Greenpeace presenta il rapporto “Da intelligente a stupido: l'impatto globale di 10 anni di smartphones”
Con lo slogan “reuse, recycle, rethink” gli attivisti di Greenpeace hanno protestato contro Samsung al Mobile World Congress in corso a Barcellona e accesso i riflettori sull'impatto ambientale, sanitario e sociale di 10 anni di smartphone
28 February, 2017
In concomitanza del Mobile World Congress in corso a Barcellona, dove le aziende di tutto il mondo stanno presentando gli ultimi e ultra tecnologici smartphone da lanciare sul mercato, Greenpeace ha colto l'occasione per pubblicare il suo rapporto “From smart to senseless: the global impact of 10 years of smartphones”. (Da intelligente a stupido: l'impatto globale di 10 anni di smatphones)
“Gli smartphone – scrivono gli attivisti di Greenpeace - hanno innegabilmente cambiato le nostre vite e il mondo in un brevissimo lasso di tempo. Solo dieci anni fa le foto si facevano con le macchine fotografiche, usavamo le mappe per pianificare itinerari e viaggi, e ci si teneva in contatto con amici e familiari utilizzando normali telefonate o SMS”.
La scommessa della'associazione ambientalista, attraverso il suo rapporto, è stata quella di capire non solo quanti smartphone sono stati prodotti dal lancio del primo iPhone da parte di Apple nel 2007, ma indagare gli aspetti collaterali relativi alla loro produzione. In pratica quella di Greenpeace non è da considerarsi una crociata contro gli smatphone, ma il report mira a far luce sui danni ambientali, sanitari e sociali causati dal eccessivo turnover di questi dispositivi.
Secondo
i dati raccolti dagli attivisti dal 2007 sono stati immessi sul
mercato più di 7 miliardi di smartphone, con una
vita media di poco più di due anni per dispositivo (dati medi
relativi al mercato degli Stati Uniti, ndr), “nonostante il
fatto che uno smartphone può funzionare più a lungo”.
Secondo la ricerca per gli utenti la sostituzione prematura non
avviene perché lo smartphone semplicemente non funziona più, ma
perché hanno scelto un nuovo piano o contratto nel quale è prevista
la cessione o il comodato d'uso di un nuovo modello di smartphone, o
addirittura la sostituzione avviene a causa di una singola
parte non funzionante, come lo schermo o la batteria, che
rende la riparazione troppo complicata o costosa. “A questo
ritmo – spiegano da Greepeace - siamo tutti sulla
strada giusta per usare
almeno 29 telefoni durante la nostra vita”.
Questo
rapido turnover dei dispositivi è la causa diretta dei
profitti record fatti registrare dai produttori in questi
ultimi anni, ma a questi profitti corrisponde anche un aspetto
negativo e sconosciuto ai più che possiedono e utilizzano uno
smartphone, ossia l'impatto negativo che ha la loro produzione sulle
persone e sul nostro pianeta.
“Minatori in luoghi remoti estraggono tonnellate di minerali metallici e metalli preziosi per la costruzione di questi dispositivi. Da lì, questi materiali passano attraverso un processo di raffinazione, elaborazione e filiera manifatturiera. I lavoratori nelle fabbriche di elettronica sono spesso e inconsapevolmente esposti a sostanze chimiche pericolose che danneggiano la loro salute, in strutture alimentate da un mix energetico che è dominato dai combustibili fossili, che favorisce gli impatti negativi dei cambiamenti climatici”.
Ecco
alcuni dati del rapporto “From smart to senseless”:
-
7,1 miliardi di smartphone sono stati prodotti dal 2007.
-
Più di 60 materiali diversi sono comunemente
usati nella produzione di smartphone. Mentre la quantità di ogni
materiale in un unico dispositivo può sembrare piccolo, gli effetti
combinati di estrazione e lavorazione di questi materiali preziosi
per 7 miliardi di dispositivi è significativo.
- Nel solo
2014, l'e-waste dai piccoli prodotti (in Italia conosciuti
come Raee) è stato stimato in 3 milioni di tonnellate. Di
questi solo il 16% per cento dei rifiuti elettronici globale viene
riciclato.
- Solo due modelli
(Fairphone e LG G5) su 13 recensiti hanno le batterie facilmente
sostituibili. Questo significa che i consumatori sono costretti a
sostituire i loro dispositivi quando la durata della batteria inizia
a diminuire.
- Dal 2007, circa 968 TWh sono
state utilizzate per la produzione di
smartphone, una cifra pari ai consumi energetici annuali
dell'India (973 TWh nel 2014).
- L'attuale design rende lo smontaggio difficile e di conseguenza a fine vita, degli smartphone non si riesce a recuperare molto, nemmeno le viti. Pertanto gli smartphone vengono spesso triturati e avviati a riciclo attraverso la fusione. Ma così facendo si recuperano solo piccole quantità di materie prime seconde.
Ma l'azione di Greenpeace non si è fermata alla sola pubblicazione del rapporto. Infatti alcuni suoi attivisti si sono arrampicanti sul Palau de Congressos de Catalunya (sede del Mobile World Congress) per protestare contro Samsung con lo slogan “Reuse, recycle, rethink”.
“Noi – dicono gli attivisti di Greenpeace - da novembre 2016 chiediamo a Samsung un piano responsabile per il trattamento e lo smaltimento dei 4,3 milioni di unità di Galaxy Note 7 ritirati dal mercato, in quanto questo è un chiaro esempio delle conseguenze del sistema produttivo accelerato utilizzato dall'industria negli ultimi 10 anni. Ma Samsung – continuano gli attivisti - non ha ancora condiviso un piano chiaro su come andrà a gestire quei 4,3 milioni di telefoni ormai in pensione e diventati rifiuti. Se Samsung è una azienda seria e vuole garantire che questo non accada mai più, dovrebbe portare il settore a muoversi verso un sistema che permette agli smartphone di essere facilmente riparati, riutilizzati e riciclati.”