accertate, 66 persone denunciate e 20 sequestri. Chiude Caserta con 58 infrazioni, 47 persone denunciate e 35 sequestri.
Alto il numero di inchieste di traffico organizzato di rifiuti (art. 260 Dlgs 152/2006), al 31 maggio 2016 le inchieste concluse per traffico organizzato di rifiuti disciplinato sono diventate ben 95 con 438 ordinanze di custodia cautelare emesse e ben 171 aziende coinvolte con otto procure su scala regionale impegnate nelle indagini.
Legambiente ha raccolto ed elaborato i dati relativi all’applicazione della legge 68, quella sugli ecoreati, dal 29 maggio 2015 al 31 gennaio 2016 da parte delle forze dell’ordine in Campania sono state 95 le contestazioni della legge 68, con il corollario di 137 denunce, maggior numero di persone denunciate a livello nazionale e 12 sequestri.
Il mattone selvaggio non cede nemmeno dinanzi alla crisi generale del settore edilizio. Se infatti l’Istat calcola una contrazione generalizzata del mercato legale pari a circa il 60%, secondo le stime del Cresme Consulting l’abusivismo edilizio continua a ritagliarsi una quota pari al 30% di questo. La regione leader si conferma la Campania, con il 18% delle infrazioni su scala nazionale. Impressionanti i dati sull’illegalità nell’intero ciclo del cemento: nel 2015 sono stati accertati 886 reati, 834 denunce, 3 arresti e 264 sequestri. Se leggiamo i dati su scala provinciale, Napoli svetta in testa alla classifica nazionale con 301 infrazioni, 377 persone denunciate e 188 sequestri , seguita da altre due province campane anche nella classifica nazionale , ossia Avellino (260 infrazioni, 99 denunce e 11 sequestri) e Salerno (229 infrazioni, 259 denunce e 43 sequestri); segue Caserta con 57 infrazioni e 45 denunce e 12 sequestri. Chiude Benevento con 30 infrazioni, 42 denunce e 3 arresti . Una tradizione, quella di costruire fuorilegge o truccando le carte, che non rallenta nemmeno con la forte crisi dell’edilizia di questi anni. Perché se è vero che anche il mattone selvaggio ha subito una lieve flessione, tirare su una casa senza regole costa sempre molto meno che farlo nella legalità.
Triste primato per la Campania anche sul fronte degli incendi: si registra il numero più alto di infrazioni, 894 (quasi il 20% sul totale nazionale), 22 denunce e 13 sequestri. Contando gli incendi sulla base della loro dislocazione provinciale, le più colpite – anche perché aree particolarmente ricche di boschi e/o di macchia mediterranea – risultano essere Salerno (421). Quinta Avellino con 175 infrazioni, e nona Benevento con 125 infrazioni.
Fonte: Legambiente Campania