Ispra, Rapporto Rifiuti Urbani: nel 2015 calati ma solo dello 0,4% rispetto al 2014, differenziata al 47,5% (+2,3%)
Nel 2015 sono stati 29,5 milioni di tonnellate i rifiuti urbani, facendo rilevare una riduzione di -0,4% rispetto al 2014 . La riduzione della produzione pro capite è più contenuta (-0,2%, -1 chilogrammo per abitante per anno), in quanto bilanciata da una contestuale decrescita della popolazione residente (bilancio demografico ISTAT al 31 dicembre).
20 December, 2016
Produzione
L’Italia tende alal stabilità nella produzione dei rifiuti.. Nel 2015 sono stati 29,5 milioni di tonnellate i
rifiuti urbani, facendo rilevare una riduzione di -0,4% rispetto al 2014 e un calo complessivo,
rispetto al 2011, di quasi 1,9 milioni di tonnellate (-5,9%). A calare di più è il Centro Italia (-
0,8%), che in valori assoluti produce 6,6 milioni di tonnellate di rifiuti, mentre il Nord si mantiene
sulla media nazionale (-0,4%) con un quantitativo prodotto pari a 13,7 milioni di tonnellate; al
Sud la produzione si contrae dello 0,2% (9,2 milioni di tonnellate).. La riduzione
della produzione pro capite è più contenuta (-0,2%, -1 chilogrammo per abitante
per anno, Tabella 2.2), in quanto bilanciata da una contestuale decrescita
della popolazione residente (bilancio demografico ISTAT al 31 dicembre).
Sono 11 le regioni italiane a segnare una riduzione della produzione dei rifiuti urbani nel 2015. In
particolare, una decrescita di poco inferiore al 3% si osserva per l’Umbria e cali superiori o
pari al 2% per la Liguria, il Veneto e il Lazio. Il Trentino Alto Adige, la Basilicata e la Calabria
mostrano riduzioni rispettivamente pari all’1,4%, 1,1% e 1%, mentre per Lombardia, Marche,
Puglia e Sardegna la contrazione risulta inferiore all’1%. Al contrario, piccole percentuali di
crescita al di sotto dell’1% si rilevano per Sicilia, Molise e Toscana mentre al di sopra di tale
soglia si attesta la variazione percentuale dell’Emilia Romagna (+1,1%) e del Friuli Venezia
Giulia (+1,6%).
In base ai valori pro capite, che tengono conto della produzione di rifiuti in rapporto alla
popolazione residente. l’Emilia Romagna è la regione che produce più rifiuti per abitante (642
kg pro capite nel 2015), seguita dalla Toscana con 608 kg, a fronte di una media nazionale di 487
kg. Scendendo nel dettaglio delle province, è Reggio Emilia quella con il più alto valore di
produzione pro capite (750 kg per abitante per anno), seguita da Rimini (726 kg). Seguono
Ravenna e Forlì-Cesena, Prato e Livorno, Olbia-Tempio Pausania, tutte con produzione pro
capite superiore a 650 kg per abitante per anno.
Quanto costano i servizi di igiene urbana
Condotta su un campione di circa 5800 Comuni (corrispondenti a oltre 48,6 milioni di abitanti),
l’indagine rileva un costo medio nazionale annuo pro capite dei servizi di igiene urbana pari a
167,97 euro/anno. Di questi, i costi di gestione dei rifiuti indifferenziati e delle raccolte
differenziate ammontano rispettivamente a 58,98 ed a 46,35 euro/anno, lo spazzamento e lavaggio
delle strade a 22,53 euro/anno, i costi comuni a 32,09 euro/anno e, infine, i costi di remunerazione
del capitale a 8,01 euro/anno.
Aumentano con il crescere della dimensione comunale i costi annui pro capite, passando dai
131,76 euro/abitante per anno per i Comuni con una popolazione inferiore ai 5 mila abitanti ai
191,03 euro per i Comuni con più di 50 mila abitanti.
Sono stati determinati anche i costi di gestione delle raccolte differenziate delle principali tipologie
di materiali. In particolare, i costi specifici in eurocentesimi/kg, calcolati come medie nazionali,
risultano, nel 2015, di 15,7 per la carta e cartone, 10,7 per il vetro, 16,5 per la plastica, 21,1 per
la raccolta multimateriale, 10,6 per i metalli, 9,4 per il legno, 18,6 per i tessili, 22,1 per la
frazione umida, 9,2 per la frazione verde, 38,3 per gli oli commestibili esausti, 33 per gli
pneumatici usati, 18,1 per i RAEE e 86,9 eurocentesimi/kg per le batterie e gli accumulatori
esausti.
Raccolta differenziata
Nel 2015, la percentuale di raccolta differenziata raggiunge il 47,5% della produzione
nazionale, facendo rilevare una crescita di + 2,3 punti rispetto al 2014 (45,2%), superando i 14
milioni di tonnellate. Nel Nord il quantitativo si attesta al di sopra di 8 milioni di tonnellate, nel
Centro a quasi 2,9 milioni di tonnellate e nel Sud a 3,1 milioni di tonnellate. Tali valori si traducono
in percentuali, calcolate rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna macroarea,
pari al 58,6% per le regioni settentrionali, al 43,8% per quelle del Centro e al 33,6% per le
regioni del Mezzogiorno.
Alla regione Veneto va la palma della raccolta differenziata nel 2015 grazie al 68,8%, seguita
dal Trentino Alto Adige con il 67,4%. Entrambe le regioni sono già dal 2014 al di sopra
dell’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012. Seguono, tra le regioni più virtuose, il
Friuli Venezia Giulia (62,9%), seguita da Lombardia, Marche, Emilia Romagna, Sardegna e
Piemonte, queste ultime cinque con tassi superiori al 55%. Tra 45% e 50% si collocano
Abruzzo, Umbria, Campania, Valle d’Aosta e Toscana. Liguria e Lazio sono di poco al di sopra del
35%, mentre superano il 30% la Basilicata e la Puglia.
La Calabria è la regione che fa segnare la maggiore crescita della percentuale di raccolta
differenziata, +6 punti rispetto al 2014, anche se il 25% la colloca ancora al penultimo posto tra le
regioni, seguita solo dalla Sicilia (12,8%). Sfiorano i 5 punti di crescita Valle d’Aosta e Lazio.
Quanto alle province, i livelli più elevati di raccolta differenziata si rilevano, analogamente ai
precedenti anni, per Treviso, che nel 2015 si attesta all’84,1%. Prossimo all’80% è il tasso della
provincia di Mantova (79,9%) e pari al 78,4% quello di Pordenone. Al di sopra del 70% si
collocano anche Belluno, Trento, Macerata, Parma e Vicenza. Le peggiori province italiane per
la raccolta differenziata sono, invece, tutte in Sicilia: con valori inferiori o di poco superiori al
10%: Palermo (7,8%) Siracusa (7,9%), Messina (10,1%) e Enna (10,8%).
La tipologia di rifiuto che si raccoglie di più è sicuramente quella organica (umido e verde), che
da sola rappresenta il 43,3% della raccolta differenziata in Italia. L’ ‘umido’ continua nel trend di
crescita degli ultimi 5 anni: nel 2015 ha superato i 6 milioni di tonnellate ed è aumentato del
6,1% rispetto al 2014. A livello nazionale ogni abitante raccoglie in media oltre 100 kg di frazione
organica a testa.
Seconda tipologia più raccolta in modo differenziato è la carta e il cartone (22,5% del totale), con
una leggera contrazione rispetto al 2014, - 0,1%. La raccolta di questa frazione è di poco inferiore a
3,2 milioni di tonnellate.
Dopo frazione umida e carta, è il vetro la terza tipologia di rifiuti più differenziata: pari a 1,7
milioni di tonnellate, segna una crescita del + 3,3% rispetto al 2014. Seguono poi plastica (1,2
milioni di tonnellate), legno (695 mila tonnellate), metallo (260 mila tonnellate) e rifiuti di
apparecchiature elettriche ed elettroniche RAEE (223 mila tonnellate). Per quest’ultima
frazione, dopo l’andamento in calo rilevato tra il 2010 e il 2013, si rileva una crescita del +2,1% tra
il 2013 e il 2014 del +4,3% nell’ultimo anno. La normativa prevede per i Raee un obiettivo di
raccolta pari a 4 kg per abitante per anno: le macroaree Nord e Centro lo superano rispettivamente
con 4,7 e 4 kg, mentre il Sud, con 2,1 kg risulta ancora lontano.
Buone possibilità per l’Italia di centrare l’obiettivo riciclaggio europeo, anche prima del 2020.
La direttiva 2008/98/CE prevede un target del 50% da conseguire entro il 2020 per la preparazione
per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani. Secondo la metodologia di calcolo adottata
dall’Italia, la percentuale si attesta al 46%. Considerando l’aumento dei tassi di riciclaggio osservati
negli ultimi anni, l’obiettivo del 50% potrebbe essere conseguito prima della scadenza del 2020 U-Boat Replica Watches.
La situazione nelle grandi città
Sono 16 i comuni italiani con più di 200 mila abitanti. Contano una popolazione residente pari a
10,1 milioni di abitanti (corrispondenti al 16,7% della popolazione italiana) con una produzione di
rifiuti pari al 18,7% del totale nazionale.
I maggiori centri urbani hanno, in generale, produzioni pro capite superiori alla media nazionale e
alle medie dei rispettivi contesti territoriali di appartenenza. Il pro capite medio dei 16 comuni
analizzati si attesta, infatti, a circa 544 kg per abitante per anno, 57 kg in più rispetto alla media
italiana (487 kg per abitante per anno). I valori più alti di produzione pro capite, superiori a 600
kg per abitante per anno si rilevano per Catania, Firenze e Venezia, seguite da Roma, Padova,
Bari e Bologna, tutte con oltre 550 kg per abitante per anno Padova. I più bassi, sotto i 500 kg per
abitante per anno, si osservano per Trieste, Messina, Torino e Milano.
Nonostante nei 16 centri si registri una crescita complessiva della percentuale di raccolta di
2,6 punti rispetto al 2014, il tasso medio, infatti, pari al 36,3%, è di ben 11,2 punti inferiore
rispetto al valore nazionale (47,5%). I maggiori livelli di raccolta differenziata si osservano per
Venezia, che si attesta a una percentuale del 54,3%, seguita da Milano, con il 52,3%, Verona e
Padova, rispettivamente con il 50,8 e 50,7%. Firenze si attesta al 46,4%, Bologna al 43,6% (in
crescita di 5,3 punti rispetto al 2014) e Torino al 42,4%. Roma si attesta al 38,8% e Napoli al
24,2%.
Buone le performance di Trieste e Taranto, che registrano un incremento della percentuale di
5,5 punti rispetto al 2014. Inferiori al 10% risultano le percentuali di raccolta di Messina (9,4%),
Catania (8,6%) e Palermo (8,1%).
La gestione dei rifiuti
In via generale va rilevato che non tutte le regioni sono dotate delle necessarie infrastrutture di
trattamento dei rifiuti, ed in maniera particolare di quelle deputate al riciclo delle frazioni
merceologiche raccolte in maniera differenziata. La scarsa dotazione impiantistica fa sì che in molti
contesti territoriali si assista ad un trasferimento dei rifiuti raccolti, ovvero di quelli sottoposti a
trattamento meccanico biologico, in altre regioni o all’estero dove la capacità di trattamento risulta
superiore rispetto ai reali fabbisogni. A livello nazionale si registrano significativi miglioramenti
nel ciclo di gestione dei rifiuti urbani. Quelli smaltiti in discarica, nel 2015, sono circa 7,8
milioni di tonnellate, e fanno registrare una riduzione di circa il 16% rispetto al 2014 (quasi 1,5
milioni di tonnellate di rifiuti). Analizzando il dato per macroarea geografica, la riduzione
maggiore si rileva al Nord (-26%), dove circa 680 mila tonnellate in meno di rifiuti sono smaltite
in discarica. Al Centro (-14%) ed al Sud (-12%) si registrano riduzioni dello smaltimento più
contenute, ma, comunque, significative. Sono 149 le discariche per rifiuti non pericolosi e
pericolosi ad aver ricevuto rifiuti provenienti dal circuito urbano nel 2015 (23 in meno
rispetto al 2014).
Rispetto alla precedente indagine, aumenta di molto la percentuale di rifiuti sottoposti a
trattamento prima dello smaltimento in discarica, che passa dal 70% del 2014 a circa l’86%
del 2015; tuttavia, nonostante il divieto imposto dall’art. dall’art. 7 del d.lgs. n. 36/2003, nel 2015
ancora 1,1 milioni di tonnellate di rifiuti sono state smaltite in discarica senza il preventivo ed
idoneo trattamento.
Il riciclaggio delle diverse frazioni provenienti dalla raccolta differenziata o dagli impianti di
trattamento meccanico biologico raggiunge, nel suo insieme il 44% della produzione (nel 2014
era il 42%). Il 19% dei rifiuti urbani prodotti è incenerito, mentre circa il 2% viene inviato ad
impianti produttivi, quali i cementifici o le centrali termoelettriche, per essere utilizzato all’interno
del ciclo produttivo come fonte di energia e l’1% dei rifiuti viene esportato. Circa 5,2 milioni di
tonnellate di rifiuti urbani sono recuperate in impianti di compostaggio e digestione anaerobica
(+7% rispetto al 2014); di questi quasi 3,4 milioni di tonnellate sono avviati ad impianti di
compostaggio, 1,6 milioni di tonnellate ad impianti di trattamento integrato anaerobico/aerobico,
mentre poco più di 220 mila tonnellate sono trattate in impianti dedicati di digestione anaerobica.
L’incenerimento interessa quasi 5,6 milioni di tonnellate con un incremento del 5% rispetto al
2014. Nel 2015 sono operativi 41 impianti dislocati soprattutto al Nord (63%) in particolare in
Lombardia e in Emilia Romagna. Dei 5,6 milioni di tonnellate di rifiuti avviati ad incenerimento
circa la metà è costituita da rifiuti urbani tal quali, l’altra metà è rappresentata da rifiuti derivanti dal
trattamento dei rifiuti urbani (frazione secca, CSS e, in minor misura, bioessiccato).
Complessivamente vengono recuperati oltre 2,7 milioni di MWh di energia elettrica e 4,4 milioni di
MWh di energia elettrica e termica.
In crescita è il trattamento meccanico biologico dei rifiuti (+12, 5%) utilizzato ampiamente
come forma di pretrattamento dei rifiuti da allocare in discarica. Sul territorio nazionale sono stati
censiti 118 impianti di trattamento meccanico biologico operativi: 36 al Nord, 32 al Centro e 50
al Sud.
I rifiuti da imballaggio sono uno dei flussi monitorati dall’Unione Europea, che ha fissato
specifici obiettivi di recupero e riciclaggio, attualmente in fase di riesame. La quantità avviata a
recupero, si attesta ad oltre 9,6 milioni di tonnellate, corrispondenti al 78,6% dell’immesso al
consumo, e segna un incremento del 5,4% rispetto al 2014. In termini quantitativi, la carta è il
materiale che mostra l’aumento più elevato di rifiuti di imballaggio avviati a recupero, seguito
dalla plastica, dal legno, vetro e acciaio.
Import/export dei rifiuti
L’export dei rifiuti è superiore all’import. I rifiuti del circuito urbano esportati, sono circa
361 mila tonnellate. L’Austria e l’Ungheria sono i Paesi verso i quali esportiamo le maggiori
quantità di rifiuti urbani, rispettivamente il 27,5% e il 13,3% del totale esportato; seguono la
Slovacchia con il 9,6% e la Spagna con il 7,5%.
L’Italia esporta soprattutto Combustibile Solido Secondario (CSS) derivante dal trattamento di
rifiuti urbani (38,5% dei rifiuti esportati, prodotti soprattutto da impianti situati in Friuli Venezia
Giulia), rifiuti di imballaggio (20,5%) costituiti da imballaggi in plastica e in carta e cartone e
frazioni merceologiche da raccolta differenziata (14%), rappresentate prevalentemente da rifiuti di
abbigliamento, carta e cartone.
Sono circa 205 mila tonnellate i rifiuti del circuito urbano importati nel 2015. Il maggior
quantitativo proviene dalla Svizzera, con oltre 74 mila tonnellate, corrispondente al 36,3% del
totale importato; seguono la Francia con il 17,6% e la Germania con il 15,6%.
Circa la metà dei rifiuti provenienti dalla Svizzera, costituiti prevalentemente da rifiuti di
imballaggio in vetro, sono destinati ad impianti di recupero e lavorazione del vetro situati perlopiù
in Lombardia.
L’analisi dei dati evidenzia, inoltre, che la Lombardia è la regione che importa la maggiore
quantità di rifiuti (oltre 87 mila tonnellate) il 42,6% del totale importato, seguita dalla Campania
(circa 45 mila tonnellate) con il 21,9% del totale e dal Veneto (29 mila tonnellate) con il 14,4% del
totale.
La situazione Europea
I dati più aggiornati sulla produzione e gestione dei rifiuti urbani nell’Unione Europea, disponibili
nel database Eurostat, sono riferiti all’anno 2014. In Europa si registra una tendenziale riduzione
dei rifiuti urbani prodotti. Gli ultimi dati Eurostat disponibili, quelli del 2014, indicano in circa
240,8 milioni di tonnellate la produzione di rifiuti della UE 28 e un calo dello 0,5% rispetto al
2013, anche se quello registrato tra il 2012 e il 2013 era stato più consistente (- 1,5%).
Quanto alla gestione, nell’UE 28, circa il 28% dei rifiuti urbani gestiti è avviato a riciclaggio, circa
il 16% a compostaggio e digestione anaerobica, mentre circa il 27% e il 28% sono, rispettivamente,
inceneriti e smaltiti in discarica.