Sacchetti di plastica, la Commissione Europea avvisa l'Italia
La Commissione europea ha inviato una richiesta di parere motivato all'Italia per mancato recepimento nel proprio ordinamento della direttiva sulle borse di plastica in materiale leggero (UE 2015/720)
15 June, 2017
La Commissione europea ha inviato una richiesta di parere motivato all'Italia per mancato recepimento nel proprio ordinamento della direttiva sulle borse di plastica in materiale leggero (UE 2015/720). Insieme all'Italia anche Polonia, Cipro e Grecia hanno ricevuto lo stesso avviso. La Commissione europea ha già inviato a Roma una lettera di messa in mora lo scorso gennaio, aprendo la procedura di infrazione. Con la richiesta di parere motivato si passa alla seconda fase della procedura e l'Italia ha due mesi di tempo per notificare le misure adottate. In assenza di una risposta soddisfacente la Commissione potrà deferire gli Stati membri recalcitranti alla Corte di giustizia dell’UE.
Pur essendo stato il primo paese comunitario ad aver introdotto limiti molto stringenti alla vendita di sacchetti monouso in plastica, tanto da rischiare la procedura di infrazione, oggi l’Italia riceve un sollecito da Bruxelles che sa tanto di tirata d'orecchie. C’era tempo fino al 27 novembre 2016 per recepire la direttiva europea che mira a ridurre il consumo di buste di plastica e dopo 7 mesi oltre le scadenze l’Italia non ha ancora detto a Bruxelles cosa ha fatto.
La direttiva 2015/720 introduce misure per ridurre la circolazione di sacchetti monouso in plastica, tra cui strumenti economici, come ad esempio imposte o l’attribuzione di un prezzo.
Un’altra possibilità è l’introduzione di obiettivi di riduzione a livello nazionale: gli Stati membri devono garantire che l’uso annuale non superi 90 borse di plastica pro capite entro la fine del 2019 e 40 borse entro la fine del 2025. Entrambe le opzioni possono essere conseguite mediante misure obbligatorie o accordi con i settori economici. È anche possibile vietare le borse di plastica - fa sapere la Commissione -, purché tali divieti non vadano al di là dei limiti stabiliti dalla direttiva al fine di preservare la libera circolazione delle merci all’interno del mercato unico europeo.