Biometano per auto dagli scarichi fognari: a Milano sono pronti
Ottenere dai depuratori biometano a km 0, un esempio di vera economia circolare. Valeria Albizzati, FCA: "l'impatto ambientale di un'auto a biometano da acque reflue è persino inferiore a quello di una vettura elettrica"
19 October, 2016
340.000. Sono i cittadini serviti dal depuratore milanese di Bresso-Seveso sud - Niguarda, a nord di Milano, l'impianto che tratta gli scarichi fognari di una parte di Milano nord (Niguarda) e dei comuni di Bresso, Cinisello Balsamo, Cormano, Cusano Milanino e Paderno Dugnano.
Da uno dei maggiori depuratori gestiti dal Gruppo Cap, la realtà industriale pubblica che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Milano, Monza e Brianza, Pavia, Varese, Como, sta nascendo un innovativo progetto in grado di ottenere biometano dai reflui fognari, che potrebbe produrre 341 tonnellate di questo biogas, sufficienti ad alimentare circa 420 veicoli che percorrono 20.000 km l'anno. In sostanza, vorrebbe dire fare il pieno di carburante con acqua (sporca).
Il "biometano" deriva
dal biogas prodotto dalla digestione anaerobica (in assenza di
ossigeno) di biomasse in ambiente controllato (digestore) o in
discarica, in seguito alla decomposizione dei rifiuti, o dal gas
derivante dalla gassificazione delle biomasse. In questo caso, lo si
ottiene dai fanghi risultanti dalla depurazione delle acque
nere.
Il promettente progetto d'innovazione del Gruppo CAP è
stato illustrato il 29 settembre, durante l'ultima presentazione del Bilancio di
Sostenibilità e del Bilancio ambientale dell’utility milanese,
presso la sede di Lifegate. Una collaborazione che vede, come partner
del settore automobilistico, il gruppo FCA. Una Panda a metano, è
stata già alimentata con il carburante prodotto dai reflui fognari
trattati nel depuratore di Niguarda-Bresso.
Per l’azienda
che gestisce acquedotto, fognatura e depurazione nella Città
Metropolitana di Milano, si tratta di un ottimo esempio di economia
circolare che sta spingendo il gruppo a trasformare i principali dei
suoi circa 60 depuratori in bioraffinerie, in grado di produrre
ricchezza dalle acque di scarto. Significativi anche i risparmi, con un costo di produzione del biometano di 0,58 €/kg, sensibilmente
inferiore ai circa 0,9 €/kg a cui il metano è oggi acquistabile
sul mercato. Insomma, sarebbe un immenso potenziale energetico,
disponibile, ma attualmente non ancora sfruttato.
La strada della produzione di biometano dal biogas offre una serie
di altri vantaggi: lotta al cambiamento climatico, perchè il metano ottenuto dal
biogas è in grado di sostituire perfettamente quello di origine
fossile e può così contribuire alla riduzione dei gas serra; riduzione della dipendenza dalle importazioni perchè l’Italia, secondo
importatore al mondo di gas naturale, ne importa 70 miliardi di metri
cubi, e il biometano potrebbe compensare il progressivo esaurimento
del metano di estrazione nazionale, che rappresenta circa il 10% del
consumo; sviluppo dell’economia locale, perchè la produzione di biogas crea
posti di lavoro, nella logistica, nella progettazione e costruzione
di impianti.
Secondo Valeria Albizzati, sustainable mobility manager del gruppo automobilistico Fca, “viaggiare con un mezzo alimentato a metano porta già a un risparmio economico fino al 60 per cento e a un taglio della CO2 fino al 20 per cento rispetto a un veicolo a benzina. Ma l'impatto ambientale di una vettura alimentata a biometano prodotto dalle acque reflue delle città è persino inferiore rispetto a quello di una vettura elettrica la cui energia deve pur essere prodotta in qualche modo, spesso attraverso fonti non rinnovabili. Ecco perché questo biometano è l’esempio perfetto di economia circolare: non sfrutta le risorse, non usa materie prime e rimette in circolo ciò che viene ‘rifiutato’”.
In Italia ci sono già più di 1.100 distributori a metano e il numero è destinato a crescere soprattutto grazie alla ricerca verso la produzione di biocarburanti. Il biometano per auto da scarichi fognari è un’innovazione che ora è in attesa delle norme necessarie che le consentano di svilupparsi e di raggiungere il consumatore finale. Secondo molti esponenti del settore, "uno dei numerosi casi in cui il legislatore è in ritardo rispetto alla sperimentazione e alla ricerca".“Puntare sulla sostenibilità per una grande azienda pubblica come CAP significa prima di tutto innovare, sperimentare e progettare il futuro delle nostre città. Un futuro in cui l’acqua e l’energia saranno sempre più preziose – ha dichiarato Alessandro Russo, Presidente di Gruppo CAP – Trasformare i depuratori in bioraffinerie in cui dall’acqua sporca nascono nuovi prodotti, riaprire i canali e le rogge costruiti nel medioevo per ridurre l’impatto delle bombe d’acqua, mettere in campo le tecnologie più avveniristiche per il controllo dell’acqua potabile e della falda, sono tutte tessere del mosaico di sostenibilità che CAP sta componendo con la grande collaborazione delle istituzioni e degli stakeholder. Questa bellissima giornata in cui tutti insieme presentiamo il frutto di questo lavoro appassionante ci riempie di orgoglio.”
di Stefano D'Adda
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