Italia deferita alla Corte di Giustizia Europea per smog e rifiuti radioattivi
La decisione si riferisce alla ripetuta violazione dei limiti Ue per il particolato Pm10. Il deferimento arriva nell'ambito di una procedura di infrazione cominciata nel 2014
17 May, 2018
La Commissione Ue ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia europea per aver violato le norme europee antismog. La decisione si riferisce alla ripetuta violazione dei limiti Ue per il particolato Pm10. Con la stessa motivazione, a quanto si è appreso, l'esecutivo Ue ha deferito Ungheria e Romania e ha denunciato alla Corte anche Francia, Germania e Regno Unito per il superamento dei limiti di biossido di azoto (No2).
Il deferimento arriva nell'ambito di una procedura di infrazione cominciata nel 2014. L'Italia ha una seconda procedura di infrazione in corso sulla qualità dell'aria, avviata nel 2015, per il superamento dei valori limite di biossido di azoto (NO2). Il 31 gennaio scorso il commissario Ue all'ambiente Karmenu Vella aveva convocato a Bruxelles i ministri di nove Paesi tra cui l'Italia, chiedendo l'adozione di misure per ridurre l'inquinamento atmosferico. Secondo quanto riferisce l'Ansa, la documentazione fornita da Roma è stata sufficiente per evitare l'aggravamento della procedura di infrazione sull'NO2 ma non quella sul particolato, in quanto il piano italiano prevede una normalizzazione della situazione in tempi troppo lunghi.
Con 66.000 morti l’anno l’Italia, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) è "lo Stato membro più colpito in termini di mortalità connessa" a questo inquinante. "Le scadenze – aveva dichiarato Vella il 30 gennaio – sono passate da tempo. Alcuni diranno che abbiamo già aspettato troppo. Non possiamo rinviare oltre". La cosa è vera soprattutto per l’Italia, che avrebbe dovuto attuare le norme in materia di particolato già dal 2005, sono passati quasi tredici anni da allora.
Il "belpaese" finisce davanti alla Corte di giustizia europea anche per i rifiuti radioattivi. Lo ha deciso la Commissione Ue in quanto non è stata assicurata la piena conformità alla direttiva in materia, in particolare sul fronte della notifica dei programmi nazionali di gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi. Roma aveva già ricevuto un parere motivato, secondo passo di una procedura d'infrazione, lo scorso luglio, insieme ad Austria, Croazia, Repubblica ceca e Portogallo. Gli stati membri erano tenuti a notificare i programmi nazionali entro il 23 agosto del 2015. La direttiva Ue istituisce un quadro per garantire la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, chiedendo ai 28 provvedimenti adeguati in ambito nazionale per un elevato livello di sicurezza.