Claudia Apostolo: 'Per i media mainstream i temi ambientali non necessitano di una specifica preparazione. Io ho qualche dubbio'
Claudia Apostolo, storico volto dell'informazione ambientale Rai, ha partecipato al convegno che lunedì 5 giugno in concomitanza con la Giornata Mondiale dell’Ambiente si è svolto a Torino “Città e società in transizione: verso uno sviluppo inclusivo e a basso impatto ambientale”
07 June, 2017
di Albana Muco
Lunedì 5 giugno in concomitanza con la Giornata Mondiale dell’Ambiente si è svolto a Torino il convegno dal titolo “Città e società in transizione: verso uno sviluppo inclusivo e a basso impatto ambientale” organizzato da CinemAmbiente e ITC-ILO. Alla giornata ha partecipato anche Claudia Apostolo, storico volto dell'informazione ambientale Rai. Le abbiamo fatto qualche domanda.
Perché è importante organizzare incontri come questo?
Lo è da vari punti di vista. Intanto per connettere delle realtà che ci sono in questa città, qui a Torino si trova un’importante Agenzia delle Nazioni Unite, che si occupa in modo molto importante dei temi del lavoro, oggi si è parlato di “just transition” che è il processo verso la realizzazione di sistemi di lavoro che siano dignitosi per le persone. E dall’altra parte il contributo su questo tema di CinemAmbiente è stato mostrare delle situazioni drammatiche, due film negli ultimi 3 giorni, ovvero “Machine” ambientato in India e “Plastic China”, c’è da vergognarsi di ciò che noi occidentali ricchi e tranquilli stiamo alimentando anche inconsapevolmente. Ecco, bisogna far cultura sui temi ambientali, perché siamo tutti coinvolti.
Si ha un po’ la sensazione che questo tipo di incontri sia organizzato per coloro che si occupano di queste tematiche…
Sì... Per quelli che già sanno.
Come si potrebbe arrivare a un pubblico più ampio?
Purtroppo non ho una risposta definitiva. Io per 20 anni ho lavorato per un programma che si chiamava “Ambiente Italia” della Rai. Ogni sabato raggiungevamo un milione e due di persone nei giorni migliori mentre arrivavamo a 600 mila persone in quelli normali, quindi non è che fosse proprio uno share residuale, tutt’altro. Però ci sono degli argomenti che sono complicati da trattare, e parlo dal punto di vista del giornalista, perché devi studiare, porti dei problemi e allora alla fine si dicono sempre le stesse quattro cose. Questo è uno dei nodi cruciali della cultura ambientale. D’altra parte ci sono tanti strumenti per autoinformarsi, non si può dire “ah di questo argomento non ho mai sentito parlare”.
L'educazione ambientale dovrebbe essere insegnata a scuola?
Be' c’è stata una fulgida stagione diciamo negli anni ’90 in cui c’era un proliferare d’iniziative di educazione ambientale. Adesso l’idea del giornalismo mainstream è quella che i temi ambientali sono talmente pervasivi che è inutile che ci sia una specifica preparazione. Io ho qualche dubbio in merito, perché va bene che bisogna essere all’altezza della complessità del presente, ma attraverso l’educazione si raggiungono dei risultati straordinari. E perché? Perché i bambini non hanno i pregiudizi e i preconcetti che abbiamo noi, riescono a fare delle elaborazioni molto più originali. Secondo me è fondamentale che si sviluppi il discorso dell’educazione ambientale, che può significare tante cose, l’argomento è talmente enorme. Si può partire da qualunque parte, dall’orto urbano alla mobilità, va bene tutto per creare sensibilità ambientale.