Con tre africani collaboratori delle Sentinelle e del Recupero a Porta Palazzo in gita didattica a OULX
Non avevano mai visto montagne innevate. L'accoglienza del sindaco. Osservazioni e pensieri e riscoperta dei grandi spazi
15 January, 2017
di Paolo Hutter
La gita a Oulx
l'ho proposta quando mi sono reso conto che non erano mai stati sulle
Alpi e neanche in mezzo cioè subito sotto.
Torino ha questa
grande possibilità, che è vicina: prendi il treno 11 e un quarto
arrivi a Oulx dopo un'ora e dieci con 6 euro e mezzo e sei a mille
metri. In quattro ore passeggi e guardi un po' ( e mangi, in questo
caso siamo stati ospiti al ristorante) riparti alle 16 e 30 e sei a
Torino alle 17 e 40.
Cosa c'è di più originale e
diverso delle Alpi di inverno per un africano occidentale
subsahariano (ripeto occidentale e subsahariano, che non ha visto
neanche l'Atlante o i monti di Etopia e Kenia)? Contavo che la gita
li incuriosisse e li scuotesse e infatti così è stato.
Sto
parlando dei tre più attivi tra i richiedenti asilo africani che
ci aiutano nel recupero dell'ortofrutta a Porta Palazzo,
Moussa (Mali) Omar e Modou ( Gambia),che sono venuti
alla gita accompagnati da Erica Carnevale lavoratrice accessoria con
Eco dalle Città e da Gabriele dell'associazione Babel che
gestisce centri di accoglienza.
Su consiglio dell'amica Chiara
Sasso ho avvisato della visita il sindaco di Oulx Paolo De
Marchis. Straordinaria e sorprendente è stata la reazione: ha
trovato una insegnante Donatella Rocca che gentilissima ci ha accolto
alla stazione e accompagnato in visita guidata all'istituto Des
Ambrois e allo stagno di Oulx. All'istituto ci ha accolto il
preside, e offerto la cioccolata calda. E sorpresa delle sorprese, il
sindaco ci ha offerto (di tasca sua, ovviamente) un buon pranzo in
trattoria. C'è gente generosa e aperta in Italia, e soprattutto in
Val di Susa.
In treno erano già iniziate le
osservazioni e le spiegazioni. C'è meno neve e meno ghiaccio di
quello che si poteva incontrare mediamente trenta o venti anni fa.
Sapete perchè? Solo Omar conosce il global warming e ci incasiniamo
un po' tutti quanti a spiegare agli altri come mai la
temperatura è più calda se c'è più inquinamento nell'aria.
Comunque quella è la questione, e non è mancato un accenno al
Kilimangiaro (che non hanno mai visto) che non ha più la
punta sempre bianca.
Anche Modou, che spesso ci
appare un po' opaco, distratto, malinconico è stato più vivo e
attento che mai, come smosso. E non solo dalla confidenza che ha
preso con Omar, (già capitano della squadra del Gambia al Balun
Mundial), di cui sembrava il fotografo ufficiale per tutta la
gita..
Talvolta faccio fatica a capirlo, e non per ragioni
linguistiche. Scrutava meticolosamente i fianchi delle montagne e
faceva domande anche più precise di quel che avrei previsto, sulle
linee verticali delle fasce tagliafuoco tra i boschi, sulle
condotte idroelettriche che scendono da Ramats su Chiomonte. Ma
c'è research? cosa c'è nelle montagne? Rocce, acqua,
alberi, un po' di agricoltura e allevamento, un po' di boschi e
animali selvatici, rispondo.. no, intendo se scavano. Solo allora ho
capito cos'era sto reasearch, che intendeva minerali o combustibili
o che so diamanti. Insomma Modou che dopo la fuga dal Gambia ha
fatto il ciabattino per qualche anno, è un ingegnere mancato, con
una mentalità "estrattivista".
Abbiamo
fatto un po' fatica a spiegargli perché la popolazione è No Tav,
insomma perché essere contro una linea ferroviaria?
Scendendo
col treno ho chiesto scusa se magari non rispondo mi appisolo un po'.
Io invece continuo a guardarmi attorno, non potrei certo dormire
adesso, sono troppo contento, mi ricorda certi miei viaggi di
spostamento per l'Africa, anche verso la Libia. Ma come, se è tutto
diverso? Intendo dire i grandi spazi, quando ci si rende conto che
c'è solo natura o quasi, e forse animali selvatici, e vedi lontano.
E il bush... che io ho inizialmente interpretato come bus,
(perchè in effetti aveva viaggiato molto in bus) ma poi ho
capito essere indifferentemente savana o bosco.
La
questione, e credo proprio la soddisfazione, per Modou non era
paragonare Italia e Africa, o le miniere, ma ritrovare accanto
alla città dalla quale non esce mai, (e nella quale non ha
attualmente un alloggio degno di questo nome), ritrovare dicevo la
dimensione degli spazi aperti e grandi e della natura.