Il Comune prende tempo. Panino in classe a ottobre
L’idea di spazi separati. Il legale delle famiglie: “Inaccettabile” - da La Stampa del 06.09.2016
06 September, 2016
di Letizia Tortello
Il 13 settembre partirà nelle scuole la mensa per tutti, il pasto da casa può attendere. A mettere ordine nel caos del servizio di ristorazione scolastica è il Comune, che nei prossimi giorni invierà una circolare ai presidi per comunicare come comportarsi e come recepire la sentenza del Tribunale sul «diritto al baracchino» per le famiglie che ne fanno richiesta.
La possibilità di consumare il pasto da casa potrà partire solo «dal 3 ottobre e solo se le scuole si saranno attrezzate», ha spiegato ieri in Sala Rossa l’assessora all’Istruzione Federica Patti, rispondendo a una richiesta di comunicazioni del capogruppo Pd, Stefano Lo Russo. Prima, «entro il 26 settembre - continua Patti -, i plessi dovranno effettuare un censimento degli alunni che intendono ritirarsi dal servizio di ristorazione collettiva e comunicarlo all’amministrazione, consultando anche i nuovi iscritti». Tempi stretti, dunque, difficili da rispettare vista la carenza di insegnanti e personale.
I paletti da rispettare
«Il riconoscimento di un diritto e l’effettiva applicabilità sono due cose distinte», fa presente l’assessora. E prende tempo, difendendo la mensa scolastica: «La corretta alimentazione spesso è appannaggio di chi ha risorse. La mensa ha un valore sociale da non minimizzare e garantisce ai bambini almeno un pasto quotidiano sano, nutriente e bilanciato». Però, la sentenza della Corte d’Appello ha dato ragione a 58 famiglie promotrici del pasto da casa, e ora c’è un diritto da rispettare. Ieri, altre 44 hanno avuto l’udienza per discutere i ricorsi per il «panino libero».
Come fare concretamente? Le scuole possono scegliere tra una serie di paletti: avere due locali distinti, un refettorio per i bambini che mangiano in mensa e un’aula per chi consuma il baracchino; oppure, opzione due, allestire la classe per mangiare insieme. Una prassi già praticata da alcune scuole. Gli istituti, invece, che hanno spazio solo in mensa, «saranno valutati caso per caso, ci sono condizioni igienico-sanitarie da rispettare», prosegue l’assessora. Contro le dichiarazioni di Patti si scatena l’avvocato Giorgio Vecchione, difensore delle famiglie vincitrici del ricorso: «Non è accettabile che si separino i bambini nell’ora del pasto. È un momento educativo», spiega. Per lui, il diritto del panino da casa dovrebbe valere «fin da subito», mentre «è una follia inapplicabile far mangiare i bimbi in classe».
Braccio di ferro
Sulla stessa linea della Giunta Appendino è invece la Regione: «Ribadiamo la ferma convinzione che il servizio mensa va difeso, è portatore di valori educativi, sociali e sanitari», dichiarano gli assessori all’Istruzione Pentenero e alla Sanità Saitta. Intanto, in attesa di un pronunciamento definitivo da parte della magistratura, il Comune (che gestisce 53 mila pasti al giorno, di cui 36 mila per la scuola dell’obbligo), va all’attacco di quei genitori che «manderanno i bimbi in classe con il panino fin dal primo giorno di scuola». «È un atto di forza - sentenzia Patti - una battaglia che non serve per incidere sul caro mensa, si rischia solo di alzare i costi di chi invece vuole continuare a mangiare al refettorio». È braccio di ferro con l’avvocato Vecchione che ribatte: «Non vogliamo fare altre cause, ma valuteremo il da farsi se il Comune imporrà due aule distinte per il pasto».