Napoli, combattere la povertà alimentare con il cibo sprecato dai ristoranti. La ricerca dell'Università Federico II
L'ateneo ha analizzato un modello innovativo di contrasto alla povertà alimentare favorendo l’incontro tra la domanda di cibo, proveniente dalle persone in difficoltà, e l’offerta di cibo, costituita dalle rimanenze alimentari della ristorazione
21 November, 2017
745 tonnellate di rifiuti l’anno. Questa la cifra dello spreco alimentare nel centro
storico di Napoli, ovvero l’equivalente del peso di 75 camion. È quanto emerge dalla ricerca “Il contrasto dello
spreco alimentare tra economia sociale ed economia circolare”, condotta dal Dipartimento di Scienze Politiche
dell’Università Federico II di Napoli in collaborazione con QUI Foundation, la Onlus sostenuta da QUI! Group
impegnata dal 2008 nella lotta allo spreco alimentare, e l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI).
L’indagine è stata realizzata nell’ambito del progetto “Campania Differenzia” promosso dal Ministero
dell’Ambiente e da ANCI ed è stata pubblicata dalla casa editrice Giappichelli.
La ricerca è il frutto di un intenso lavoro di analisi avviato a maggio 2016, con l’obiettivo di sperimentare un
modello innovativo di contrasto alla povertà alimentare e allo spreco in un’ottica di economia circolare,
favorendo l’incontro tra la domanda di cibo, proveniente dalle persone in difficoltà, e l’offerta di cibo, costituita
dalle rimanenze alimentari della ristorazione. Una delle attività svolte nell’ambito del progetto ha riguardato la
stima quantitativa e qualitativa degli avanzi alimentari prodotti dalla ristorazione nel centro storico di Napoli,
dove la presenza di esercizi commerciali è più elevata.
L’indagine è stata effettuata su un campione di 984 attività di ristorazione, tra cui ristoranti, mense, bar,
pasticcerie e gelaterie. I dati raccolti mostrano che il 70% del cibo sprecato è rappresentato da prodotti
invenduti che potenzialmente possono essere ancora consumati. Sulla base dei dati analizzati, sono state
individuate le Onlus presenti sul territorio più adatte per effettuare la raccolta e distribuzione del cibo, facendo
incontrare la domanda e l’offerta in modo efficiente. Per facilitare il trasporto degli alimenti, per esempio, si è
cercato di mettere in contatto gli esercenti donatori con le Onlus geograficamente più vicine.
“Il progetto realizzato nel centro storico di Napoli vuole essere un reale aiuto per tutte le persone e le famiglie
del territorio che vivono in condizioni di povertà alimentare”, commenta il presidente di QUI Foundation
Gregorio Fogliani. “La ricerca mostra che il cibo invenduto, ma ancora utilizzabile per l’alimentazione umana, nel
solo centro storico di Napoli ammonta a 2,5 milioni di pasti, una cifra che consentirebbe di sfamare 3.000
individui l’anno. Oggi più che mai, quindi, è necessario fare squadra per creare un modello vincente di contrasto
allo spreco. Il network che abbiamo creato con le Onlus e gli esercenti del centro storico di Napoli rappresenta
un ulteriore passo verso il rafforzamento dell’economia circolare, da noi sempre sostenuta”.
“L'Università Federico II di Napoli è lieta di aver condotto questa progettualità sperimentale dal carattere
innovativo – ha dichiarato il Prof. Marco Musella, Ordinario di Economia Politica presso la facoltà di Scienze
Politiche - ed è disponibile a continuare sulla strada iniziata con questa “ricerca-azione” mettendo in campo gli
strumenti dell’indagine e le risorse, in particolare quelle umane, anche al fine di sensibilizzare la comunità
accademica tutta sulla necessità di continuare ad agire”.
Lo spreco alimentare danneggia anche l’ambiente. La ricerca mostra che nel solo centro storico di Napoli lo
spreco di cibo ammonta a 1,5 milioni di metri cubi di acqua, l’equivalente necessario a riempire 650 piscine
olimpioniche, e a poco più di 1000 tonnellate di CO2. Il network realizzato rappresenta quindi un importante
mezzo di intervento per ridurre l’impatto ambientale, oltre che la povertà alimentare sempre più diffusa oggi in
Italia.