L'Australia ratifica l'Accordo di Parigi: "Non seguiremo Trump nel negare i cambiamenti climatici"
Il primo ministro Turnball ha spiegato che il suo governo ha dovuto fare i conti con l'opposizione parlamentare ma anche con un sempre più diffuso scetticismo simile a quello che ha permesso al nuovo presidente Usa di minacciare l'annullamento degli impegni di riduzione delle emissioni climalteranti presi da Barack Obama
10 November, 2016
L'Australia ha ratificato l'Accordo di Parigi. Ad annunciarlo il primo ministro Malcolm Turnbull nel corso di una conferenza stampa a Canberra, a cui hanno preso parte anche il ministro degli Esteri Julie Bishop e quello di Ambiente ed Energia Josh Frydenber. Si tratta del paese numero 104 che ratifica l'accordo siglato nella capitale francese a dicembre 2015 ed entrato in vigore il 4 novembre scorso, ad un mese di distanza dalla ratifica dei 55 paesi che rappresentano il 55% delle emissioni globali.
"È passato quasi un anno dalla Cop21, è chiaro che l'accordo stretto a Parigi sia stato uno spartiacque, un punto di svolta - ha dichiarato Turnbull - l'adozione di una strategia globale contro i cambiamenti climatici e il riscaldamento ha galvanizzato la comunità internazionale e spronato tutti ad un'azione comune. Noi stiamo giocando la nostra parte con obiettivi ambiziosi - ha aggiunto - Siamo sulla buona strada per raggiungere e battere i nostri target da qui al 2020".
Turnball ha spiegato che la ratifica del suo governo ha dovuto fare i conti con l'opposizione parlamentare del One Nation Party ma anche con un sempre più diffuso scetticismo nei confronti dei cambiamenti climatici simile a quello che ha permesso al neo eletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di minacciare l'annullamento degli impegni di riduzione delle emissioni climalteranti presi da Barack Obama.
Turnball ci ha tenuto a sottolineare che il suo paese terrà fede agli impegni presi, nonostante l'elezione di Trump abbia rinvigorito i politici conservatori australiani, che in maniera populista sostengono che sui cambiamenti climatici non bisogna seguire "l'opinione di un'élite" ma parlare con tutto l'elettorato. "Nessuno può sostenere con certezza che il biossido di carbonio prodotto dalle attività umane danneggi il clima - ha detto ad esempio il senatore del One Nation Party Malcolm Roberts durante l'iter di approvazione dell'Accordo di Parigi - e quindi non ci sono prove certe che la sua produzione deve essere tagliata". Discorsi al limite del negazionismo che non riguardano solo l'Australia. Anche in Italia si sono sentite sparate del genere, sia in ambienti politici di altro rango che da parte di qualche nome illustre dell'informazione.
Intanto la Cop22 di Marrakech va avanti. Oggi, giovedì 10 novembre, è il quarto giorno di lavori. Per consultare il programma completo clicca qui.