Area Expo, il parco di 50 ettari promesso diventa verde "diffuso"
"Ma non avevamo detto 'parco'?" Anche Legambiente si sta arrabbiando e ha diramato un comunicato in cui dice "no al progetto di verde diffuso che tanto piace agli sviluppatori immobiliari e sì al parco agricolo urbano"
27 September, 2016
Prima Regione Lombardia che promette il bando degli euro3 diesel, per il bene dei polmoni lombardi, e che poi si rimangia la parola. Adesso Arexpo, la società che deve gestire il futuro dell'enorme (1 milione di metri quadrati) area di EXPO 2015, per la quale si prometteva che metà sarebbe stato un grande parco, che comunica che il verde promesso sarà in realtà “diffuso", un aggettivo molto in voga tra urbanisti ed architetti, per coprire la realtà di quello che alla fine diventano semplici giardinetti condominiali, tra un edificio e l'altro.
Una prospettiva, quella di avere almeno un grande polmone verde, dopo l'enorme consumo di territorio avuto con EXPO, voluta anche dai cittadini, con uno dei Referendum ambientali del 2011, stravinto dai SI, e che in passato aveva fatto dire al Comitato promotore MilanoSiMuove, "La presenza di
un grande parco pubblico di 46 ettari è garantita ..."
Non tira buona aria per gli ambientalisti a Milano e in Lombardia, se chi governa e decide sul territorio può rimangiarsi così facilmente le promesse e addirittura fregarsene dell’esito di un Referendum. Eppure, secondo le ultime linee guida dettate da Arexpo, di cui Comune di Milano e Regione Lombardia sono soci, non ci sarà più un'unica area destinata a parco, sui 100 ettari di ex terreno agricoli, edificati per l'Esposizione Universale. Ci sarà un «Parco della scienza, del sapere e dell’innovazione», hanno anticipato l’ad Bonomi e il presidente Azzone di Arexpo, società «che a tutti gli effetti si configura come società di sviluppo immobiliare», ha ammesso lo stesso Bonomi, come ha riportato il Corriere.
"L'ultimo imbroglio di Expo: il grande parco promesso non c'è più …", ha scritto Gianni Barbacetto, suI suo blog, articolo pubblicato anche dal Fatto Quotidiano.
Il problema è che oggi si chiama tutto “parco”, fuorchè quello che davvero lo è, perché sul significato del vocabolo almeno i dizionari sono precisi. Treccani, parco² s. m. - 1. (geogr.) [area che per i suoi peculiari aspetti naturalistici, ambientali e anche monumentali, viene sottoposta a tutela al fine di salvaguardarla da interventi dell'uomo che possano alterarne i caratteri: p. nazionale, regionale, marino]. Una parola che significa qualcosa di equivalente alla riserva (naturale).
Ora anche Legambiente si sta arrabbiando e ha diramato un comunicato in cui dice "no al progetto di verde diffuso che tanto piace agli sviluppatori immobiliari, sì al parco agricolo urbano". Una posizione ribadita in occasione della presentazione di Human Technopole a Milano, alla presenza del premier Matteo Renzi.
"Un parco è un parco nel vero senso della parola, non una sommatoria di aiuole sparse. Per questo diciamo un secco NO ad un progetto di verde diffuso, che tanto piace agli sviluppatori immobiliari - protesta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - Noi pensiamo che il modo migliore per perpetuare l'eredità di un evento denso di significato, come è stato l'Expo dedicato a 'nutrire il pianeta', sia realizzarvi un grande esperimento di parco agricolo urbano, accessibile a tutti da subito, ma anche coordinato con le attività di ricerca ecologica agraria dell'Università di Milano. Alle istituzioni chiediamo di mantenere alta l'attenzione, affinché le preoccupazioni di Arexpo sulla sostenibilità finanziaria dell'operazione non travolgano le aspettative della città".
I cittadini milanesi lo hanno detto chiaro quando sono stati consultati dai referendum civici, il PGT di Milano lo prevede e Legambiente non l'ha dimenticato: "nel futuro dell'area Expo, collocata in un quadrante soffocato dal cemento della metropoli milanese, c'è bisogno di respirare, ci deve essere un polmone verde". No, dunque, a ipotesi di aree esterne di verde compensativo e ancor meno alla proposta per nulla suggestiva avanzata nel Masterplan di un parco diffuso, con aree verdi sparse a macchia di leopardo, all'interno del recinto che fu dell'Esposizione Universale, ha dichiarato Legambiente. "SI, invece, al recupero delle aree dismesse e svuotate dai padiglioni con sperimentazioni agricole già possibili e collocabili sull'area".
Stefano D'Adda
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