Una città senza automobili
Il Forum Internazionale dei Trasporti ha simulato gli effetti del vivere in una metropoli dove l’utilizzo personale dei veicoli è bandito. Con risultati sorprendenti
08 July, 2016
di Eric Béziat
Immaginate una metropoli in cui le macchine private non hanno diritto di circolazione e neppure i taxi tradizionali o i classici autobus con itinerari fissi, un posto dove tutti questi mezzi di trasporto siano stati rimpiazzati da un sistema di taxi-bus elettronici collegati tra di loro. Questa idea radicale non è sorta nel cervello di un ecologista demente ma negli uffici del serissimo Forum Internazionale dei Trasporti, laboratorio di idee affiliato all’Organizzazione della cooperazione e dello sviluppo economico che raggruppa 57 paesi di tutto il mondo.
Martedì 5 luglio, il segretario generale, José Viegas, ha pubblicato una simulazione realizzata a partire dai dati sulla mobilità reale della città di Lisbona, che conta 2,8 milioni di abitanti. Si è supposto che i veicoli che transitano abitualmente sulle strade urbane fossero scomparsi, per lasciare posto a due nuovi sistemi di trasporto. La metropolitana, però, avrebbe continuato a funzionare.
La prima opzione data agli utenti era il taxi collettivo: grosse vetture a sei posti organizzati sul modello di Uberpool, un servizio proposto da Uber nel quale si condivide una vettura. Disponibili al massimo entro sette minute, trasporterebbero, a un prezzo concordato, i viaggiatori da una destinazione all’altra, grazie a un’app per smartphone dedicata.
La seconda opzione era più abbordabile: una rete di minibus da 8 a 16 posti, tutti a sedere, che raccoglie gli utenti a richiesta preso dei punti di fermata definiti e portandoli alla loro destinazione. Un’applicazione gestisce l’insieme del traffico con un ritardo massimo di trenta minuti prima dell’arrivo dell’autobus alla fermata richiesta.
Le conseguenze di queste simulate innovazioni sono state esplosive! Secondo i calcoli dei computer del Forum Internazionale dei Trasporti il numero di veicoli in circolazione scenderebbe del 97,2 per cento con una caduta delle emissioni di CO2 del 34 per cento. Ci sarebbe una massiccia liberazione dello spazio pubblico e la scomparsa del traffico automobilistico. E tutto questo senza contare i benefici sociali: si arriva al lavoro prima e con meno stress, ci sono vantaggi per la salute e anche per l’educazione scolastica. Insomma, una città ideale.
“Sono soluzioni che permetterebbero di occupare le risorse in modo migliore, cioè lo spazio all’interno dei veicoli e di utilizzare le automobili in modo più razionale, per percorsi meno frequenti ma più lunghi”, ha spiegato José Viegas, che insegna trasporto all’Università di Lisbona. Oltre alla capitale portoghese, cinque città hanno chiesto di effettuare questa simulazione: Dublino, Helsinki, Auckland (Nuova Zelanda) e due altre città non europee di cui non si conosce l’identità.
Le ripercussioni di questa rivoluzione sarebbero innumerevoli, forse addirittura incalcolabili. Nell’immediato, però, non porterebbero a una riduzione delle spese. La simulazione suppone un raddoppio del numero di taxi e di autobus. E gli autisti rappresentano il 50 per cento del costo totale del veicolo in funzione.
Questo progetto rivoluzionario ha una grande incognita: esiste un posto al mondo dove il cento per cento degli abitanti sarebbero pronti a rinunciare del tutto a un utilizzo personale dell’automobile? Viegas ammette che si tratta di un ostacolo difficile da sormontare. Suggerisce che i primi tentativi potrebbero essere condotti soltanto su metà settimana, tenendo conto del fatto che il divieto di usare le autovetture tre giorni su cinque sarebbe molto meno efficace.
Fonte – lemonde.fr
Traduzione – Laura Tajoli