Raccolta plastica in stato di sofferenza: a Torino la 'situazione non è così critica'
Intervista di Eco dalle Città a Federico Mensio, presidente della Commissione Ambiente del Comune di Torino
14 July, 2017
La situazione a Torino è così critica come scrive La Stampa? La causa dello stato di sofferenza della raccolta è la mancanza di impianti? A Torino la situazione non è così critica e non mi risulta che ci siamo problemi impiantistici. Siamo sulla soglia di attenzione ma in altre realtà regionali la situazione è ben più grave rispetto al capoluogo. Occorre sottolineare che si tratta di un problema di filiera nazionale che andrebbe rivista e ripensata. In questo ambito, però, Comune, Città metropolitana e Ato-r non hanno competenza. Il risultato della selezione da raccolta differenziata della plastica non è di competenza degli Enti pubblici. Si tratta di un rifiuto speciale che diventa di proprietà di Corepla una volta che entra nella piattaforma di selezione del circuito consortile. È il Consorzio che si deve occupare da un lato di recuperare il materiale e dall’altro di mandare a smaltimento quello non recuperabile, il cosiddetto “sottovaglio”. Se Corepla non fa questa azione gli impianti si riempiono e non possono più ricevere. Così si crea il problema di filiera. Pensate comunque di approfondire la situazione? Vorremmo approfondire con Amiat, TRM e anche Corepla, la situazione di Torino sotto due aspetti: il primo è verificare se effettivamente l’inceneritore non prende più questi rifiuti. Recentemente c’è stato un incontro con l'Associazione d'Ambito Torinese per il Governo dei Rifiuti, dove si è parlato anche del nuovo conferimento di 30 mila tonnellate/anno di rifiuti urbani provenienti da Asti presso il Gerbido. A questo proposito l’Ato-r ha risposto favorevolmente in termini di capienza dell’impianto. Oggi, invece, non sembrerebbe esserci posto per il “sottovaglio”. Ma se c’è disponibilità per Asti, non dovrebbe esserci posto anche per questi scarti in plastica? Anche se la Città di Torino non è competente sulla destinazione di questi rifiuti, ci interessa capire cosa sta succedendo con i i conferimenti di rifiuti speciali presso il Gerbido. Una questione da approfondire con TRM facendo un focus apposito a cui vorremmo invitare anche Corepla. Vorremmo invece approfondire con Amiat le operazioni di pre-pulizia della raccolta differenziata della plastica che l’azienda effettua prima di portare il materiale raccolto presso l’impianto di selezione. Anche questa operazione produce un “sottovaglio”. A quanto ammonta? E cosa ne fanno? Questo “sottovaglio” è di interesse del Comune perché è ancora in mano ad Amiat prima di entrare in piattaforma. Sullo sfondo rimangono le performance di riciclo della plastica, ancora basse rispetto ad altri materiali... Dovremmo però fare un ragionamento a monte guardando alla gerarchia europea dei rifiuti. Continuiamo a parlare di smaltimento di rifiuti senza porci il problema di come ridurli. Nel caso della plastica, leggendo i dati riportati nell’articolo de La Stampa, la percentuale di riciclo è ancora bassa. Una grossa quantità di imballaggi in plastica non viene avviata a riciclo. Si tratta tuttavia di materiale che potenzialmente potrebbe essere ridotto come dimostrano alcune esperienze all’avanguardia in Italia in grado di recuperare meccanicamente una parte del sottovaglio per riutilizzarlo ad esempio in edilizia. Detto questo non possiamo dimenticare le potenzialità di riduzione della produzione di rifiuti da imballaggio in plastica. È il caso della bottiglie di plastica che si usano ad esempio negli esercizi pubblici, dei sacchetti di plastica o delle vaschette. In questo senso può intervenire il Comune promuovendo iniziative che coinvolgono sia i cittadini che gli esercizi commerciali.