Torino, profughi arruolati contro lo spreco del cibo: ecco gli "ecomori" di Porta Palazzo
Il progetto diventa un modello: già in pista a Milano, presto a Roma Alla fine del mercato raccolgono frutta e verdura destinate ai rifiuti - da La repubblica del 16.08.2017
23 August, 2017
di Jacopo Ricca
Due esigenze unite nel progetto "ecomori", nato tra i banchi di Porta Palazzo a inizio 2017, ora è stato esteso a Milano e presto potrebbe arrivare anche a Roma. Il nome lo ha inventato Paolo Hutter, del portale Eco delle Città e tra i coordinatori del progetto, unendo il prefisso di ecologico con "moru", cioè l'epiteto piemontese con cui si identificano le persone di colore. La ricetta invece è semplice: un gruppo di profughi, ospiti dei centri della città, si trova ogni giorno nel mercato all'aperto più grande d'Europa e raccoglie, quando gli ambulanti iniziano a sbaraccare, la frutta e la verdura che andrebbe buttata. La seleziona e la mette a disposizione di chi, per motivi economici o per filosofia, preferisce raccogliere gli scarti alla spesa. "Abbiamo iniziato con pochi ragazzi, ma con il passare del mese l'iniziativa è piaciuta e ora sono 25 i migranti che si alternano nell'attività di raccolta - spiega Paolo Hutter - Loro si rendono utili e contribuiscono a costruire una cultura del riuso e a fare la differenziata".
Da alcuni mesi i ragazzi portano le cassette piene di frutta e verdura su un banco al limitare del mercato, di fronte alla fermata del tram 4, e a partire dalle 14 iniziano la distribuzione. Quello che non si può consegnare a chi va da loro viene messo nei bidoni per la differenziata e poi ritirato da Amiat che, insieme alla città di Torino, Novamont e alla fondazione Crt, sostiene il progetto: "A giugno la raccolta dei rifiuti organici è cresciuta del 120 percento racconta Erica Carnevale, una delle ragazze che coordina il gruppo - Parte di questo miglioramento è anche merito del loro lavoro".
Nel periodo estivo la quantità di cibo raccolta, e quindi salvata dal cassonetto dagli "ecomori", ha raggiunto quota 500 chili al giorno: "Questo è un lavoro importante perché mi permette di fare qualcosa e rendermi utile, ma soprattutto restituire l'aiuto che mi han dato accogliendomi in Italia" dice Omar Sillah, 24 anni, arrivato dal Gambia nel 2014, passando per la Libia. Le persone che si fanno consegnare frutta e verdura le chiama clienti, perché per lui questo è come un lavoro: "Ci sono anziani italiani che ci raccontano di quando c'era la guerra e facevano lo stesso aggiunge - Alcuni lo fanno perché non sopportano lo spreco, altri perché son poveri. La maggior parte dei clienti sono stranieri, marocchini, rumeni e poi ci sono quelli che lo fanno per scelta".
Una quota minore, ma importante, conferma Carnevale: "I ragazzi dei centri sociali vengono qui per ragioni filosofiche e politiche. Credono nel recupero". Moussa Fofana ha 33 anni e arriva dal Mali. È stato uno dei primi a entrare negli "ecomori": "Sono 8 mesi che vengo qui ogni giorno. Mi piace perché mi permette di aiutare gli altri. Le persone che vengono sono felici di