La stretta cinese sulle importazioni di rifiuti: intervento di Agata Fortunato
Pubblichiamo l’intervento di Agata Fortunato, responsabile dell’Ufficio Ciclo Integrato dei Rifiuti della Città Metropolitana di Torino: “La situazione, soprattutto per i rifiuti plastici, potrebbe diventare drammatica nei prossimi mesi, come tante associazioni di categoria hanno più volte evidenziato di recente”
05 March, 2018
L’ultimo appello alla mancanza di impianti di incenerimento è solo di qualche giorno fa. Per anni l’Italia e l’Europa ha continuato a inviare in Cina rifiuti di scarsa qualità, quello che da noi non trovava spazio di riciclo e il cui unico destino avrebbe potuto essere il recupero energetico, e noi abbiamo continuato a importare nuovi beni spesso di scarsa qualità, fatti proprio con parte di quei rifiuti che abbiamo per anni esportato. La situazione, soprattutto per i rifiuti plastici, potrebbe diventare drammatica nei prossimi mesi, come tante associazioni di categoria hanno più volte evidenziato di recente. Oggi la Cina, che vista con uno sguardo meno miope e più ampio sta finalmente evolvendo verso un modello di produzione più sostenibile, impone regole più restrittive alle importazioni di rifiuti e l’unica soluzione che sappiamo vedere e gridare a gran voce è la richiesta di più incenerimento. Questa è effettivamente l’unica soluzione se nulla vogliamo cambiare. Pochissime e purtroppo deboli sono invece le voci di coloro che richiedono politiche più incisive e forse risolutive: drastica riduzione dell’usa e getta, vuoto a rendere, miglioramento della qualità degli imballaggi volta ad un loro maggiore riciclo, progettazione di beni che a fine vita possano avere filiere consolidate di riciclo. E in questo quadro diviene sempre più assordante il silenzio di chi per legge dovrebbe governare e gestire il fine vita degli imballaggi in plastica, che da soli rappresentano una buona fetta dei nostri rifiuti quotidiani - il solo CAC differenziato, peraltro con una differenza fra imballaggi selezionabili/riciclabili e non, inferiore al 10%, non sembrerebbe poter avere effetti significativi - e del Ministero, che da un lato definisce obiettivi anche ambiziosi per lo sviluppo del mercato dei beni riciclati ma non sostiene con politiche attive il percorso per il raggiungimento di quegli obiettivi.