'E' la discarica in cui ho lavorato'. A Torino gli Ecomori del Ghana si ritrovano a sorpresa in una mostra fotografica
Accompagnando gli Ecomori di origine ghanese -attualmente impegnati con Eco dalle Città - a visitare la mostra 'The Victims of our wealth' sulla discarica di Agbogbloshie abbiamo scoperto che tre di loro ci hanno lavorato
18 November, 2017
di Paolo Hutter
Da
qualche giorno il Ghana e la discarica di Agbogbloshie ci sembrano o
sono più vicine. Tutto è cominciato con la mostra fotografica 'The Victims of our wealth' di Stefano Stranges che per la prima volta
ha portato nella città sabauda i terribili risultati della
esportazione più o meno illegale di rifiuti dall' Europa
all'Africa. Principalmente si tratta di quelli elettrici ed
elettronici (Raee) ma anche di veicoli e batterie. Il lavoro di
Stranges - e del videoreporter Simone Rigamonti che con il suo
documentario introduce i visitatori della mostra - illustra le
contraddizioni della città-discarica di Agbogbloshie ribattezzata
Sodoma e Gomorra. 80 mila persone che vivono in condizioni di estrema
povertà e il loro
unico sostentamento è rappresentato dallo smaltimento senza regole
di rifiuti di apparecchi e macchine di vario tipo.
Accompagnando gli Ecomori di origine ghanese attualmente impegnati con Eco dalle Città a Porta Palazzo a visitare la mostra, abbiamo scoperto che tre di loro hanno lavorato nella discarica vicina ad Accra. Benjamin Kobi, 23 anni, ci ha resistito solo 4 mesi. Steven Sarfo di 27 anni racconta di averci passato un anno, ma Ekwo Mensah che ha solo 22 anni parla di ben 5 anni della sua adolescenza passati a cercare materiali da vendere in mezzo ai fumi di "Sodoma e Gomorra". "A stare lì ci si sente male, ma almeno c'è l'illusione di lavorare." Un lavoro "autonomo", senza capi o datori di lavoro,che ha come sbocco e sostegno la vendita dei materiali "interessanti" a riciclatori o riutilizzatori. " Ho visto nella mostra " racconta il nostro collaboratore Luigi Vendola che ha accompagnato i rifugiati nella visita - "Rifiuti che alimentano traffici criminali internazionali, che sommergono la vita e la dignità di persone che dall’altro capo del mondo sono costrette a smaltire tra fumi tossici, acidi e tutto ciò che può esalare e produrre una discarica come quella di Agbogbloshie.
E
quelle persone la cui dignità viene calpestata ogni giorno nei loro
paesi di origine stanno scappando da quei luoghi e, con gran fatica ,
arrivano nelle nostre città e cercano di integrarsi. Una fatica
bestiale fatta di sfruttamento, schiavitù e violenze, ma per quei
pochi fortunati che riescono a sfuggire a questo circolo vizioso la
“salvezza” si chiama Sprar o si ritrovano ad essere coinvolti in
progetti come quello degli Ecomori, con il paradosso di ritrovarsi a
fare i volontari in progetti di sostenibilità ambientale che cercano
di valorizzare i nostri rifiuti.
Per
chi non conoscesse gli Ecomori, sono un gruppo di migranti
richiedenti asilo che tutti i giorni al mercato di Porta Palazzo
recuperano il cibo invenduto ancora edibile che sarebbe diventato
un rifiuto
e lo redistribuiscono agli indigenti che frugano tra i rifiuti a fine
mercato, e al sabato nel mercato di libero scambio del Balon sono
impegnati a salvare i libri che altrimenti finirebbero
nell’inceneritore.
Dopo la visione del documentario e l’incontro con lo stesso Stranges è emerso, con tutta l’emozione e la violenza che le immagini hanno suscitato, che le vittime del nostro benessere erano proprio davanti ai nostri occhi, loro gli Ecomori ghanesi che hanno vissuto assieme alle loro famiglie la brutalità della vita nella discarica di Agbogbloshie, alimentata dai rifiuti elettronici europei." La coincidenza sul tema rifiuti elettronici Torino Ghana è che negli stessi giorni si è conclusa la prima fase di una operazione e di un'indagine contro un traffico illecito di veicoli macchine e apparecchi dall'area torinese verso il Ghana.
Stiamo cercando di capire il meccanismo economico di questo traffico, i soldi risparmiati con mancati smaltimenti talvolta però dichiarati come svolti, e quelli guadagnati con la vendita a grossisti locali. In ogni caso sono operazioni che vengono delocalizzate in Ghana per svolgerle a costi bassissimi senza garanzie igieniche ambientali e di sicurezza. Gli altri 4 Ecomori di origine ghanese coinvolti nella visita, Alfred Kwesi Edued James hanno invece raccontato di aver lavorato nelle cosiddette miniere d'oro, alla ricerca di qualche briciola del prezioso minerale, ma in condizioni talmente pericolose di averli indotti ad abbandonare il lavoro. E il paese.