Marine Rubbish, il documentario del Cnr sui danni dell'inquinamento da plastiche nel Mediterraneo
Ideato da Silvia Merlino il documentario sarà presentato ad agosto al Life afteroil international film festival di Stintino e al Clorofilla film festival promosso da Legambiente e in programma a Porto Cesareo
22 July, 2016
Marine Rubbish, il documentario del Cnr che illustra i danni dell'inquinamento da plastiche nelle acque del Mediterraneo, (clicca qui per vedere il documentario) a maggio è stato selezionato nell'ambito della 19esima edizione di CinemAmbiente - Environmental Film Festival di Torino e ad agosto sarà presente in altre due importanti rassegne: il Life afteroil international film festival di Stintino (4-7 agosto 2016) e il Clorofilla film festival, promosso da Legambiente e in programma a Porto Cesareo (Lecce, 5-15 agosto 2016). Riconoscimenti che testimoniano la crescente sensibilità e interesse per i problemi legati alla presenza di plastica e altri materiali antropogenici in mare, questioni che interessano il Mediterraneo come altre acque del Pianeta.
Il documentario, prodotto dalla Web tv del Cnr, è stato ideato da
Silvia Merlino dell'Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr
e da Mascha Stroobant del Distretto ligure per le tecnologie marine
(Dltm), per la regia di Cecilia Cinelli e il montaggio di Sara
Bonatti e Saul Carassale. Le riprese hanno interessato la
zona del Santuario dei cetacei, compresa fra Toscana, Liguria e
Francia, grazie alla partecipazione dei parchi nazionali
dell'Arcipelago Toscano e delle Cinque Terre e di quelli regionali di
Migliarino-Massaciuccoli-San Rossore e di Portovenere e Isola
Palmaria. “Con 'Marine Rubbish' abbiamo voluto richiamare
l'attenzione sulle coste più vicine a noi, con l'obiettivo di far
capire che il problema affrontato è globale e coinvolge i mari e le
coste di tutto il mondo. Solo nel Mediterraneo,
i dati emersi da varie campagne oceanografiche ci hanno portato a
stimare la presenza media di 25 rifiuti galleggianti per
chilometro quadrato, con punte che arrivano a 160:
rapportata a tutta l'area, la stima delle macroplastiche
(rifiuti antropogenici di dimensioni superiori a 2 cm) in
mare è di oltre 60 milioni di oggetti”, spiega Merlino.
Meno evidente, ma non meno dannosa, è la presenza di
microplastiche. “Vedere pesci e altri animali
intrappolati in sacchetti o reti e carcasse di uccelli marini che
rivelano ampie quantità di plastica al loro interno può risultare
scioccante, ma anche le microplastiche rappresentano un enorme
problema”, continua la ricercatrice. “Le analisi dei
campioni effettuate dai ricercatori Ismar hanno evidenziato la
presenza di almeno un frammento per metro quadrato, il che
porta a stimare che vi siano in media oltre un milione di
microplastiche per chilometro quadrato: queste ultime sono
particolarmente pericolose perché vengono facilmente scambiate per
plancton o cibo dai pesci, con inevitabili ripercussioni sulla catena
alimentare di tutto l'ecosistema marino”.
Il documentario evidenzia le azioni di ricerca messe in atto dal Cnr e da istituti universitari, attività che vanno dal monitoraggio dei rifiuti, che permangono sulle spiagge e vengono sottoposti a degradazione e frammentazione, alle tecniche radar che in futuro potrebbero essere utilizzate per l'osservazione del flusso di rifiuti immessi in mare, fino alla ricerca di nuovi materiali biodegradabili. Ma soprattutto pone l'attenzione sulla necessità di promuovere una maggiore conoscenza dell'ambiente marino nelle nuove generazioni, attraverso percorsi scolastici mirati e mediante una più stretta e continua collaborazione fra mondo della ricerca, amministrazioni locali, parchi marini e associazioni di volontariato.
“Parte del nostro lavoro ha coinvolto studenti di istituti superiori di Parma e La Spezia, con l'intento di far vivere ai ragazzi esperienze di scienza partecipativa o citizenscience. Oggi, la possibilità che il documentario possa raggiungere un pubblico più ampio attraverso queste importanti rassegne cinematografiche nazionali è un ulteriore traguardo, che va nella direzione della sensibilizzazione della società a tutti i livelli”, conclude Merlino.
Fonte: Silvia Merlino, Istituto di scienze marine, Pozzuolo di Lerici via Cnr