Incendio Vesuvio: dopo le fiamme aumenta il rischio idrogeologico
Una delle conseguenze dell’incendio boschivo del Vesuvio consiste nell'aumento del rischio idrogeologico per la potenziale invasione di flussi fangoso-detritici nelle le aree urbane, a valle dei versanti devastati dal fuoco
02 August, 2017
Non solo perdita del patrimonio forestale, una delle conseguenze dell’incendio boschivo del Vesuvio consiste nell'aumento del rischio idrogeologico per la potenziale invasione di flussi fangoso-detritici nelle le aree urbane, a valle dei versanti devastati dal fuoco.
L’immagine tratta da Copernicus e qui riportata, evidenzia le aree devastate dagli incendi che erano ancora attivi sul versante settentrionale del Monte Somma e in quello sud occidentale del Vesuvio. Il problema conseguente alla devastazione della vegetazione è rappresentato dall’incremento del rischio idrogeologico per le aree a valle che possono essere interessate da scorrimento di flussi fangoso-detritici se i versanti verranno interessati da nubifragi nei prossimi mesi.
Le frecce nere evidenziano schematicamente il percorso degli eventuali flussi a valle delle aree incendiate che sono state sovrapposte alle aree classificate a pericolosità idraulica nel PAI dell’Autorità di Bacino Campania Centrale.
Nella parte incendiata del Vesuvio non è presente una marcata rete idrografica, per cui un eventuale deflusso rapido di acqua, fango e detriti vari potrebbe seguire vie artificiali (es. strade), fino a raggiungere depressioni morfologiche più marcate in cui avverrebbe la canalizzazione. Come si vede nella figura, le vie di scorrimento interessano aree variamente urbanizzate, dove un flusso fangoso-detritico rapido potrebbe causare devastazioni varie e danni alle persone, soprattutto in seguito a nubifragi intensi e improvvisi.
Questo schema intende evidenziare la generalità del nuovo problema di sicurezza ambientale causato dall’incendio; è evidente che occorre elaborare un dettagliato piano di protezione civile per le aree a valle dei versanti incendiati che possono essere invase dai flussi fangoso-detritici.
La cenere che dopo l’incendio ricopre il suolo rappresenta un livello impermeabilizzante che favorisce lo scorrimento dell’acqua di pioggia; se la pioggia è tipo nubifragio (diverse decine di millimetri in alcune decine di minuti), i versanti incendiati possono essere interessati da intenso e concentrato ruscellamento.
Questi flussi incanalati di tipo fangoso-detritico, soprattutto nelle parti più inclinate, possono evolvere rapidamente in flussi catastrofici rapidi in grado di causare danni considerevoli a manufatti e persone.
Dall’inizio del nubifragio al sopraggiungere di flussi incanalati nelle aree urbane a valle, ci vogliono alcune decine di minuti come verificato in altre zone precedentemente devastate da flussi fangoso-detritici.
Come rilevato a Montoro Superiore alcuni anni fa, sono sufficienti 14 ettari di versante boscato incendiato per originare un flusso fangoso-detritico devastante.
Le aree urbanizzate a valle delle aree incendiate (interessate dalle linee e aree in blu nella figura) si trovano ora nel periodo più delicato con i versanti ricoperti da ceneri e la possibilità che si verifichino nubifragi.
Tali aree non dispongono, attualmente, di alcuna difesa; i cittadini possono solo sperare che le prossime piogge non siano 'tipo nubifragio', in modo che poco alla volta la cenere sia dilavata.
Gli interventi di mitigazione degli effetti potenziali conseguenti a nubifragi su aree incendiate pertanto sono rappresentati da:
- elaborazione di piani di protezione civile consistenti in un intervento di pulizia degli alvei liberandoli da detriti vari;
- delimitazione delle aree urbane potenzialmente interessate da flussi fangoso-detritici;
- attivazione di un sistema di allarme idrogeologico immediato consistente in una rete di pluviometri ubicati lungo i versanti incendiati. Ne occorrerebbero almeno cinque in grado di registrare le precipitazioni ogni tre minuti, collegati con una centrale di monitoraggio dove affluiscono i dati pluviometrici.
L’innesco di flussi fangoso-detritici può avvenire in relazione a precipitazioni tipo nubifragio che sono agevolmente individuabili in quanto danno luogo ad una curva pluviometrica tipica riconoscibile dopo alcuni minuti dall’inizio del nubifragio. In tal modo è possibile individuare il nubifragio sul nascere e dare l’allarme con alcune decine di minuti di anticipo alle aree a valle già delimitate dal piano di protezione civile e che possono essere interessate da eventuali flussi fangoso-detritici provenienti dalle zone incendiate.
Il sistema di allarme idrogeologico immediato è necessario per la difesa dei cittadini delle aree urbane del Vesuvio e del Somma, interessate spesso da nubifragi che sopraggiungono improvvisamente. È evidente che a causa della spinta urbanizzazione non è possibile evitare eventuali danni ai manufatti.
Fonte: Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Isafom-Cnr)