Iodio nell'atmosfera, rapido aumento negli ultimi 50 anni. Cnr: ‘Effetto diretto sul bilancio energetico terrestre’
Ricostruite le variazioni atmosferiche dello iodio dal 1760 a oggi grazie a una carota di ghiaccio. L’aumento può avere effetti sull’aerosol ultrafine e sulla temperatura
19 April, 2018
Le analisi chimiche effettuate in una carota di ghiaccio prelevata dalla penisola di Renland (est della Groenlandia) hanno evidenziato un rapido aumento delle concentrazioni atmosferiche dello iodio, causato dall’innalzamento dei livelli di ozono dovuto alle attività umane e al recente ritiro del ghiaccio marino artico. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications da un team internazionale di scienziati, tra i quali Andrea Spolaor dell’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Consiglio nazionale delle ricerche (Idpa-Cnr) e Carlo Barbante, direttore dell’Istituto Cnr e professore all’Università Ca’ Foscari Venezia.
“Attraverso
uno studio multidisciplinare condotto sulla carota di ghiaccio
prelevata in Groenlandia siamo riusciti a ricostruire e spiegare le
variazione atmosferiche dello iodio dal 1760 fino ad oggi, mettendo
in evidenza che le
concentrazioni sono rimaste stabili fino alla metà del ventesimo
secolo ma sono triplicate negli ultimi cinquant’anni”,
spiegano Spolaor
e Barbante.
“Grazie
anche all’uso di modelli climatici che includono processi sia
atmosferici sia chimici, si è compreso che l’aumento delle
concentrazioni di ozono durante la cosiddetta “Great acceleration”
(l’incremento dell’impatto umano sull’ambiente nel secondo
dopoguerra) e la diminuzione del ghiaccio marino sono le cause
principali dell’aumento di iodio atmosferico nella regione del nord
Atlantico. L’aumento delle concentrazioni atmosferiche di questo
elemento ha molteplici implicazioni dato che promuove
la formazione dell’aerosol ultrafine ed è coinvolto nel ciclo
dell’ozono, con un effetto diretto sul bilancio energetico
terrestre”.
Fonte: Cnr